Capitolo 60

9.4K 596 151
                                    

Canzone del capitolo:- Million Eyes, Loïc Nottet (a fine lettura, andatevi a leggere la traduzione di questa canzone

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Canzone del capitolo:
- Million Eyes, Loïc Nottet (a fine lettura, andatevi a leggere la traduzione di questa canzone. A me fa venire i brividi se l'associo a Ryan e al suo passato).

Mi scrollo le briciole dalla canottiera, quando all'improvviso un tuono mi fa balzare dal sedile. Il cielo si oscura e in un batter d'occhio grosse gocce di pioggia picchettano sul parabrezza, come da un rubinetto aperto. L'odore muschiato della terra bagnata ci sommerge. Il vento strappa con furia le foglie dagli alberi trascinandole in un vortice e portandole via lontano.
《Ma che accidenti... presto, chiudiamo i finestrini!》 urlo afferrando velocemente la manopola.
《L'avevo detto che venía un acquazzone!》 esclama con un biscotto a forma di pinguino che gli pende all'angolo della bocca.
"Venía". La fissa per lo spagnolo non gli è ancora passata.
Sorrido, toccandomi il braccio per tamponare alcune gocce di pioggia che hanno fatto in tempo a entrare. 《Parker il meteorologo.》
《Non ci voleva molto a indovinare》, ridacchia sgranocchiando il biscotto. 《E poi... mio padre con le nuvole aveva una specie di fissazione. Mi ha insegnato a distinguerle, imparare a riconoscere una tempesta in arrivo...》 Sono sorpresa che abbia preso a parlare di suo padre senza che io gliel'abbia chiesto.
Noto il velo di tristezza che gli offusca il sorriso. 《Ti diceva pure che per vederle muovere nel cielo non dovevi farti beccare a fissarle》, ricordo, riuscendo a strappargli un sorriso, anche se un po' forzato. 《Come mai gli piacevano così tanto?》
Il suo viso si contrae in una smorfia aspra. 《Una cosa tramandata da mio nonno e dal mio bisnonno prima di lui e via dicendo... Era una roba che spesso lui legava alla religione. Dio è la nuvola stessa che ci guida, ci protegge e stronzate varie.》
Non avevo mai pensato alle nuvole in queste vesti. Da bambina mi divertiva osservarle, credevo ci vivesse una colonia di giganti sopra (tutta colpa di Jack e il fagiolo magico). Ora, invece, ci faccio poco caso, gli presto attenzione solo quando sono indesiderate perché mi nascondono il sole. Devo ammettere che mi piace questo modo nuovo di vedere le nuvole. Una nuvola è meravigliosa nella sua semplicità e allo stesso tempo sempre irripetibile, è fedele a se stessa, irraggiungibile ma sempre presente. In effetti proprio come Dio.
《Quindi tu non credi in Dio, invece tuo padre era credente.》
《Mio padre era un cazzo di bigotto, ossessionato dalla Bibbia. Che in fin dei conti non ha letto poi così bene...》 Lo vedo fremere di rabbia.
Cosa intende per "Non ha letto poi così bene"? Era violento con Ryan? Reprimo l'impulso di chiederglielo, perché è già nervoso. Non risponderebbe, lo leggo in ogni linea rigida del suo corpo. Ma, una volta tanto, preferisco che sia così, una parte di me ha paura di sentire la risposta.
Mi mordicchio l'interno della guancia, riflettendo su come continuare. 《Siete una famiglia molto religiosa?》
Ride con asprezza. 《Quale famiglia? Io non ho una famiglia. Mio padre è morto, Miranda è come se lo fosse, i miei nonni sono morti o dileguati chissà dove. L'unica persona con cui abbia mai avuto un rapporto decente era mia nonna. E forse, se non rompesse le scatole, Erika non sarebbe male, ma come ho appena detto, le piace rompere, quindi...》
Mi si annoda lo stomaco a sapere che ha vissuto in così poco amore.
《Credevo che tua nonna fosse ancora...》 non riesco a finire la frase, ma Ryan la comprende ugualmente.
