Capitolo 11

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Eccolo qui

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Eccolo qui. Davanti alla porta di casa mia.
《Will, stai benissimo》, esclamo.
《Mhm... anche tu. Allora, vogliamo andare?》 Non mi sembra così convinto.
《Qualcosa non va?》 domando, toccandomi nervosamente la coda di capelli.
《No, è che non mi aspettavo di vederti così...》 confessa, accennando un sorriso. Non ho avuto il tempo di cambiarmi, perciò sono rimasta con la tuta scelta da Ryan.
《Non ti piaccio?》 chiedo a voce bassa.
《Certo che mi piaci! Dico solo che non sono abituato ad uscire con ragazze che vestono così. Ma sei bellissima lo stesso! Potresti metterti addosso un sacco dell'immondizia e rimanere comunque splendida.》 Non saprei se offendermi o sentirmi lusingata. 《Adesso prendi una giacca che fa freddo, e andiamocene.》
Lo sapevo che non andavano bene questi vestiti. La prossima volta metterò qualcosa di più elegante.
Mi scuso con un sorriso mentre vado alla ricerca di qualcosa che possa tenermi al caldo. Comincio a frugare ovunque ma non trovo nulla di decente. L'unica cosa che sono riuscita a scovare è la giacca in pelliccia o, come l'ha definita Ryan, da Uomo di Neanderthal... e non credo faccia al caso di questa uscita.
《Blue, tutto bene là sopra?》 domanda dal piano di sotto.
《Sì, scendo fra un secondo》, rispondo con apparente pacatezza. Qualcosa di scuro attira la mia attenzione sopra la sedia a dondolo: è la felpa di Ryan! quella che mi aveva prestato la sera del falò. L'avevo proprio dimenticata! E mi accorgo solo ora della stampa: un coniglio con la scritta “BASTARD” sulla pancia. Una felpa degna di lui, penso immediatamente.
La infilo in borsa e raggiungo William. Mi offre il suo braccio e mi accompagna in auto, aprendomi la portiera. 《Oh, che galantuomo》, imito una voce sofisticata dal forte accento inglese. Lo sento ridere mentre sale in macchina. E che macchina... penso valga più lei dell'intera Inghilterra.
《Bella, eh?》
《Molto. È così pulita, sembra appena uscita dal concessionario》 Mi fingo entusiasta, non mi è mai importato granché delle auto. Colorate, grandi, arrugginite, nuove… che differenza fa? Sono solo piedi che sanno correre più velocemente dei nostri.
《Lo è. Mio padre me l’ha regalata qualche settimana fa. La tratto come un gioiello.》 Annuisco gentilmente. Non posso fare a meno di paragonare questo lucido cruscotto a quello dell’auto di Ryan, pieno di sacchetti delle patatine. Soffoco una risata poggiando una mano sulle labbra.
《Hai detto qualcosa?》
《No, no》, mi affretto a dire.
Al nostro arrivo, il ponte è pieno di persone ma rimane silenzioso e la luna illumina tutto con la sua luce soffusa.
Ci sediamo su un muretto. 《Quando inizierà lo spettacolo pirotecnico?》 chiedo eccitata.
《Fra qualche ora. Sai, in verità, ho una paura assurda dei fuochi d'artificio》, farfuglia lui.
《Posso chiederti come mai?》
Si avvicina piano a me, raccontandomi la sua storia. 《Quando avevo sedici anni, mia sorella Leilani ed io restammo soli in casa per qualche giorno. I nostri genitori, prima di partire per la loro vacanza brasiliana, ci raccomandarono di stare attenti, in quanto molti dei nostri vicini erano stati derubati. Il nostro è un quartiere benestante, perciò capita che dei ladri lo prendano di mira. Una notte, mentre dormivo, Leilani venne in camera mia e mi svegliò. Disse di aver sentito un rumore provenire dal piano di sotto, così andai a controllare. Cercai di accendere le luci ma l'impianto era stato manomesso e dovetti procedere al buio. Il cuore mi salì in gola quando una pistola si poggiò sulla mia nuca. Restai immobile, finché dei petardi non scoppiarono accanto a me. Mia sorella cominciò a ridere e solo allora capii che si trattava di un maledetto scherzo. Quelli non erano malviventi ma suoi amici. Volle farmela pagare, visto che la sera prima mi rifiutai di accompagnarla ad una festa. Ancora oggi sentire qualsiasi tipo di sparo, di botto, mi fa tornare in mente quella notte.》
Certo che poi tratta le persone in malo modo! Se sei in grado di progettare uno scherzo del genere contro tuo fratello, figuriamoci se tieni il freno con un estraneo. Più penso a Leilani e più mi convinco che sia la personificazione della cattiveria.
