Capitolo 29

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A Mark diamo l'onore di raschiare l'ultima striscetta di carta rimasta

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A Mark diamo l'onore di raschiare l'ultima striscetta di carta rimasta. 《E adesso che facciamo?》 domanda, scendendo dalla piccola scala, con Violet che gli tende la mano.
《Dobbiamo rimuovere i residui di colla del vecchio rivestimento. Raschiarli con la spatola e, se necessario, carteggiarli leggermente con la carta vetrata, facendo attenzione a non rovinare la parete》, risponde Ryan scagliando un'occhiataccia alla mia migliore amica.
《Senti, non è che maneggio spatole tutti i giorni, eh! E poi ho fatto un buchino impercettibile》, si giustifica lei.
Rido guardandola poggiare la schiena al muro a nascondere quel foro, che poi così impercettibile non è. 《Non preoccuparti, V》, la rincuoro, sorridente.
《Basta chiacchiere, mettiamoci all'opera. Stasera devo tornare al pub e voglio almeno finire questa prima parte di lavoro》, fa Ryan, inclinando la testa e scrocchiandosi il collo.
Un paio d'ore dopo, tutto il materiale collante sparisce e con lui anche parte delle nostre energie.
Il mio stomaco si fa sentire con un gorgoglio. 《Ho fame. Possiamo fare una pausa, per favore?》 Mi rivolgo al capo.
《Dovresti rivolgerti a me sempre così, con questo tono sottomesso》, dice con faccia seria, ma dopo scoppia a ridere vedendo la mia smorfia di disgusto. 《Certo, Guppy》, continua lui, spettinandomi i cappelli come fossi il mio cane Sabbia. Manca solo che mi lanci il frisbee al parco.
《Conosco un ottimo ristorante cinese! Propone piatti particolarmente gustosi ed è un buon posto per una pausa refrigerante》, dichiara Violet.
《I cari vecchi hamburger non vi piacciono più?》, ribatte Ryan.
《Non fare il classico americano!》 lo canzona l'amico.
《Ma che cavolo dici, Mark! io sono inglese》, precisa lui, scuotendo la testa, stralunato.
Scoppia a ridere fragorosamente. 《Allora non fare il classico inglese!》

Non appena varchiamo la soglia del ristorante ci viene incontro un cameriere. Ci sorride e ci accompagna nella piccola sala dall'aspetto futuristico con dalle pareti rivestite in cemento a vista e grandi vetrate. Non proprio il look che ti aspetteresti da un ristorante cinese. Quasi mi sento a disagio con questa tuta.
《Permetti?》 Il ragazzo sposta un pouf e mi fa accomodare, Sì, abbiamo un tavolo con i pouf e le poltrone dorate. Strano, anche un po' scomodo forse, ma è divertente dondolarsi in questo sedile imbottito. Lo ringrazio e lui mi sorride cortese prima di tornare all'ingresso.
Mark scosta il pouf e lascia che la sua fidanzata vi sieda sopra. Violet se lo guarda con occhi a cuoricino. 《Amore, te lo devo proprio dire: sei un vero gentiluomo.》
《È un pouf, non ha senso spostarlo》, proclama Ryan buttandosi a peso morto su una delle poltrone che circondano il nostro tavolo.
《Cosa vuoi che ne capisca, lui, di roba da gentiluomini. Usa la parola "cazzo" come fosse una virgola》, lo sbeffeggia Mark, facendomi ridere.
《Ah, ah, molto divertente》, dice in tono piatto, arricciando il naso. Estrae il cellulare e con dita veloci manda degli sms, può darsi a quella Erika.
Violet apre il menù plastificato e insieme lo sfogliamo. Propone una sfilza di piatti tipici della cultura cinese, zuppe, involtini, riso, ravioli, ma anche bistecche, tacos e, per la gioia di Ryan, hamburger. Hanno tutti l'aria di essere davvero gustosi.
Mark sfoglia nervosamente il menù, consigliando qualche piatto al suo amico che proprio non vuole saperne.
《Prenderò la zuppa wonton》, dichiara Violet.
Mark annuisce. 《Sì, convince anche me. Con tutti quei ravioli ripieni e tuffati in un buonissimo brodo! Ho già l'acquolina in bocca. Tu che prendi, Blue?》
《Un toast ai gamberi, nuvole di drago e spaghetti di soia ai frutti di mare》, rispondo, un po' imbarazzata per aver ordinato più cose degli altri.
《Che cazzo sono le nuvole di drago?》, chiede Ryan, senza alzare gli occhi dal suo menù.