《No. Nonna Lizzie se n'è andata qualche anno dopo mio padre. Era già cagionevole di salute, la morte di suo marito l'aveva devastata, ma perdere il suo unico figlio... non ha retto il colpo. Un po' com'è stato per Rosalinda e tuo nonno Oliverio. Solo che Rosalinda è riuscita a non cadere.》 Lo dice in tono neutro, ma negli occhi c'è tutta l'angoscia che tenta di non far venire a galla. 《Le tenevo la mano e aspettavo e aspettavo e aspettavo. Mi diceva sempre "Ryan non ti preoccupare, andrà bene anche stavolta". Ma quella volta, in ospedale, non apriva neanche gli occhi, e della sua voce neppure un sussurro. Tutti già sapevano, qualcuno cercava di non farmi capire... ma io semplicemente non volevo capire. A undici anni si è troppo piccoli per concepire cosa sia davvero la morte. Ma io e la morte ci eravamo presentati con una bella stretta di mano, anni prima.》 Dopo qualche secondo di silenzio, sussurra: 《Speravo che in qualche modo si dimenticasse della nonna, ma la morte si ricorda di tutti.》
Mi bruciano gli occhi. Batto le palpebre per cacciare indietro il dolore che provo per lui. Gli appoggio con dolcezza una mano sul braccio. 《Deve mancarti tanto...》
Non risponde. Inspira dal naso. 《Aveva la fattoria e il mulino più belli di tutta l'Inghilterra.》
《La fattoria di quel gallo che somigliava a Zippo, giusto?》
《Sì, ma chiariamo una cosa: è Zippo che somiglia a quel gallo》, mi corregge agitando un dito nella mia direzione. Sorride con lo sguardo perso altrove, nei ricordi. 《Dovevi conoscerla, nonna Lizzie, ti sarebbe piaciuta tantissimo. Sapeva tante di quelle cose sugli animali da fattoria. Ne allevava un sacco: capre, cavalli, maiali, galline e mucche. Ci scommetto, avreste parlato per ore intere. E sarebbe andata molto d'accordo anche con Rosalinda, vista la sua passione per il rodeo.》 Distoglie lo sguardo da me, concentra l'attenzione sulle sue mani che si giungono, si disgiungono. 《A volte Rosalinda me la ricorda.》 Rimane di nuovo in silenzio e poi esclama: 《Che ti dicevo? Io e te abbiamo molte cose in comune, Guppy.》
Adesso capisco perché si è legato immediatamente a mia nonna. Non che nonna sia difficile d'amare al primo sguardo, ma Ryan non si apre con molti, soprattutto con gli sconosciuti. È stata una sorpresa. So che si mandano messaggi e qualche volta (questo nonna non me l'ha detto) si chiamano pure. Ciò spiega anche il miglioramento di Ryan nella pronuncia spagnola.
Gli sorrido. 《Me l'avresti presentata, quindi.》
《Mi avresti costretto.》
Ridacchio. Sarebbe andata proprio così. 《Che fine ha fatto adesso la fattoria?》
《Non c'è più. Nonno Adam e nonna Lizzie la gestivano insieme, prima che lui morisse. Quando potevo, andavo a trovarli; e anche se c'era un comodo materasso, la nonna mi preparava un pagliericcio riempito con le foglie delle pannocchie di mais. E accidenti, Guppy, lì sopra c'ho fatto le migliori dormite della mia vita!》 mi racconta con gli occhi che brillano. 《Mi piaceva lavorare la terra col nonno, anche se quel vecchio mingherlino coi capelli pazzi non l'avrei definito proprio  'simpatico'. Avrò preso da lui.》 Abbozza un sorriso. 《Era bello pure spazzolare il crine di cavallo con nonna. Una volta, ha fatto con le sue mani una spazzola in crine di cavallo per lucidare le scapre. Potevi darle una bottiglia di plastica e lei te la trasformava in una fioriera. Era una donna geniale! Mi preparava la cheesecake al limone e quando la tagliava mi riservava la porzione più grande di tutte! Mi diceva "Mangia, ragazzo, che ti fa bene" e mi faceva una carezza.》 La cheesecake al limone è molto più che il suo dolce preferito. È un legame che continua ad avere con la sua nonna, ora che lei non c'è più.
Lo guardo e sorrido ancora una volta, ma rimango in assoluto silenzio per paura che possa interrompersi.
《Il più delle volte, stare alla fattoria era faticoso, ma ne valeva la pena. Facevo il buono e non creavo grane. Sono tra i pochi ricordi felici che ho della mia infanzia.》 Fissa le sue mani aperte posate sulle cosce con i palmi rivolti verso l'alto.
