Capitolo 28

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Mi metto a sedere sopra il tavolo con un saltello

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Mi metto a sedere sopra il tavolo con un saltello.
Ryan trascina una sedia, la mette di fronte a me, la volta e ci si siede sopra al contrario, a gambe aperte, con i gomiti piegati sulla spalliera. Inizia a parlare: 《Dicevo... avevo capito che non avresti accettato la mia proposta e uscendo dall'aula ho incontrato Paige, e non lo so... mi è sembrato un segno. Un segno che dovevo lasciar perdere te e questa dannata proposta. Le ho detto che quando avrei finito la seduta di studio, sarei andato a trovarla al suo dormitorio.》 Cerca di spiegarsi, ma tutto quello che dice non ha senso. Abbassa lo sguardo. 《Ero arrabbiato, non so perché gliel'ho detto. Non ci sarei mai andato, Blue》, alza gli occhi su di me. 《Non ci sono andato.》
《Ma allora perché Dylan sapeva di Paige, e perché tu non volevi che io lo scoprissi?》 domando sospettosa.
《Paige conosce Franklin da molto più tempo di me, era tipo il suo ragazzo, fino a due anni fa. Sono rimasti amici dopo la rottura. Lei gli avrà raccontato che ci saremmo visti e lui, essendo un infame, l'ha spifferato di proposito a te, solo per mettermi i bastoni fra le ruote.》 Non penso sia così, ma se lo fosse: ben gli sta! Per una volta sarebbe lui vittima di un opportunista. Si è messo in mezzo a me e William senza porsi mai scrupoli, e ora che il karma potrebbe fare il suo dovere, si trova completamente impreparato. Crede che Dylan sia un meschino come lui, che siano fatti della stessa pasta e ha paura che possa rifilargli lo stesso trattamento che lui ha riservato a Will quando stava con me. Ecco perché non lo sopporta! Teme di scendere dalla giostra, di perdere il suo affare, come ha detto prima.
《Immagino che i tuoi affari siano troppo importanti per far intromettere qualcuno che non ti piace, o mi sbaglio, Ryan?》 domando in un acido borbottio.
《Andiamo, sai che volevo dire.》
Seguo col dito il ricamo sopra l'orlo della gonna. 《No, non lo so, Ryan. Non si capisce un cavolo di niente con te.》
Per tutta risposta sbuffa e dice: 《Ci sono delle regole tra noi ragazzi, limiti da rispettare. Vedi, Fisher, sarà un ragionamento barbaro e cafone da ammettere, ma noi facciamo una distinzione tra le ragazze che conosciamo: con alcune di voi possiamo fare il cazzo che vogliamo, con altre no. Con certe ragazze non devi oltrepassare il limite dell'amicizia, perché appartengono a qualcuno, e non parlo solo di essere occupate perché impegnate in un fidanzamento e cazzate simili, parlo di un senso diverso di appartenenza, non etichettato.》 Non capisco, ma resto in silenzio in attesa di delucidazioni, che non tardano ad arrivare. 《Per farti un esempio, Dylan può scoparsi Paige, Leilani, tutta la scuola, per quanto mi riguarda... ma deve stare lontano da te, Blue. Quello che abbiamo io e te non ha un vero e proprio nome, non può essere etichettato sotto la parola "amicizia", siamo troppo attratti l'uno dall'altra per metterci a giocare ai migliori amici; e neanche può essere racchiuso con "fidanzamento", perché non stiamo insieme. Quindi, come facilmente si evince, noi non siamo, se mi passi il termine, etichettabili, ma ciò non toglie che ti vorrei comunque solo mia; e forse tu non lo capisci ma Franklin c'è arrivato e vorrebbe superare quel limite.》
《Ma che vai dicendo, Ryan! Collaboriamo insieme per un progetto scolastico, non ha nessun interesse per me!》
Bisogna che cominci a ficcarsi in quella testa dura che non tutti gli esseri di sesso maschile sono attratti da me.
《Come non ce l'ho io, giusto?》 Snervato, ridacchia e si passa le dita nel ciuffo folto. 《Ascolta, Blue: non mi piace Franklin. Se Wood era pessimo, Franklin è lo scarto dello scarto dello schifo.》 Ma perché mi mette in guardia anche su Dylan? È convinto che mi piaccia solo perché quella volta usciti dalla caffetteria ho fatto un apprezzamento sul suo bell'aspetto.