《Visto? Mette la parola "cazzo" in qualsiasi discorso》, lo prende in giro Mark, beccandosi un gestaccio.
《Si tratta di croccanti sfogliatine fritte, dall’aspetto molto simile a quello delle patatine in busta. Sono davvero squisite》, rispondo alla sua domanda. 《Dovresti provarle!》
Richiude il menù e lo mette giù, congiungendo le mani sul tavolo. 《Prenderò un hamburger.》
《E ti pareva...》 fa Mark, sbuffando.
《Okay. Dato che siamo tutti pronti...》 Violet fa cenno al cameriere di raggiungerci al tavolo. Il ragazzo arriva subito con penna e block-notes.
《Due zuppe wonton.》 Mark alza due dita e indica una voce del menù. 《E una bottiglia d'acqua minerale.》
Il cameriere annuisce e poi si volta dalla mia parte. 《Se posso permettermi, ho notato che hai dei bellissimi capelli, e si dice che la nostra vellutata con semi di lino renda i capelli ancora più lucidi. Non che tu ne abbia bisogno, ovviamente, ma te la consiglio》, sorride e io faccio lo stesso, mentre il mio sguardo viene calamitato da un Ryan che non mi toglie gli occhi di dosso.
《Terrò il tuo consiglio per la prossima volta. Oggi voglio provare dell'altro》, accenno un sorriso cordiale e detto la mia ordinazione, che viene subito annotata.
《Ci siamo già visti da qualche parte, forse? Hai un'aria familiare. Mai stata al Ryan's Bar di Greenford, a Londra?》 mi chiede ancora. Oddio, sì, un milione di volte. Ci venivo sempre con Sophie. Mi viene da ridere. Quanto è bizzarra la vita? Mangiavo in un posto che amavo, e che portava il nome dell'unico ragazzo che mi ha stravolto la vita, l'unico che io abbia mai amato.
Annuisco. 《Lavoravi lì, vero?》
《Sì! Tu venivi spesso il sabato, quando ero di turno, se non erro. Oh, sì, sì, adesso mi ricordo di te. Eri la più gentile, oltre che la più carina delle nostre clienti.》
《Ma che, scherziamo?!》 s'indigna Ryan.
《Parker...》 Mark cerca di richiamare la sua attenzione per evitare che esploda del tutto. Conosce fin troppo bene il suo caratteraccio impulsivo. Ma la miccia ormai è accesa.
《Scusa?》 fa il cameriere, risentito.
《Mi pigli per il culo, stronzo? Fa' il tuo lavoro, prendi le ordinazioni, e levati dalle palle》, gli urla il tatuato imbufalito.
Violet si dipinge un sorriso tirato sulla faccia, tanto per salvare il salvabile. 《Siamo stanchi e abbiamo parecchia fame.》
Il ragazzo si sistema la giacca e si rivolge a Ryan con un sorriso falsissimo. 《Cosa posso portarti?》
《Ma come, a me non consigli niente? Qualche zuppa bioluminescente che possa illuminare il mio pise...》
《Prende un hamburger》, interviene Violet, frenando quella testa calda di Parker, mentre Mark si sganascia dal ridere.
Ultimamente l'avevo visto più pacato, diverso, più che altro con Dylan. Ma, a questo punto, solo perché lo ritiene pericoloso, perché il vero Ryan è questo: l'irascibile che per un nonnulla si infuoca.
《No, prendo quello che ha preso la mia ragazza》, afferma lui, facendomi schizzare fuori gli occhi dalle orbite. Violet spalanca la bocca, sorpresa.
《Amico, non avevo capito...》 farfuglia il ragazzo, impacciato.
《Sì, sì. Adesso vai.》 Il cameriere si dilegua e noi tutti fissiamo Ryan sconvolti. 《Che avete?》
《Hai detto...》 A Violet muoio le parole in bocca.
《Sì, lo so quello che ho detto. Sono affamato, volevo che finisse di prendere le ordinazioni, tutto qui. Potete chiudere il libro delle favole che si è aperto nelle vostre teste schizzofreniche.》 Un senso di delusione mi pervade, pur conoscendo a memoria il pensiero negativo che ha sulle relazioni. Indurisco il cuore contro i volti delusi dei miei amici. 《E poi il fare da cascamorto mi urta i nervi. Siamo in quatto qui, Fisher sarebbe potuta essere benissimo la mia ragazza e quello ci provava spudoratamente sotto i miei occhi. Che idiota...》 Scivola sulla poltrona. 《Comunque, prima e ultima volta che vengo a mangiare in questo posto.》
Alcuni minuti dopo, i nostri piatti arrivano tutti insieme consegnati dal cameriere che stavolta tiene un profilo poco confidenziale. Non so come sia riuscito a tenere tutte quelle portate in un braccio solo, io avrei rovesciato tutto a terra. 《Buon appetito》, si limita a dire prima di sparire nelle cucine.