《Che scherzo di cattivo gusto. Io me la sarei fatta sotto... Ma se ti terrorizzano i fuochi, perché mi hai portata qui?》
《Voglio dimostrati che ci tengo a te. E comunque dopo l'episodio della festa direi che te lo devo. Episodio di cui mi scuso ancora.》
《Will, non occorre più. Sei perdonato! e se i fuochi ti spaventeranno potrai abbracciarmi》, aggiungo imbarazzata.
《Posso cominciare da subito?》 Gli sorrido e lui mi cinge le spalle con un braccio.
Il vento soffia forte e sono costretta ad indossare la felpa.
《È di Parker?》 mi domanda non appena la metto.
《Sì, scusa ma non riuscivo a trovare nulla. Gliela tornerò il prima possibile.》 E non perché potrebbe dare fastidio a William ma perché non voglio nulla che mi faccia pensare a quel troglodita.
《Non preoccuparti, per me non c'è nessun problema. Non sono il tipo da scenata di gelosia. È solo che lui mi innervosisce come persona.》 Accenna una risatina.
《È impossibile nascondere che siate costantemente in guerra. Mi domando come mai. Da dove è iniziato tutto?》 gli chiedo curiosa.
《È una lunga storia. Parker è sempre stato geloso di ciò che possiedo: macchine di lusso, ville gigantesche e ragazze bellissime. Pensa, però, che c'è stato un tempo dove eravamo amici. Quando ci siamo conosciuti, era alla ricerca di un lavoro e gliene trovai uno. A mio padre serviva qualcuno che stesse nella hall di uno dei suoi hotel e gli proposi di assumere Parker. Così, diventò il responsabile alla reception del "Sunset", un piccolo albergo sulla costa che la mia famiglia possiede da tre generazioni. Lavorava sodo e sbrigava anche mansioni che non lo riguardavano, come sturare un lavandino o ritoccare l'intonaco. Un perfetto dipendente, se non fosse che a fine mese il conteggio economico fra entrate ed uscite non tornava. Inutile che io ti dica quale fine abbia fatto quel pezzente.》
Non posso credere a quello che hanno appena sentito le mie orecchie: Ryan ha rubato loro dei soldi. William gli offre aiuto e lui lo ripaga in questo modo? Che ingrato.
《Quando mio padre lo licenziò, decise di uscire con mia sorella. Non perché fosse realmente interessato a lei, solo per farmi un torto. D'altro canto, a Leilani non fregava nulla della cosa perché usava lui contro di me, odiandomi e sapendo bene quanto non lo sopportassi. Ripensandoci, sono proprio fatti l'uno per l'altra: indisciplinati, menefreghisti indomabili. La ricordo ancora la sera in cui rientrando in casa mi ritrovai quello squattrinato che si faceva mia sorella sul bancone della cucina. La cosa che mi lasciò maggiormente sbigottito fu quel sorrisetto che fece nel momento in cui mi vide. Mi sfidava. In casa mia! Gli scagliai un pugno dritto sulla mascella e ci azzuffammo finché dei vicini non vennero a separarci.》 La testa mi fa male, troppe informazioni. 《So che Leilani non ti piace ma è pur sempre la mia sorellina e la proteggerò sempre da tipi come Ryan Parker. E se me lo permetterai, proteggerò anche te.》 Mi accarezza la guancia con tenerezza. Le dita sono morbide e il tatto delicato.
Il mio telefono squilla. Lo estraggo dalla borsa. 《È mia madre》, chiarisco prima di allontanarmi.
《Ciao mammina》, urlo tutta contenta.
《Ma che vocino deliziosamente felice. Dimmi, procede bene la serata col viziato cronico?》
Ditemi che non è vero…
Coprendomi la bocca con la mano, sussuro:《Ryan, come diamine hai fatto?》
《Mentre ti stavi cambiando. Ho inserito il mio numero in rubrica sotto il nome di “mamma”. Non mi avresti risposto altrimenti》, ammette.
《Sai che sono con Will! Perché mi hai chiamato?》 Riesce ad irritarmi anche a distanza.
《Il mio coinquilino non è rientrato, ha deciso di passare la notte dalla tua migliore amica. E sarei anche molto contento per lui se non avessi dimenticato le chiavi da te e quel coglione rispondesse alle mie chiamate. Ho provato a suonare a Violet ma niente. In pratica sono rimasto fuori e sto davanti casa tua. Perciò muovi le chiappe qui, Fisher.》 Riaggancia prima che possa rispondere. Fantastico! mi toccherà rivedere quel faccino arrogante! Oh, come mi piacerebbe lasciarlo fuori tutta la notte... Se lo meriterebbe!
Raggiungo William. 《Pensavo che fossi scappata abbandonandomi al triste destino dei fuochi》, scherza. Tendendomi la mano, mi tira a sé. Poggio la testa sulla sua spalla e lui fa scorrere le dita sul mio braccio.
《Ah, dimenticavo! ho preparato dei sandwich al tonno》, annuncio prendendoli dalla mia sacca.
Will contorce la bocca e arriccia il naso. 《Ho già mangiato. Non posso assumere altri carboidrati. Seguo una dieta ferrea ben definita. Mi dispiace, Blue.》
《Non fa niente》, mormoro, rimettendoli a loro posto. Non erano una cena ma li avevo preparati con sentimento e mi sarebbe piaciuto mangiarli insieme. Dovevo tenere conto che avrebbe potuto cenare prima del nostro appuntamento.
《Non volevo offenderti. La prossima volta ne mangerò sette! Tutti grondanti di olio di balena》, proclama scoppiando in una risata sonora.
《Sempre se vorrò preparateli》, lo informo ridendo.
La spensieratezza nel suo volto svanisce quanto un boato segna l'inizio dello spettacolo pirotecnico. Lo abbraccio forte e ad ogni sparo lui diventa più rigido. Vorrei aiutarlo… ma come?
Pensa. Pensa. Pensa.
Ci sono! Adotterò la stessa tecnica che la mamma usava con me e Sophie quando avevamo paura di qualcosa: dare alla paura una faccia diversa.
《Sono delle tempere rumorose. È il cielo che è diventato geloso delle nostre tele e ha pensato bene di diventare un pittore anche lui. Guardalo com'è bravo, Will, guardalo!》
Poco alla volta, solleva la testa rapito da quella tavolozza brillante che è diventata la notte. 《Cavolo》, sospira.
《Già.》
La gente tiene gli occhi incollati al cielo mentre una pioggia di colori sembra caderci addosso. Ammiriamo i fuochi d'artificio in silenzio fino all'ultima esplosione.
《Blue, vorrei poterti dare un bacio.》 Udire quelle parole scatena in me una voglia di fuga. So benissimo di essere grande per queste cose ma non sono ancora pronta a dare il mio primo bacio. In quarta elementare avevo già deciso: lo conserverò per colui che amerò davvero.
《Will sei un ragazzo meraviglioso, però vorrei aspettare un po’ prima di baciarci, uscire un altro paio di volte... Spero non sia un problema.》 E mi auguro che non mi trovi matta da legare.
《Ehm... ok》, pronuncia con voce perplessa. Sì, mi trova matta da legare. 《Incredibile come vola il tempo quando si sta bene. Dai, ti accompagno a casa allenatrice di football》, dice sorridendo.

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