Capitolo 55

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Canzone del capitolo:- There You Are, Zayn

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Canzone del capitolo:
- There You Are, Zayn

Infilo le gambe nella tuta di plastica, senza salirla fino alle braccia, lo farò dopo, per adesso la fermo in vita; c'è troppo caldo. 《Perché io ho una tuta e tu no?》
《Sono a torso nudo, a che mi serve una tuta?》 risponde aprendo l'ultima latta di vernice.
Gli esami ci stanno sfinendo e l'abbiamo tirata un po' per le lunghe, ma non potevamo interrompere il lavoro a metà. Gli avevo proposto di lasciarmi finire da sola, ma lui ha insistito nel darmi una mano. Ed é così che andrà questo pomeriggio, con noi che alterniamo le rullate di tinta al ripassare per l'esame di biologia.
《E allora i pantaloni? Quelli non si sporcano, Parker?》
Gli compare quel ghigno malizioso. 《Se vuoi che me li tolga...》 Si abbassa l'orlo facendo intravedere le mutande.
《Oh, gioventù dissoluta!》 esclamo. Prendo il mio rullo, lo intingo nella vernice ciano e glielo punto contro. 《Ricomponiti, inglese!》
Ride aggiustandosi la sigaretta incastrata dietro l'orecchio che stava per cadere. 《Paura che il nostro patto da migliori amici si rompa, Fisher?》
《E perché mai dovrebbe rompersi?》
Incrocia le braccia al petto. 《Non hai smesso di volermi》, afferma senza giri di parole.
Mi sento avvampare, quindi mi giro dandogli le spalle.《Inalare l'odore della vernice ti ha dato alla testa》, dichiaro riprendendo a pitturare, pur sapendo che ha decisamente ragione.
《Già, fingiti disinteressata, se questo ti fa stare meglio》, mormora in tono altezzoso. 《Basta dirti "Ciao" che sei subito lì a "Caro diario, oggi Ryan Parker mi ha salutato, e con questa settimana fanno due volte, ih-ih-ih"》, scimmiotta con una vocina stridula prendendosi il viso tra le mani e saltellando per la stanza.
《Imbecille.》 Potevo ribattere con qualcosa di acido, ma mi viene da ridere e scoppio senza riuscire a trattenermi.
Devo ammetterlo, provare a essere solo amici ha i suoi vantaggi. Certo, non ci sono equivoci: l'attrazione tra noi due è molto forte, ciò rende il nostro rapporto tutt'altro che semplice. Ma almeno non ci facciamo più la guerra e questo comporta benefici anche nello studio. Giovedì abbiamo persino incontrato Dylan alla caffetteria e studiato tutti insieme, come se l'ultima volta non l'avesse lasciato mezzo morto a sanguinare sul pavimento della mia cucina. Innegabilmente, c'era molta tensione e la faccia di Dylan era ancora ricoperta di lividi e ammaccature, tanto da avermi fatto pensare "Adesso vedrai che gli dice qualcosa, Parker si arrabbia e mandano tutto all'aria". Di fatto, le sottili ma taglienti frecciate non sono mancate, eppure Ryan ha mantenuto la calma -apparente- e ha lasciato che Dylan tornasse a casa a bocca asciutta. Ormai sa bene quanto conti per me ogni seduta di studio, perciò ho apprezzato molto il suo sapersi trattenere, dato che Dylan Franklin è più pungente di quanto mi aspettassi e non gli ha reso le cose facili. Stavo quasi per esplodere io stessa, quindi ammiro lo sforzo -piuttosto elevato- di Ryan.
E ho fatto uno sforzo anch'io quando l'ho visto chiacchierare con Leilani e la sua ombra Yvonne e, per via del patto, mi sono limitata a sorridergli da lontano (mentre in verità avrei voluto prenderlo per un orecchio, trascinarlo il più lontano possibile dalle due vipere e riempirlo di domande o, più probabile, di insulti). Era da un pezzo che non rivolgeva loro parola, quindi ci sono rimasta un po' male; ero convinta che le ignorasse per una qualche forma di lealtà nei miei confronti. Ma anche stavolta ho creduto solamente a ciò a cui volevo credere, ignorando la realtà.
L'osservo mentre pittura. Mi piace molto quando si impegna a fare qualcosa; gli viene sempre quell’aria concentrata che adoro e che lo rende ancora più affascinante. I miei occhi si soffermano anche sui muscoli della sua schiena e delle braccia, che si allungano ogni volta che passa su e giù il rullo.
Volta improvvisamente la testa dalla mia parte, per assicurarsi che io non combini qualche guaio. Il rullo quasi mi cade di mano e lo passo a casaccio sulla parete, sperando che non si sia accorto che lo fissavo.
《Ti stai distraendo. Cosa abbiamo detto, Guppy? Devi passare l'ultima nel senso della prima facendo sempre asciugare bene tra una mano e l’altra》, mi ricorda in tono gentile. 《Dai, manca poco!》 Nessuna battutaccia audace: sono salva, non si è accorto di nulla.
Mentre dipingiamo un metro quadro alla volta, lo sento ridere piano. Mi fermo. 《Sto facendo un macello, vero?》 chiedo impensierita.
《No, non rido di te. Stai andando molto bene, davvero》, mi rassicura rivolgendomi un ampio sorriso. 《È che tutto questo pitturare mi ha fatto tornare in mente un ricordo, tutto qui.》 Riprende a lavorare. E quindi? Va' avanti, no?
Lo guardo in attesa che continui a parlare. Qualche secondo dopo, lui percepisce il mio sguardo e scocciato fa: 《Oh, ma insomma! Davvero?!》
《Non puoi iniziare una storia e lasciami così!》
《Io non ho iniziato un bel niente. Sei tu che sei troppo avida di pettegolezzi》, dichiara e con il pollice indica la parete dietro di lui. 《Dobbiamo finire un lavoro, qui.》
《Stai dicendo che non riesci a parlare e dipingere allo stesso tempo?》 lo prendo in giro. 《L'evoluzione ha fallito, con te, Parker.》
Apre la bocca per replicare e in seguito la richiude. 《Mi irriti, lo sai?》
《È piacevole ribaltare la situazione, ogni tanto》, ammetto mentre il mio sorriso si apre in un ghigno provocatorio.
《Ogni... molto tanto, vuoi dire》, rettifica in un mezzo sorriso. 《Mi hai fatto andare in bestia un bel po' di volte, mi pare. E chissà quante altre incazzature mi riservi per l'avvenire.》 Mi piace che pensi a un "noi" anche in un futuro. A prescindere da quale tipo di rapporto avremo, spero che Ryan non se ne vada mai, che così com'è arrivato, sia qui per restare. E non me ne frega niente se sarà difficile, non importa se ogni giorno dovremo lavorare insieme per risolvere i casini che abbiamo nella testa, ne varrà sempre la pena. Perché da quando è entrato nella mia vita, facendo un gran rumore e occupando tutti i miei pensieri, Ryan mi ha fatto sentire intensamente viva e più speciale di quanto io creda di essere.
《Io? Viviamo nella stessa realtà, per caso?》 chiedo con un risolino. 《Mi sembra che tu stia delirando.》
Mi liquida con un gesto della mano e intinge il rullo nella vernice. Ma pochi secondi dopo lo posa a terra e prorompe: 《E allora stamattina, con quel tizio della fotocopie?》
Lo guardo accigliata, non capisco. 《Cosa?》
《Facevi la civetta, non negarlo.》 Che?!
Spalanco gli occhi di fronte a tanta assurdità. 《Che accidenti stai dicendo? Invece lo nego eccome! Tu ti immagini le cose.》
《Fammi il piacere! Avevi tutta la faccia rossa quando ti ha riempito di complimenti per il disegno che hai fotocopiato. "Sì, è per un progetto scolastico. Mi piace molto disegnare, ci provo, se non altro. E anche le tue fotocopiatrici sono bellissime, le migliori in città"》, mi imita con una smorfia nauseata. 《Col cazzo che compriamo più in quella cartoleria.》 Ma che accidenti...?
《Non sapevo che dire! Lo sai come sono fatta. Per me è imbarazzante anche solo far vedere quello che disegno, pensa se qualcuno lo analizza e mi fa pure i complimenti!》 gli spiego e lascio cadere il rullo nella vaschetta schizzando un po' di vernice. 《E comunque non ha fatto niente di inappropriato.》
Alza le sopracciglia. 《Dove comincia l'inappropriato, secondo te? Quando ti avrebbe chiesto il numero?》
《È persino sposato, Ryan!》
《Ma bene, hai preso anche le dovute informazioni》, dice scandendo ogni parola. 《Sposato o no, stava con la bava alla bocca a consumarti il culo con gli occhi, anche quando sceglievi che carboncino comprare. Soprattutto quando sceglievi che carboncino comprare, dal momento che gli davi completamente le spalle. Oh, se l'è goduta a pieno la scena!》 esclama. 《Aveva gli occhi che lanciavano un chiaro, inequivocabile, messaggio. Vuoi un consiglio d'amico?Non andare mai più lì dentro.》
Mi viene da ridere. 《Se non ti conoscessi troppo bene, penserei che sei geloso》, ammetto, vista la sua sproporzionata reazione.
《Ma Piantala!》
《Ho detto penserei.》
《E io dico che tu ti fai dei film. Quello non sa neanche come si tocca una donna, è uno sfigato, si vede dalla faccia da ebete che si ritrova. Può solo immaginare di toccarti il sedere》, sostiene con il busto rigido e il petto sporgente in fuori. 《Geloso, io... di uno così, poi. Ma figuriamoci》, sibila raccogliendo uno straccio da terra e pulendosi il dorso di una mano già perfettamente pulita. Ha bisogno di fare qualcosa, di tenersi occupato per non rispondere; è nervoso.
Lo squadro per un istante e poi scoppio a ridere scuotendo la testa. 《Oh, mio Dio.》
Mi fissa con aria interrogativa e al tempo stesso imbronciata. 《Cosa c'è di tanto divertente?》
《Tu, Ryan》, ammetto. 《Non posso crederci. Lo sei. Tu sei geloso!》
Gli occhi azzurri sembrano schizzargli dalle orbite, proprio come uno al quale è appena saltata la copertura. 《Sì, come no》, dice appena. 《Adesso uno non può proteggere la propria amica del cuore dagli occhi indiscreti di un maniaco addetto alle fotocopiatrici?》
Avanzo verso di lui scuotendo di nuovo la testa. 《No, no. Stavolta non te la puoi cavare con la scusa dell'eroe che vuole proteggere la fanciulla in difficoltà. Il ragazzo delle fotocopie è una persona normale, non c'è nulla da temere. Addirittura una volta, con sua moglie in negozio, mi ha regalato dei pastelli a cera!》
《Ovvio, vuol farti credere che di lui ti puoi fidare, che è una brava persona》, continua con la sua assurda teoria. 《Mossa astuta regalarteli davanti alla moglie.》
Non riesco a trattenermi dal ridere. 《Tu hai forti disturbi mentali.》
《Generati a causa tua!》
《È chiaro, sei schifosamente geloso》, dichiaro con voce piatta, stringendomi nelle spalle. Lo sto sfottendolo e mi diverte un sacco.
《Merda, sfido chiunque a non esserlo!》 Si interrompe di scatto, serra la bocca come se si fosse appena scontrato con una barriera. Bingo.
《Come, come, come?》 faccio io, gongolandomi con un sorriso ricco di soddisfazione. 《Ripeti un po', Parker, ripeti un po'...》
《Hai sicuramente capito male》, dichiara osservando la parete sulla quale stava lavorando. 《Sta venendo su bene, non credi? Certo, bisogna finire prima che...》 Lo interrompo.
《Ma tu guarda!》 La mia mano aperta sbatte schiaffeggiando la gamba destra. 《Qualche settimana fa, alla cascata, mi hai costretta a dirtelo; e adesso tu vorresti passarla liscia?》
《Penso che dovremmo dare una seconda mano sul soffitto》, comunica col naso all'insù, determinato a ignorarmi. La sua reazione mi irrita e contemporaneamente mi diverte.
《Se non rispondi, giuro che ti lancio addosso tutta la vernice di questa latta.》 Mi chino e la raccolgo con fare minaccioso. 《Sai che ne sarei capace.》
《Altroché. Mettila giù》, intima facendo qualche passo indietro. La poso a terra e a quel punto lui mi chiede: 《Per quale ragione dovrei essere geloso?》
《È quello che mi domando anch'io》, rispondo.
《Senti, non vorrei farti del male...》 sospira e si passa una mano sul viso, diventato improvvisamente serio. 《...ma sono i sentimenti a trascinarsi dietro la gelosia, e per quanto tu mi piaccia molto, non posso mica parlare di sentimenti》, dichiara, e io mi sento sgretolare un po'. 《Al massimo, il fatto che ogni tanto abbiamo fatto roba inutile, potrebbe aver scatenato un certo senso di appartenenza. Nulla di più.》 Le sue parole mi finiscono addosso come una secchiata d'acqua fredda.
《Roba inutile...》 Annuisco lentamente guardandolo dritto negli occhi. 《È così, quindi, che chiami quello che facciamo?》
《Quello che facevamo. Adesso siamo confinati dentro questa cavolo di farsa!》 È incredibile! Facciamo esattamente le stesse identiche cose che facevamo prima, soltanto che ora evitiamo di baciarci e toccarci. Questo mi fa capire quanto poco gli importi della mia persona. In pratica, andava bene finché poteva divertirsi un po' con la vergine di turno.
《Sei stato tu a volerla, questa farsa!》 sbotto. 《Sai che ti dico, Blue? Giochiamo a fare i grandi amici, perché non so starti lontano e devo controllare tutto quello che fai, visto che se non posso scoparti io, non deve farlo nessun altro》, concludo lo sfogo imbufalita.
《Che diavolo stai dicendo?》 fa lui, confuso.
《Quello che pensi realmente!》
《No, questo è quello che tu pensi di me》, giudica adirato. 《E poi sarei io ad avere problemi mentali!》
Lo squadro freddamente. 《Ma certo Ryan, sono una squilibrata. Ci mancherebbe che tu possa mai sbagliare o che una persona possa rimanerci male mentre le fai capire chiaro e tondo che di lei ti interessa solo una cosa. È molto più comodo credere che sia io a esagerare!》 Riuscirebbe a far incazzare il Dalai Lama!
《Come cazzo fai a pensare che voglia solo sesso da te!》 lamenta con tono risentito. 《Come cazzo puoi crederlo?》
《È semplice, sai? Basta ascoltare quello che dici!》 Stupida io che mi ero messa in testa che forse, un pizzico, mi volevi bene.
《Fai un dramma solo perché ho detto roba inutile》, dichiara con tono annoiato.
《E cosa vuoi che faccia, i salti di gioia?》 chiedo. 《Per me, nulla di quello che facciamo è inutile, Ryan.》
Fa un passo indietro e solleva le mani, con i palmi rivolti verso di me. 《Mi sono espresso male, va bene? Non sono abituato a queste piccole cose, di solito mi prendo... tutto il pacchetto. E quindi erroneamente, ripeto, erroneamente, le ho chiamate così. Ma mi piace farle con te, e mi piacerebbe ancora di più sperimentare roba un po' più... un po' più, ecco》, ammette tentando di rimediare. Allarga le braccia. 《Vedi? Non ho usato nemmeno parole volgari per evitare di urtare la tua sensibilità. Come puoi pensare che voglia solo una cosa da te? È assurdo.》 Per un soffio non è riuscito a strapparmi un sorriso.
Faccio schioccare la lingua. 《Grazie, sei veramente un tesoro.》
Si riempie i polmoni con un gran respiro e facendo scivolare le braccia lungo i fianchi, in un soffio dice: 《Lo sono.》
《Se ti piace pensarlo... prego, liberissimo》, borbotto antipatica.
《No, non intendevo dire che sono un tesoro. Quell'altro...》 farfuglia.
《Quell'altro, cosa, Ryan?》
《L'hai capito perfettamente.》
Incrocio le braccia. Gli angoli della mi bocca si contraggono. 《Hmm. Può darsi, ma voglio sentirtelo dire.》 Ti rendo pan per focaccia, Parker. Oh, sì.
《Sei una piccola...》
《Attento a come parli.》
《No. È vero, sei una rompicoglioni. Mooolto fastidiosa》, prosegue ugualmente. 《Ora ascoltami bene, Blue Fisher, perché non lo ripeterò una seconda volta.》
È un evento raro, quindi apro bene le orecchie, immobile come una statua. Non voglio perdermi neanche una sillaba.
《Detesto la sensazione che provo quando qualcuno ti guarda o si avvicina con una scusa, è qualcosa di micidiale》, inizia, e dal suo improvviso distogliere lo sguardo, quasi per difendersi, capisco che per lui è una gran fatica ammetterlo. 《Mi cresce una rabbia dentro che mi marcisce lo stomaco, e spesso devo reprimerla. Quante volte mi sono detto "Forse sto esagerando", ma intanto diventava un pensiero fisso. Sapere che quello che ho avuto io può averlo qualcun altro, mi rende... geloso. Sì, geloso da pazzi.》 Sapevo cosa stava per dire, eppure sentirglielo confessare mi stupisce lo stesso.
Come due amanti al primo incontro ci guardiamo con delle veloci occhiate imbarazzate.
《Vedi, Blue, il fatto è che mi hai lasciato vedere tante cose di te, del tuo mondo... E non sono pronto a guardarti mentre le condividi con qualcun altro. Quei brividi che senti quando sei con me, voglio darteli solo io. Solo io voglio essere l'unico a sapere che tieni una salopette da coniglio nell'armadio, che ti nascondi tra i capelli o che il buio ti terrorizza. Voglio essere l'unico sventurato a conoscenza dei tuoi orrendi gusti musicali e l'unico fortunato a beccarsi una faccia sorridente fatta con le uova e il bacon per colazione. Voglio essere l'unico a reggere insieme a te il macigno che tuo padre ti ha lasciato dentro e l'unico a sapere che da bambina avevi un amico immaginario di nome Aceto.》 Scuote la testa e sorride. 《L'unico al corrente dei pessimi -brutti davvero, porca miseria- nomi che affibbi.》
Soffoco un risolino mentre arrossisco sino alle orecchie. Sbaglio o ero arrabbiata con lui fino a un attimo fa?
Dopo una breve pausa, guardandomi dritto in viso, dice: 《So che qualcuno migliore di me arriverà un giorno, ti darà quello che io non sono in grado di darti e dovrò farmi da parte. Per questa ragione, Blue, mi tengo stretto  ogni pezzo di te, tutto quello che mi dai, dal sesso alla tua anima. Perché so che il nostro tempo è limitato》, conclude, e io non so che dire.
Ho bisogno d'incamerare aria fresca, credo di aver trattenuto il fiato per minuti interi e di aver ricominciato a respirare solo adesso.
Osservo i suoi occhi, mi parlano. Sembrano dirmi che ha timore e che non gli piace riconoscere di averne. Fatica ad accettarlo.
《Tu hai paura, Ryan》, sostengo convinta, anche se so che preferirebbe non sentirselo dire. 《Non vuoi perdermi. E io... io sinceramente non capisco. Voglio dire... sì, appoggio il tuo punto di vista; perché anch'io  vorrei essere quell'unica persona che sceglieresti fra tutte. Ma non comprendo la scelta di farsi da parte. Questo dipende solo da te e lo sai bene.》 Taccio per qualche secondo e cerco sul suo viso le risposte alle mie domande. Il suo silenzio, però, parla più di mille parole. 《Ma tu vuoi comunque farti da parte》, dico in un sospiro.
《Esattamente.》 Sapevo fin troppo bene che la decisione non poteva essere che quella ma non per questo è meno crudele sentirglielo dire.
Riprende in mano il rullo e nel giro di un attimo mi dà le spalle, come se volesse chiudere al tempo stesso la conversazione e una porta tra noi due.

                                              *ATTENZIONE*

Nel capitolo sotto vi lascio dei giochini che la vostra mamma Guppies ha creato per voi! Dai, scorrete, scorrete!

E ovviamente, non dimenticate di votare con la stellina, non costa nulla e aiuta la storia a crescere ❤

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