《Maledizione, ci risiamo! Vuoi smetterla con questa fissa di gareggiare con chiunque mi respiri accanto?! Pensi sempre di essere il numero uno, il migliore fra tutti. Con Ryan non si può competere! Oh, no di certo! In tanto però ci terrei a ricordare che quello bravo e onorevole che ieri notte millantava di aver bisogno di me, oggi stava per portarsi a letto Paige. Tu, Ryan, non Dylan, non William. Tu.》 Forse sto facendo una scenata patetica, ma è solo perché sapere di Paige mi ha ferita.
Allarga le braccia. 《Ma cazzo, non ci sono andato: questo è quello che conta! Mi stai accusando di qualcosa che non ho nemmeno fatto!》
《Che stavi per fare però!》 rettifico.
Scuote la testa e lascia la sedia. 《No, lo giuro. Non l'avrei fatto. Me ne sono pentito nello stesso istante in cui glielo detto.》
《E cosa ti ha fatto cambiare idea?》
《Ma tu, ovviamente! Cristo, com'è possibile che ancora non capisci che mi piaci!》 Questo modo di parlare mi infastidisce. Vuole farmi sentire sbagliata, come se fossi io quella strana che non arriva mai a capire, e non lui l'incomprensibile privo di coerenza.
《Oh, Ryan, non lo so! Il fatto che stavi per andare con Paige magari può confondere le idee, ti pare?》 pronuncio le parole quasi ringhiando. Sono sempre infuriata quando Ryan è nei paraggi. Riesce a rendermi insopportabile perfino a me stessa.
Accorcia la distanza, lasciando pressappoco trenta centimetri tra noi. 《Blue, basta, dai. Non voglio litigare.》
Sebbene sia furiosa, confusa e arrabbiata con lui, il mio corpo reagisce alla sua vicinanza. 《Neanch'io... e poi si è fatto tardi》, dico in un sospiro. Abbiamo urlato fin troppo. Fortunatamente l'unico vicino di casa che ho è la mia migliore amica, sennò chissà le lamentele. 《Dovresti tornare al dormitorio, sono quasi le due.》
《Vorresti mettermi al volante, nelle mie condizioni?!》 ribatte insolente.
Metto i piedi a terra, e lo sposto per passare. 《Sei più sobrio che mai, Parker》, giudico abbozzando un sorriso. Mi piace che, nonostante l'ora tarda, nonostante le urla, nonostante tutto, voglia passare ancora del tempo con me.
《Invece gira tutto. Ho un mal di testa atroce》, finge, ondeggiando il capo. 《E non c'è fine al peggio: vedo due Blue Fisher, due rompiscatole! Sto vivendo un incubo》, scherza, e io mi lascio trasportare dall'ennesimo cambio d'umore, ridendo con lui.
《Cosa dovrei fare? Suggerirti di rimanere qui da me?》 propongo scherzosamente, anche se devo riconoscere che il pensiero di svegliarmi e trovarlo a zonzo per casa mi fa sorridere il cuore.
《Sarebbe la scelta più saggia, Guppy.》
《Guarda che non ero seria, Ryan》, specifico, togliendo la tovaglia dalla tavola. Lui impugna due lembi di stoffa, io gli altri due e insieme la ripieghiamo.
《Farò il bravo》, rassicura con un sorriso. Voglio che resti, ma spero non pensi che farò qualcosa con lui, come ieri notte. Non che io non voglia sentire ancora le sue mani su di me, ma oggi non si è comportato bene e non voglio assolutamente "premiarlo". In questo modo crederà di poter fare qualunque cosa e tornare da me senza conseguenze.
《Dammi un buon motivo per non rispedirti al dormitorio》, ordino.
Si morde il labbro e sorride. 《Domani è domenica: niente lezioni. E hai visto il borsone, no? Possiamo alzarci di primo mattino e iniziare i lavori per la camera. Dormendo qui velocizziamo i tempi》, spiega. 《Certe situazioni richiedono delle eccezioni, Fisher》, mi parla con aria canaglia e maliziosa. Ma io so come smorzare questo suo fare da bulletto.
《Va bene. Ma dormirai sul divano》, lo avverto, spazzando via ogni sua sicurezza. Rido compiaciuta.

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