《Ryan...》 Gli prendo la mano e intreccio le mie dita alle sue.
La sua infanzia non è stata quella di un bambino come tanti. Ce l'hanno portato a essere complicato, a fidarsi di pochi. Ogni giorno, il piccolo Ryan costruiva l'ossatura della sua vita futura, ignaro del danno che gli si stava arrecando.
Ostinandosi a fissare la punta delle scarpe, continua: 《Dopo una lunga battaglia contro il cancro, nonno Adam ci ha lasciati quando avevo otto anni. La nonna ha mandato avanti tutta l'attività da sola, riprendendosi, giorno dopo giorno, dalle difficoltà finanziarie derivate dalla lunga malattia di suo marito. Non riuscendo, però, a riprendersi mai dal vuoto incolmabile che avevano lasciato lui e suo figlio.》 Si prende una breve pausa dal racconto. Lo sguardo fisso sull'intreccio delle nostre dita. 《La fattoria l'avevano ceduta in eredità a mio padre, ma lui era andato sottoterra prima del previsto, perciò... è passata nelle mani di Miranda che, geniale per com'è, l'ha venduta》, conclude con feroce disprezzo, esprimendo tutto l'odio radicato che prova verso i suoi genitori.
《Magari, per tua madre sarà stato complicato gestirla.》
Ghigna e con tono più rude afferma: 《Miranda non ci ha nemmeno provato. L'ha venduta al primo offerente. Non si è neanche sforzata di cercare un'offerta migliore, se l'è levata di torno e basta. Ha cominciato con i pochi animali rimasti e l'anno scorso, finalmente, è riuscita a sbarazzarsi anche della terra. Quando l'ho saputo sono andato su tutte le furie. Ho preso il primo biglietto aereo e sono partito per l'Inghilterra.》 Immagino si riferisca alla "settimana di merda". Quella che lo ha spinto a togliere la verginità a Paige da ubriaco.
《Non ne so molto, ma credo che gestire una fattoria non sia un'attività semplice. Può darsi che non se la sentisse. E se poi sarebbe caduta in rovina e avesse accumulato debiti? Quello sarebbe stato un pasticcio molto più difficile da gestire》, teorizzo, e mi tiro le ginocchia incrociandole sul sedile. 《Non credo che avrebbe venduto una cosa così importante se non fosse stato necessario.》
《Non ci ha provato nemmeno, Blue. Le servivano soldi e l'ha venduta, punto.》 Si lecca il labbro inferiore mentre si passa una mano sul collo. 《Cristo, come si vede che non la conosci. Non sai di cosa è capace pur di procurare dei soldi a quella merda di Charlie.》
《Charlie?》 La domanda non cela la diffidenza che sento verso quest'uomo che neppure conosco.
Ryan risponde quasi di getto: 《Niente.》 E china il capo per sfuggire al mio sguardo indagatore.
Mi sporgo in avanti. 《Ryan, dai.》 Voglio fargli capire che se volesse alleggerirsi qualche peso sullo stomaco, può confidarsi con me. Sempre.
Sbuffa. 《È il tizio con cui sta Miranda. Un ammasso di merda nullafacente che passa intere mattinate a sballarsi di crack e birra.》
《Oh, mio Dio.》 Avevo capito che la storia di Ryan non era semplice, ma non pensavo fosse disastrosa fino a questo punto. 《Da quanto tempo tua madre vive con questo Charlie?》
《Da troppo.》
《Sei cresciuto insieme a lui? È il tuo patrigno?》
《Si è trasferito da noi poco dopo la morte di mio padre. Non sono sposati, ma sì, è tipo il mio patrigno.》 Non oso immaginare come sia stato crescere con una persona così. Un dolore aggiunto alla perdita del padre. Mio padre ci ha reso la vita difficile, ma avevamo sempre la mamma che compensava col suo affetto. Ryan non aveva nessuno.
《Quindi, Erika è la figlia di Charlie, dico bene?》 Sto cercando di dare un senso a tutte le tessere del puzzle.
《Sì, prima di infilarsi tra le gambe di Miranda, Charlie stava con una tossica che è schiattata dando alla luce Erika. È un cazzo di miracolo che sia sopravvissuta vivendo da sola con Charlie.》
《Si è davvero preso cura di lei?》 domando sorpresa.
《Diciamo che, per i suoi standard, Charlie le vuole bene. Quantomeno, non l'ha mai picchiata. Comunque, Erika non ce l'ha fatta a vivere in quel cazzo di manicomio e quando è cresciuta ha preferito fare le valigie. Quella casa ti prende nei suoi tentacoli e non ti molla più fino a quando non ti ha succhiato via la vita.》 Ryan pronuncia queste ultime parole con violenza.
La domanda mi sorge spontanea: 《Non toccava Erika, ma... ma picchiava te?》
Si stringe nelle spalle. 《Charlie si infastidisce facilmente.》 Oddio.
《E tua madre? Charlie picchiava anche lei?》
《Ogni tanto, ma ero io il suo capro espiatorio. C'erano volte dove mi massacrava fino a farmi perdere i sensi》, sorride afflitto. 《Una volta mi trovò a leggere un libro d'arte di mio padre sotto le coperte. Si accostò al mio letto. Mi strappò violentemente le coperte di dosso, prese la torcia che stavo usando per leggere al buio e me la spacco in testa, sfogando la sua solita ira. Non era di suo gradimento che fossi attaccato alla roba di mio padre. Mi percosse a sangue per un paio di minuti, almeno credo. Non so quanto tempo è durata perché svenni e mi svegliai in una pozza di sangue la mattina dopo.》 Le sue parole mi trafiggono come un coltello. Questo Charlie non prova niente, è disumano.
L'immagine di quel bimbo massacrato e lasciato solo a morire è troppo straziante. Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Tiro su col naso. 《Nessuno venne a controllare se stavi bene?》
Mi accarezza una guancia. 《Non piangere. Non devi piangere. Col tempo ho imparato a correre più veloce di lui. Quando sono cresciuto, ho iniziato ad allenarmi e non mi ha più infastidito. Sto bene, ora. Guarda quanto sono affascinate!》
Ma io non riesco a smettere di versare lacrimoni e boccheggiare, faccio fatica persino a riprendere fiato. 《E lei continua a stare con questo animale?》
《Ehi, attenzione a come lo apostrofi! Quello è il suo amore, la sua ragione di vita. Già, una madre modello, la mia》, dice continuando ad accarezzarmi il viso. 《Ho cercato di convincerla a lasciarlo, a denunciarlo, ma non ci sono mai riuscito. Alla fine, con l'aiuto di Mark e dei suoi genitori, me ne sono andato. Rischiavo di impazzire in quella casa.》
Non è difficile immaginare lo strazio di sentirsi terribilmente impotenti nel guardare la propria madre mentre viene picchiata, o sapere che presto toccherà a te essere massacrato di botte. Ryan è dovuto crescere più in fretta degli altri bambini, e ha visto cose che un bambino non dovrebbe vedere mai. Forse, il fatto che sia sempre sulla difensiva, o che arrivi a fare a botte, è un disperato tentativo di ristabilire un qualche senso di potere dopo aver sofferto per la più intollerabile delle impotenze.
《Sono felice che tu sia vivo, Ryan》, singhiozzo sopraffatta dalle emozioni. Non posso pensare a come sarebbe la mia vita senza di lui, senza averlo mai incontrato.
《Che cazzo, stiamo facendo i sentimentali!》 esclama scherzando.
Mi allungo verso di lui e lo tiro in un abbraccio. Al primo contatto sembra quasi volersi ritrarre, sorpreso, ma subito restituisce l'abbraccio con un'intensità che mi fa tremare. All'improvviso tutto il peso di quello che ha passato me lo sento premere sulle spalle.
《Ti voglio bene》, gli sussurro, sentendo la pressione del suo corpo sul mio. Ho apprezzato così tanto che si sia confidato con me su un passato su cui preferisce sorvolare. Lo sento più vicino a me di quanto non lo sia mai stato.
《Ti voglio bene, Blue》, mi sussurra lui sulla fronte.
Ci stringiamo in un lungo e silenzioso scambio di calore e affetto. Gli accarezzo i capelli morbidi e rasati, mentre lui rimane immobile, indifeso. Starei qui, così, per ore e anche lui, ne sono convinta.

Non dimenticate di cliccare sulla stellina ❤
Pagina instagram: guppybook

GUPPYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora