NON SONO PIÙ QUELLO DI UNA VOLTA

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Eren e Mikasa fecero una passeggiata per tutta la città.
La vecchia decise di portarlo anche al cimitero per fargli vedere la tomba di Rivallie: <Quanto tempo...> commentò lui, accarezzando l'immagine dell'uomo: <Mi manca tanto...> aggiunse, facendo scendere una lacrima.
<E Levi? Non ti piace?> la voce della donna era sia infastidita che dispiaciuta.

Il castano indicò la lapide: <Lui è dentro Levi... loro due sono la stessa persona... se mi manca Rivallie... allora mi manca anche Levi...> disse lui, alzandosi: <Torniamo a casa?> chiese, ma lei scosse la testa.
<Non ancora, ti prego!> supplicò.
Eren sbuffò e poi annuì, prendendola sottobraccio: <Andiamo...> disse.
Era leggermente infastidito della compagnia della donna; era lenta e non faceva altro che parlargli dei suoi problemi col marito.

Arrivarono ad un bar, dove entrarono e si sedettero a un tavolo.
<Allora, Eren. Ti piace essere di nuovo umano?> chiese Mikasa per la millesima volta e ricevendo la stessa risposta.
<Si...>

Un cameriere si avvicinò a loro: <Salve cosa volet-> si bloccò e spalancò gli occhi appena vide il castano.
Fece cadere il blocchetto e cadde a terra, allontanandosi sempre di più dal giovane, che si alzò per fronteggiarlo.
<Tutto bene?> chiese, mentre quello si proteggeva con una sedia.
<C-com'è possibile?! T-tu sei Eren Jaeger!> gridò, attirando l'attenzione di tutto il locale che, appena lo videro, urlarono o scappavano direttamente.

<E con questo?!> chiese, confuso, il castano.
<ASSASSINO! CHIAMATE LA POLIZIA!> gridò il cameriere, mentre Mikasa si avvicinò ad Eren.
<Torniamo a casa!> disse, conducendolo fino alla porta.
Nessuno tentò di fermarlo, ma dopo neanche un minuto, uno dei poliziotti che si trovava lì vicino per sorvegliare la zona, lo fermò.

Appena gli occhi del poliziotto e quelli del castano si incontrarono, quelli di quest'ultimo divennero di colore rosso: <Non toccarmi, feccia> disse, scansando il poliziotto.
Quest'ultimo si spaventò per l'incredibile forza e per aver riconosciuto lo sguardo da pazzo dell'ex assassino.
Era spesso disegnato con quegli occhi, che ormai sembravano essersi dimenticati tutti.
E adesso eccoli.

Eren era su tutte le furie per il poco rispetto che gli avevano dato.
Mikasa cercò di tenerlo stretto, ma la vecchiaia non glielo permetteva.
Il suo cuore smise, tutto d'un tratto, di battere e lei cadde a terra.
Aveva avuto un infarto, ma Eren non se n'era accorto, era troppo impegnato ad infamare il poliziotto a terra.

Un ragazzo, che era a pochi passi da lì, notò la vecchia e le corse incontro: <Signora, sta bene?!> chiese, ma lei non rispose.
Le prese il polso, ma non vi era battito: era morta.
Il castano rubò la pistola all'uomo e gliela puntò addosso: <Chiedimi perdono o ti sparo!> gli disse.
Quello si inginocchio e chiese scusa una decina di volte, ma quella sensazione di grande potere che Eren non aveva da più di mille anni gli fece premere il grilletto, uccidendo l'uomo.
Rise. La risata isterica che gli veniva ogni volta che vedeva un morto, ma poi, si bloccò.

Lo aveva rifatto. Aveva ammazzato un innocente che gli aveva anche chiesto scusa.
Quell'uomo poteva avere una famiglia, che lo stava aspettando a casa per pranzare tutti insieme.
Fece cadere l'arma e si allontanò dal corpo, sbattendo con il piede contro qualcosa; si girò di scattò e vide il corpo di Mikasa, senza vita, a terra.
Nemmeno una lacrima.
Non riusciva a piangere e nemmeno ad essere triste di fronte alla sua migliore amica ormai morta.

Una pattuglia di polizia lo circondò: <Metti le mani dietro la testa o ti spareremo!> urlò uno, puntandogli la pistola contro.
Eren non gli diede retta e tentò di fuggire, finendo col l'essere bombardato di pallottole.
Il castano cadde a terra, in una pozza di sangue.

[...]

