Capitolo 25

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Avevo meno di cinque ore e, com'era prevedibile, non le ho usate per dormire

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Avevo meno di cinque ore e, com'era prevedibile, non le ho usate per dormire. Ho rimuginato tutto il tempo su di Ryan, su come mi fa sentire, su quello che mi ha proposto, e credo di essere arrivata ad una conclusione. Voglio lui, lo desidero più di ogni altra cosa al mondo, ma non sono disposta a finire come Paige, per quanto il mio corpo ne abbia bisogno. Ho già sofferto più del dovuto e se dovessi accettare questo gioco privo di responsabilità da parte sua, non potrei più tornare indietro. Come il mio primo bacio, anche il mio cuore rischierebbe di appartenergli per sempre.

Ci sediamo, per fare colazione alla solita caffetteria, ormai diventata parte delle nostre abitudini.
Respiro a fondo l'aroma di caffè presente nell'aria. Mi concentro sul luccichio della ciambella glassata che tengo fra le mani, e poi sposto lo sguardo sul neon 'Benvenuti' che si accede e si spegne a ritmi irregolari.
《Che succede, Caramellina? Non hai aperto bocca e la glassa della tua ciambella si sta squagliando.》 Mi guarda fissa, mentre inizio ad avvertire un opprimente senso di vergogna. 《Niente》, rispondo, staccando qualche briciola dalla pasta dolce.
《Sputa il rospo, Stellina.》
Raccolgo le forze per scacciare la timidezza. 《Ho fatto una cosa che non avevo mai fatto prima...》
《Cosa avrai mai fatto di tanto terribile?》
《Siamo andati al mare dopo la festa...》
Soffia il fumo dalla tazza di caffè che tiene in mano. 《Blue, non è così grave...》
《Be', dipende dai punti di vista》, preciso. 《Sai che alla festa c'era anche Ryan, no? Ecco, noi due siamo andati via insieme.》
《Sei andata via con quella canaglia?! Pensavo ci fossi andata con Dylan!》
Mi vergogno terribilmente. 《Arrivati in spiaggia, lì... bè, noi...》
Aggrotta le sopracciglia, assumendo un'espressione confusa. 《Tesoro?》
Non lo Immagina neppure. In effetti, io stessa non mi capacito di come ho potuto lasciarlo fare.
《Oddio, non ce la faccio. Ne possiamo parlare un'altra volta? Devo ancora metabolizzare la cosa, V.》
Posa la sua mano sulla mia e mi sorride calorosa. 《Ma certo. Voglio solo assicurarmi che Parker non ne abbia combinata una delle sue. Giusto per sapere se devo commettere un omicidio di prima mattina e senza aver finito di bere il mio caffè.》
Scuoto la testa ridacchiando. 《Nessun omicidio.》

Passando tra i corridoi, scorgo William. Sollevo appena una mano per salutarlo ma lui mi snobba scagliandomi un'occhiata stigmatizzata e continua a scrutarmi malevolo per tutto il tragitto, fino al mio arrivo nell'aula di storia.
Mi guardo attorno per beccare qualche banco vuoto; la sacca nella mia spalla si allontana da me. Conosco chi fa questo gesto.
《Ryan!》
《Che gran bel sorriso, Fisher.》 E la testa pensa subito alle cose che mi ha fatto stanotte. Guardo in alto per non incrociare ancora il suo sguardo.
《I banchi stanno sul soffitto?》 mi punzecchia malizioso.
Ci sediamo vicini.
《Sto morendo di sonno. Sei riuscita a dormire?》 domanda.
《Non molto.》
《Per quello che ti ho fatto sull'amaca, o per quello che ti ho fatto sul tuo letto?》
Mi volto per controllare che nessuno l'abbia sentito. 《Abbassa la voce》, bisbiglio, imbarazzatissima. 《E no, per nessuna delle due cose. Ho dormito poco perchè non riuscivo a smettere di pensare alle pareti da ritinteggiare.》 Sono diventata una bugiarda. Una bugiarda pessima, a giudicare dalle bugie poco credibili che tiro fuori.
《Ah, già. Le pareti. Devono ossessionarti molto queste pareti, se non riescono a farti chiudere occhio》, ghigna. 《Oggi non lavoro. Il capo mi ha dato un giorno libero. Possiamo iniziare a ritinteggiarle dopo la scuola, se vuoi.》
《Vorresti aiutarmi?》 faccio stupita.
《Ma perché fate tutti questa faccia sorpresa quando mi propongo?》
Dylan si siede di fianco a me. 《Perché sei un doppiogiochista, e non fai niente per nessuno senza secondi fini.》
《Franklin sai farti gli affari tuoi?》
《Mi risulta difficile, Parker. Lo sai, mi conosci.》
《Purtroppo》, si lamenta Ryan, acido.
《Buongiorno Blue.》 Che sorriso bianco e smagliante che ha. Nessuna occhiaia, pelle luminosa. Se non l'avessi visto ubriaco con i miei stessi occhi, penserei che sia stato barricato in casa per tutta la serata.
《Buongiorno a te, partner》, lo saluto col sorriso.
La lezione del professor Gomez inizia, più noiosa che mai.
《Sei l'unica che prende appunti col quaderno》, sussurra Ryan.
《E tu sei l'unico che nemmeno li prende gli appunti》, bisbiglio, facendogli il verso.
《Questo perché non ne ho bisogno. Qui sopra...》 si indica la testa. 《C'è il cervello più acuto dell'intera università.》
《Ah, ma davvero? Dell'intera università? Perché non di tutta la Florida, o meglio, degli Stati Uniti d'America. Anzi, no. Il cervello più acuto di tutto il pianeta terra.》
《Tutta invida la tua, Lingua Biforcuta》, mi insulta scherzosamente.
Mi fingo schifata.《Come mi hai chiamata?!》
《Silenzio, lì in fondo》, ci richiama il professore.
Ci guardiamo in viso e ci sorridiamo. È proprio bello Ryan col suo sorriso spensierato.
Mi rimetto a scrivere, prima di farmi distrarre del tutto con pensieri che non dovrei affatto pensare.
Dylan mi avvicina il suo mac e mi sussurra: 《Leggi e rispondi qui stesso.》
Sullo schermo c'è scritto: Studiamo dopo le lezioni?
Digito che per me va bene, e chiedo dove possiamo incontrarci.
Ryan allunga di poco il collo. Vuole sbirciare, l'impiccione.
Dylan mi suggerisce il suo dormitorio. Che sicuramente sarà incasinato dopo la festa di stanotte e poco tranquillo; propongo la biblioteca della scuola, come l'ultima volta.
Legge e mi fa cenno di no con la mano.
Chiedo sottovoce:《Perché?》
《Mi sono scordato... delle cose, lì dentro.》
《Okay, meglio. Così andiamo a riprenderle, no?》
Lui si guarda attorno prima di rispondere. 《No, non posso farlo. Ho già chiesto a qualcun altro di occuparsene per me: mio padre. Ed è meglio non farmi vedere in biblioteca per un po'.》
Di quali cose parla? Perché non dovrebbe farsi vedere lì? Cosa ha dimenticato di tanto compromettente?
《Gradirei ancora del silenzio, ragazzi》, sgrida Gomez. Mi sa che oggi si è svegliato col piede sbagliato. Di solito non rimprovera mai nessuno.
《Già, infatti. Vorrei seguire la lezione》, interferisce Ryan di proposito, solamente perché parlo con Dylan.
《Grazie signor Parker》, continua il professore completamente sbalordito. Sarà la prima volta che lo crede realmente interessato a quello che spiega. E Ryan muove leggermente il capo come a dirgli "Non c'è di che".
Lo guardo male. Al contrario, Dylan lo fissa sorridente. Fin troppo sorridente, quasi a sfidarlo.
Ryan, dal canto suo, rimane invece molto calmo e non reagisce al sorrisetto provocatorio. Strano, non è da lui.
Dylan digita velocemente sulla tastiera, ma non perde di vista Ryan. Mi fa leggere cosa ha appena scritto. Chiede di vederci da me. Casa mia è senz'altro più consona per studiare del suo dormitorio.
"Va bene, si può fare", digito.
La lezione dura meno del previsto, addirittura Gomez finisce in anticipo di venticinque minuti.
《Lo sceriffo ha finito prima. Non era mai successo. C'entra la Baker, me lo sento. Quella donna gli avrà combinato qualcosa》, commenta Ryan.
《Sempre colpa delle donne, giusto?》 prorompo impulsiva.
《Eh?》
《Può darsi che sia stato lui ad aver combinato qualche casino.》
Noto che Dylan non smettere un attimo di osservarci.
《No, non sembra il tipo che combina casini》, comunica portandosi alla spalla la mia sacca.
《Che ne sai?》 domando scorbutica.
《Senti, hai le tue cose, per caso?》
Sbuffo irritata. 《No.》
《Ah, bene. In tal caso ti consiglio una bella camomilla. Rilassa i nervi.》 Scende i gradini e io gli sto dietro.
《Dicevo che non puoi discolparlo a prescindere!》
Rallenta il passo. 《Ma puoi accusarlo tu, a quanto pare.》
《Non lo sto accusando! Ipotizzo》, chiarisco puntigliosa.
《Che poi non è tanto diverso da quello che stavo facendo io》, controbatte lui.
《Sì, bè, forse...》 minimizzo, parlano alle sue spalle. 《Magari lei vorrebbe una relazione seria ma lui non ha intenzione di prendersi delle responsabilità!》
Ryan scende l'ultimo scalino e si volta di scatto.《Stiamo parlando della stessa cosa, Fisher?》 Non credo...
Dylan mi posa una mano sulla spalla. 《Vado a biologia. Tutto confermato per oggi?》
《Confermato cosa?》 indaga Ryan, saettando gli occhi da lui a me.
《Oggi pomeriggio io e Dylan ci vediamo da me. Sai, la tesi per la Red Hexagon》, spiego.
《Tu e Dylan...》 ripete passandosi il pollice sulla mascella marcata.
《Ovviamente sei il benve...》
《Sì, io e lei》, rimarca Dylan, interrompendomi.
Ryan si lecca il labbro superiore. 《Pomeriggio, dunque. Le cinque vi sembrano troppo tardi?》
《No, Parker, tu non verrai》, gli punta il dito. Poi sfoderando un ghigno urtante sottolinea: 《Non sei stato invitato.》
Ryan scoppia a ridere. Il comportamento che tiene con Dylan è insolito. Nessuno può azzardarsi a dirgli niente che si ritrova immediatamente incenerito con gli occhi, ma con Dylan questo non accade mai. Mantiene quasi sempre una certa calma. Probabilmente apparente. Ieri sera, mi ha detto che Dylan conosce gente poco raccomandabile, credo che sia questo l'unico motivo che gli impedisce di staccargli la testa.
《Ryan, le cinque andranno più che bene》, taglio corto io, per calmare le acque.
《Oh, grazie, Fisher. Adesso ci siamo ricordati che faccio parte del gruppo anch'io?》 Come? È incavolato più con me che con Dylan!
《Te l'avrei detto, non me ne hai dato il tempo!》 assicuro, mentre alcuni ragazzi ci passano in mezzo.
《Certo》, farfuglia. 《Vi lascio soli a cospirare》, si stiracchia la schiena tirandosi un braccio, ed esce dall'aula.
《Ehi, la mia sacca!》 gli urlo. Lui non risponde nè si volta, ma la ripone a terra in un angolo.
Con una veloce corsetta Dylan la raccoglie per me.
《Ti ringrazio, partner.》
《Figurati. A più tardi, Blue. E speriamo che Ryan non ritardi. Dobbiamo sfruttare ogni secondo se vogliamo produrre un buon lavoro.》
Prima non voleva nemmeno che lo invitassi e adesso conta su di lui come se nulla fosse. Certo che sono strani questi due.

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