Il mio nome è Levi Ackerman. Abitavo nella città di Sina, ma da poco mi sono trasferito in Maria, un paesino lì vicino. Sono di famiglia benestante e, dopo che il cancro mi ha strappato via mia madre quattro anni fa, mi sono ritrovato solo ora a dover vivere con mio zio Kenny, un uomo alquanto loquace e che odia i bambini; per questo ha aspettato che crescessi prima di prendermi con sé. Non voleva avere troppe responsabilità, ma forse lo capisco.
Il taxi sul quale ero salito si ferma davanti ad una casa rovinata: il cancello è completamente arrugginito e spalancato, il giardino ha l'erba alta, probabilmente perché nessuno lo taglia da anni, i muri sono crepati, anche se non tanto, e le finestre sono lerce. Faccio una smorfia di disgusto e, dopo aver pagato l'autista, scendo dal veicolo con in mano il mio trolley e lo zaino in spalle.
Rimango fermo ad osservare la mia nuova abitazione, prendendo poi il telefono per controllare i messaggi. Ovviamente, non c'è campo. Sbuffo e alzo gli occhi al cielo. Come vorrei lanciare il dispositivo contro una roccia e distruggerlo. Mi decido ad entrare solo dopo aver constatato che passerò degli anni terribili in questo postaccio.
Busso alla porta e la mia rovina mi apre, accogliendomi con un forte abbraccio. Mi stringe a se e mi solleva. «Eccoti, finalmente!» urla, stranamente emozionato dal mio arrivo. E dire che qualche anno fa si è battuto pur di non prendermi con sé, lasciandomi in mano ai miei vecchi domestici a Sina. «Come stai nipotino?» l'appellativo che utilizza mi fa venire un tic nervoso all'occhio.
«Bene» mi limito a rispondere, guardandomi intorno. L'arredamento è l'unica cosa che si salva: sembra piuttosto ordinato e solo leggermente rovinato. Non posso dire lo stesso del resto, però. Mio zio annuisce e afferra i miei bagagli, salendo al piano di sopra dove, probabilmente, è situata la mia camera.
Faccio per seguirlo, ma mi blocca dopo il primo gradino. «Vai a farti un giro in paese. Hai bisogno di conoscere il posto e magari farti qualche amico» mi ordina, poggiando a terra le mie cose per venire a fianco a me. Poggia entrambe le mani sulle mie spalle e mi spinge fin fuori, senza darmi il tempo di replicare. Mi volto in direzione della porta che viene sbattuta senza troppa grazia dall'uomo. Sono appena arrivato e già non mi vuole tra i piedi.
Trattengo un urlo frustrato e do un calcio ad un sasso vicino, facendolo schiantare contro il cancello, provocando un rumore quasi assordante. Mi incammino verso la strada principale del paese, passando davanti a piccoli negozi dall'aspetto antico. Qui sembra che nulla sia stato ristrutturato negli anni; dalle case alle strade non c'è nulla di moderno. È affascinante come caratteristica di Maria.
Andando avanti, trovo aperto un piccolo con bar non troppo pieno di gente. Entro e vengo subito adocchiato da un gruppo di ragazzi seduti in fondo alla sala. Li fissò con un sopracciglio alzato e li ignoro, andando verso il bancone. Ad accogliermi è un uomo di mezz'età con in bocca una pipa e un capello rosso sbiadito. Mi osserva e fa una smorfia, come infastidito dalla mia presenza. «Buongiorno giovanotto. Che ti porto?» chiede, togliendosi l'oggetto dalla bocca. Fa uscire il fumo dal naso nella direzione opposta.
«Avete del tè?» domando e lui si guarda intorno, soffermandosi su una piccola mensola posta sopra la macchina del caffè. Annuisce e prende le buste, mostrandomi i vari aromi che possiede. «Classico, grazie» lui annuisce di nuovo e inizia a prepararmi la bevanda.
Durante l'attesa, il gruppo di ragazzi che prima mi stava guardando si avvicina a me e mi circondano. Non sembrano avere brutte intenzioni. Anzi, dai loro sguardi sembrano più che altro curiosi. L'unica ragazza tra loro piega la testa di lato e mi fa un piccolo sorriso. «Sei nuovo da queste parti?» domanda ed io annuisco. I suoi amici sembrano sorpresi. «È strano che ci sia ancora qualcuno che venga a vivere da queste parti» continua lei, giocando con un ciuffo di capelli rossi naturali.
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The Ghost (in revisione)
FanfictionLevi, insieme ai suoi amici, si ritrova a vagare in un grande bosco. Il loro obbiettivo era quello di trovare la "casa", famosa per le numerose morti che avvenivano là dentro. Voci di corridoio affermano che era infestata dalla famiglia Jaeger. La l...