Hanno un buon odore, spero che anche il sapore sarà uguale.
Assaggio prima il toast e poi divido le mie nuvole con Mark. 《Buonissime!》 esclamiamo in coro, con la bocca piena.
Violet si sporge dal pouf. 《Datene qualcuna anche a me, brutti avari!》
Ryan gli passa il vassoio con le sue nuvole. 《Puoi mangiarle tutte, Watson. Io non le voglio.》 Ma non le ha nemmeno assaggiate!
《Allora perché le hai ordinate?》 domanda lei con la smorfia di chi ha appena scoperto un segreto.
Lui scrolla le spalle. 《Non lo so.》
V sorseggia rumorosamente la sua zuppa, fissandolo negli occhi. 《Tanto per poter sbattere a quel tizio che Blue è la tua ragazza, solo per questo le hai ordinate; e per di più non ti piace il cinese. Ma siamo noi ad avere le teste schizzofreniche, vero? Tu non stai bene, Parker... proprio no.》 Mark non riesce a trattenere le risate di fronte alla franchezza della sua fidanzata. E quando penso che gliene stia per dire quattro, Ryan mi stupisce accennandole un sorriso.
Questo ragazzo è un enigma. La mia mente si sente come una centralina con i fusibili in fiamme. Non ci capisco niente.
《Che piani avete per il Ringraziamento?》 ci chiede Mark versando da bere a V.
Aspiro un filo di spaghetti e dopo rispondo: 《Tutta la mia famiglia verrà a trovarmi! Anche se non siamo nati qui, rimaniamo comunque per metà americani, da parte di mio padre, perciò lo festeggiamo eccome!》
Violet batte frenetica i piedi a terra e si sfrega le mani. 《Che splendida notizia! Non vedo l'ora di rivedere Sophie!》 Prevedevo il suo entusiasmo conoscendo l'ottimo rapporto tra le due. 《Parker, tu che sei un inglese purosangue, invece, che progetti hai? Torni in Inghilterra da mamma?》 Lui distoglie lo sguardo e avvolge lentamente pochi spaghetti nei rebbi della forchetta. Viene nominata l'Inghilterra ed ecco di nuovo quella malinconia. Perché? Forse quel posto riaffiora in lui il ricordo del padre. E non deve essere un bel ricordo, a giudicare da come ne parlava ieri notte.
Mark posa una mano sul ginocchio della mia amica. 《No, Tesoro, di solito Ryan rimane da noi, a casa dei miei》, poi per alleggerire l'aria che tutto a un tratto si è fatta pesante aggiunge: 《E quest'anno anche tu sarai la benvenuta in casa Turner. Giovedì a pranzo sei ospite dai miei, vogliono conoscerti!》
Violet si porta tutte e due le mani alla bocca. 《Oh, cielo! Conoscerò la tua famiglia!》 Volta la testa nella mia direzione. 《A pranzo dai genitori di Mark, a pranzo dai genitori di Mark! Giovedì! Ma è fra quattro giorni! Come mi vesto? Elegante o sportivo? E il trucco? Meglio leggero o punto su qualcosa di deciso?》 Primi incontri, più Violet, uguale stress assicurato per tutti. Stress assicurato per me. Ma non posso che trovare tenerissima la sua agitazione. Fossi in lei, anche io me la starei facendo sotto. Chi non vorrebbe la piena approvazione dai genitori del proprio fidanzato?
《Abbiamo quattro giorni di tempo, ci penseremo! Ho già in mente qualche idea, non preoccuparti. Ora, finisci la tua zuppa prima che si freddi.》 Le faccio l'occhiolino. Dalla sua espressione direi che sono riuscita a rassicurarla.
I ragazzi si scambiano un'occhiata d'intesa. 《Donne...》 sussurrano all'unisono. 《Strane creature.》
Mangiamo con ingordigia -tranne Ryan, lui non tocca cibo- e mi sazio con una certa velocità mentre chiacchieriamo e spettegoliamo a tutta birra. Ci raccontiamo un mucchio di scemenze (Mark che crede nell'esistenza dei licantropi è la mia preferita. Piega in due dalle risate me e Ryan) ma parliamo anche di argomenti seri, come le guerre nel medio oriente o l'omofobia. Si spazia da un argomento all'altro senza annoiarsi mai; è veramente piacevole passare il tempo insieme a loro.
Chiediamo il conto e Mark si offre di pagare il pranzo a tutti noi, nonostante le proteste. Ritorniamo a casa e riprendiamo i lavori, più spompati di come eravamo partiti.
《Avete pure mangiato, dovreste essere super carichi》, ci sprona Ryan pulendo il muro con un panno ad un ritmo parecchio più veloce del nostro. Non è per fare la scansafatiche che sono lenta, ma perché ci stavamo divertendo così tanto al ristorante che non avevo nessuna voglia di andarmene.
《Quel brodo mi ha gonfiato la pancia, fa lo stesso rumore di un acquario talmente è piena》, sbuffa Mark. 《È tutto un glu, glu, glu.》
Parker lo fissa confuso. 《Un glu, glu, glu?》
《Sì, sai, il suono che fanno le bollicine negli acquari》, spiega. Ryan scuote la testa sdegnato. 《Datti una mossa.》
Mark si massaggia la pancia con una mano. 《È che non credo di sentirmi molto bene.》
Violet si avvicina al suo ragazzo. 《Dev'essere stata quella zuppa wonton. Ho l'acquario anch'io.》 Fortuna che non l'ho assaggiata, penso immediatamente.
《L'acquario... Ragazzi, ma come accidenti parlate?》 sbuffa Parker, sfilandosi la maglia dalla testa. 《Sono proprio amici tuoi, Fisher.》
《Ehi, Turner era amico tuo prima ancora che diventasse mio.》
Sale sulla scala per spazzare la polvere depositata sugli stipiti della porta. Il muro deve essere perfettamente asciutto e pulito perché la vernice aderisca bene. 《Si vede che mi circondo di scemi allora.》 Non c'è traccia di sarcasmo nella sua voce.
《Dovremmo mandarti al diavolo, Parker, lo sai? Sei insopportabile》, contrattacco.
《Puoi farlo, se è quello che vuoi. Ma sappiamo entrambi che non lo è.》 Scende dalla scala e mi dà un leggero buffetto sulla guancia. 《Bel tentativo comunque.》
Chiudo gli occhi per rabbonire il nervoso. Li riapro e vedo Violet dal colorito cadaverico correre in bagno. 《V?》 la chiamo preoccupata, poi sento dei conati. Apro la porta ed entro, pur sapendo che la vista di qualcuno che rimette o il solo udire le grida che ne accompagnano i conati, mi incita al vomito.
La trovo accasciata davanti al w.c. 《Scusa. A quanto pare ho l'abbonamento al tuo gabinetto》, biascica con la fronte sudata.
《Tesoro!》 Mark arriva in suo soccorso. La prende per le braccia e la solleva. 《Ti riporto a casa, ora che mi rimangono le ultime forze.》
《Menomale che ce l'avevi raccomandato, Watson. Come dicevi? Un ottimo ristorante?》 Ryan agguanta il braccio di Violet e se lo porta in spalla, aiutando Mark a portarla fuori. Le prendo le chiavi di casa dalla tasca e apro la porta del suo appartamento, lasciando che i ragazzi la depositino in camera.
Le lascio un bicchiere d'acqua sul comodino e le accarezzo la fronte. 《Riposati.》
Mark si siede sul letto, accanto a V. 《Ragazzi, se non è un problema, io resterei con lei. Non sarei comunque granché d'aiuto in queste condizioni.》
Gli sorrido. 《Assolutamente.》
Prova a togliersi le Converse con movimenti maldestri. 《Parker, mi daresti una mano, ho paura che se mi piego ancora, darò di stomaco.》 Ryan alza gli occhi al cielo ma poi si china e gliele sfila, sistemandogli anche un calzino che si era arrotolato sotto un tallone.
Apro la finestra per far entrare dell'aria fresca; potrebbero squagliarsi con questo caldo. 《Allora noi andiamo. Per qualsiasi cosa, chiamate.》 Do un bacio sulla guancia alla mia amica e batto il cinque a Mark, che prima di andarcene richiama il suo amico. Ci voltiamo insieme anche se ha fatto solo il suo nome.
《Che devo fare stavolta? Sfilarti il reggiseno?》 Lo provoca Ryan, strappando un lieve risolino a Violet.
《Questa volta niente. Ma la prossima, convincimi a prendere un fottutissimo hamburger.》

《E credevi che con una sola latta avremmo potuto verniciare una camera intera?》 Caccia fuori dal borsone altri tre barattoli di vernice color ciano, rulli, pennelli e scotch carta. Ha comparato tutta questa montagna di roba per me. Sta passando con me le uniche ore libere che ha prima di tornare a lavoro, e non le sta passando comodamente sdraiato sul divano, al contrario si è rimboccato le maniche e sta sudando dentro questa fornace di casa, solo per aiutarmi. Il più delle volte penso che Ryan non abbia un cuore, lo ammetto, ma è con questi piccoli, grandi gesti che finisco per ricredermi.
《Eri insieme a me quando l'abbiamo presa. Potevi dirmi che non sarebbe bastata》, lo rimprovero, ma senza usare un tono severo.
Comincia a foderare gli stipiti della porta con lo scotch per evitare che la pittura li sporchi. 《Faccio il barista, non il mago. Dovevo conoscere le misure della tua camera senza averci ancora messo piede?》 Ricordo la prima volta che è entrato in camera mia, è stato quando Leilani e Yvonne mi avevano lanciato addosso quel succo. Era un estraneo fra le mie cose... ma oggi non più. Potrei rapirlo pur di far del suo profumo l'odore di casa mia.
Ricopro i bordi della portafinestra con un ammasso di scotch. 《Certo che no. Ma lavoravi lì dentro una volta e, come ex dipendente, avresti dovuto sapere che non tutti i clienti riescono a calcolare la quantità di pittura che serve per imbiancare una stanza.》
Mi squadra da capo a piedi. 《Un errore di distrazione》, ammicca spavaldo. Faccio un passo indietro come a schivare l'imbarazzo che puntualmente mi provocano le sue parole. Lui, neanche a specificarlo, se la ride.

Finiamo di rivestire infissi, interruttori e battiscopa e ricopriamo il pavimento con dei fogli di giornale. Ho la schiena a pezzi, e forse fa male pure al mio direttore ma non lo dà a vedere.
Versa in un secchio una certa dose di vernice e la mescola con un bastoncino. Sono stanca ma elettrizzata. Sta per arrivare la parte migliore!
《Ecco le regole, Fisher: gli spazi più difficili, per esempio quelli tra gli angoli, vanno pitturati utilizzando il pennello piccolo, il rullo invece sulle superfici ampie.》 Preleva dal contenitore con il rullo una quantità ridotta di pittura per evitare gocciolamenti. 《Dipingi per prima una fascia lungo il bordo del soffitto, partendo dal soffitto, fallo scorrere senza sollevarlo, sempre con la stessa pressione e lo stesso ritmo, evitando di andare troppo veloce.》 Ha un non so che di sensuale quando mi spiega cosa devo fare. 《Coraggio, prova.》
Tento di fare come ha spiegato e imbranata come sono, mi faccio cadere delle gocce di colore sui capelli sollevando il rullo. 《Accidenti. Tu la facevi così semplice, Parker.》 Mi sfrego i capelli con le dita. Provo a farmi una coda, non voglio che si sporchino ancora. Mi fisso le mani. 《Grandioso! Oltre ad avere i capelli azzurri, adesso anche le mani lo sono! E tu finiscila di ridere.》 Gli mollo una linguaccia ma continua a ride in modo spropositato.
Rimette a posto i nostri rulli. 《Vieni, ti lego i capelli》, proclama frenando le risate.
《Okay》, replico senza sapere cosa aspettarmi.
Mi pettina usando le dita con estrema cura, senza mai farmi male. Il suo tocco è gentile e forte nel medesimo tempo.
Mi domando come possa essere fare l'amore con Ryan. Non che io sappia come funzioni la cosa, ma non posso fare a meno di pensarlo. Oddio, che mi prende? Non avevo mai fatto questi pensieri prima! Sono attratta da lui, ovviamente, ma addirittura pensare di fare quello...
《Elastico》, mi dice, svegliandomi dalla trance. Lo scendo dal gomito e glielo porgo. Mi tira i capelli tutti indietro e li lega in una coda alta. 《Non ti daranno più fastidio. Ti stanno molto bene pettinati così.》
《Ti ringrazio.》 Il viso completamente scoperto mi sembra stranamente sconosciuto; quando faccio la coda lascio sempre qualche ciuffetto libero. Quando ero piccola, Alfred voleva sempre che li lagassi perfettamente, che non ci fosse un capello fuori posto.
AIfred.
Il pensiero di lui, fa tremare il mio corpo. Mi provoca un forte senso di nausea, lo stomaco mi si ribalta.
《Vado a rinfrescarmi un attimo, mi sto sciogliendo con questo caldo afoso》, lo avverto, filando in bagno a lavarmi la faccia, a togliermi di dosso il ricordo melmoso di Alfred.

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