<È morto?> chiese una voce, sollevata e preoccupata.
<Una pallottola gli ha colpito la testa. È morto per forza, signora> disse un altro.
<Ma lo vedo muoversi> disse un'altra voce.
Effettivamente, Eren non era morto.
Nemmeno lui sapeva perché era ancora vivo.
<Come facevate a sapere che lui è il vero Eren Jaeger?>
<Ci pensi! Qualche giorno fa il suo corpo sparisce e pochi giorni dopo eccolo qui! È tornato in vita!>
<Ma... aveva la testa mozzata>
<Magia oscura! Credo sia questa che ha usato per tornare in vita!>
<Perché il suo corpo evapora?> chiese qualcuno.
<Non saprei... ma non mi piace>

Il castano non sentì più dolore e subito dopo tornò integro come prima.
'Cosa? Com'è possibile?!' pensò.
Gli abitanti guardavano il ragazzo che si rialzava, furioso.
<Non gli hanno fatto niente! Scappiamo> tutti si misero a correre.
Quello il momento giusto per filarsela; Eren si rialzò, prese il corpo dell'amica e se ne andò.
*scena di tokio ghoul, ma con Eren e Mikasa*

Tutti lo guardarono, stupiti: <Che sta facendo?> chiese uno.
<Non saprei> rispose un altro.
Presero a seguirlo, lontani quanto basta.
Il castano arrivò al cimitero, dove il signor Pixis stava bevendo dell'alcool: <Ah? Cosa è successo?!> chiese, notando la donna.
<È pesante... mi aiuti...> chiese il giovane.

L'uomo lo aiutò ad appoggiarla per terra: <Penso abbia avuto un infarto...> aggiunse, sedendosi a fianco della donna.
Adesso si che stava piangendo; le lacrime scesero velocemente e lui le asciugava ripetutamente.
Notò, poco dopo, che tutti quelli che avevano assistito allo spettacolo di poco fa, lo avevano seguito.

Eren abbassò lo sguardo e si alzò, mettendosi davanti alla folla: <Mi dispiace...> sussurrò: <Io... non sono più quello di una volta! Quel poliziotto... i-io non volevo ucciderlo!>
<Ma lo hai fatto!> gridò un uomo, ma tutti lo zittirono.
<Ero spaventato! Mi è venuto spontaneo premere il grilletto! Ma adesso basta, se siete qui per diffamarmi, andatevene! Oggi è morta una delle mie amiche più care ed io ho intenzione di seppellirla!> scoppiò in lacrime.
Odiava sentirsi così debole agli occhi degli altri.

Una donna gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla; tremava leggermente: <Io ti perdono> disse.
Si avvicinò un altro: <Anche io>
Poco a poco, tutti quanti lo perdonarono.
Per la prima volta, Eren si sentiva amato veramente e non per la sua fama.
Una volta la gente lo lodava solo per salvarsi la pelle, ma adesso era tutto diverso; lo abbracciavano perché lo volevano loro.
<Grazie...> sussurrò.

L'estate finì; Levi ed Eren si trasferirono in una piccola casetta a fianco a quella dove, una volta, ci viveva Isabel.
Il corvino aveva proposto al castano di venire con lui a vivere e quello accettò, come accettò di diventare il suo fidanzato ufficiale.

Ogni pomeriggio, dopo essere tornato a casa da scuola, il più grande si ritrovava il compagno alle prese con i fornelli.
Non avendo mai cucinato e non conoscendo gli oggetti moderni, capitava spesso che si formava un incendio o che, addirittura, Eren si dimenticava di spegnere la fiamma e bruciava il cibo.

Succedeva spesso che Levi dovesse preparare da mangiare al posto suo, ma almeno non rischiavano di morire di fare: <Eren, per l'ennesima volta, non si mettono l'insalata e i pomodori in padella. È un cibo che va servito così com'è> gli disse.
Il castano chiese scusa e il più grande gli lasciò un bacio sulle labbra: <Se vuoi te lo scrivo>
Il più piccolo annuì.

<Domani devi andare a scuola?> chiese.
<Si, solo la Domenica non vado>
<E... quand'è Domenica?>
<Se oggi è Giovedì, quanti giorni mancano?>
<6?> il corvino sbuffò, ma subito dopo rise.
<Ridimmi i giorni della settimana>
<Lunedì, Mercoledì, Sabato, Martedì, Venerdì, Giovedì, Domenica?>
Levi scoppiò a ridere; non tanto perché gli aveva detti nell'ordine sbagliato, ma perché ne era completamente convinto.

<No, Eren. Sono Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato e Domenica. Io non vado a scuola tra tre giorni>
<Che complicazione, eh> disse, scocciato il più piccolo.
<Ti ci abituerai, ma adesso...> diede un altro bacio al più alto: <Sono io che devo studiare. Non disturbarmi, va bene?> quello annuì e l'altro se ne andò.

*angolo autrice*
Siamo quasi alla fine della storia, raga!

The Ghost (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora