2. Seere Carman

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  - Natsu!- La voce di Erza fece tremare le deboli pareti di Fairy Tail. La maga in armatura si scaraventò sul ragazzo prendendolo per la sciarpa e tirandolo a se. Ricadde in ginocchio, tenendo stretto l'amico tra le braccia e fissando la donna con un occhio solo. Era rimasta in ascolto e aveva pianto, ma era rimasta obbediente agli ordini del Master, ma ora che anche Natsu era in pericolo non lo aveva più sopportato. Sperando in quell'occhio artificiale che l'aveva salvata più di una volta, si era gettata in quel delirio. Eppure davanti a se non vedeva che una ragazza, di fronte alla cui bellezza Natsu aveva tentennato, ma le figure di Gray e Juvia immobili e stesi a terra le diedero la forza di minacciarla. Con il braccio libero materializzò una delle sue amate spade e la puntò verso la donna.
- Come è potuto accadere? Sei stata tu?-
- Erza ora basta.- La voce stanca e piena di rammarico del Master la distrassero. L'uomo era in piedi e fissava i due ragazzi sul pavimento cercando di calmare quel vecchio cuore che piangeva di dolore. Era stata solo colpa sua, lui aveva scelto Gray e Juvia credendo nella forza dei suoi due figli e nella loro determinazione. Ci aveva pensato così tanto prima di prendere una decisione, doveva essere una missione della massima segretezza e mandare persone come Erza o Laxus non era indicato, entrambi attiravano troppo l'attenzione, nonostante il loro potere magico fosse elevato. Gray e Juvia, invece, secondo i suoi calcoli erano le persone più indicate. Si avvicinò piano e posò una carezza sui volti freddi di entrambi, infine fece un grosso respiro e provò a rientrare nei panni del Master di Fairy Tail. - La nostra ospite deve andare nella sua stanza. Che nessuno si giri fino a che non darò l'ordine. Erza occupati del resto non appena ce ne saremo andati.- Makarov si concentrò sulla donna, le fece un gesto e lei lo seguì. Lentamente l'aria nella sala tornò respirabile, quel velo di terrore e ansia che aveva colpito tutti i presenti, impedendogli di disobbedire all'ordine del Master, sparì pian piano. Quando il rumore metallico della spada di Erza, lasciata cadere verso il legno del pavimento, colpì tutti i presenti alle orecchie, si voltarono, trovando la maga con una mano davanti alla bocca e grosse lacrime che scendevano dagli occhi, in ginocchio davanti ai suoi due compagni che non poteva più aiutare.

Quella stanza era stata preparata apposta per lei. Freed, convocato dal Master molti giorni prima, vi aveva applicato una moltitudine di rune. Le sue regole alle quali nessun mago poteva opporsi, erano state ripetute centinaia di volte, nella speranza che avessero effetto. Inoltre, Makarov aveva usato gran parte del suo potere magico per sigillare quella stanza e potenziare gli incantesimi di Freed. La seguì mentre si aggirava lentamente nella piccola camera, seguì quel viso che non vedeva da anni e che non aveva mai perso quella bellezza eterea e immortale. Ricordò la prima volta che la vide e non era cambiata, quel giorno come ora tutto il suo essere era stato investito da mille sensazioni. Lui come pochi poteva guardarla senza risentire del suo mostruoso potere magico, ma era un privilegio che aveva pagato caro. La donna si avvicinò alla finestra, osservò il paesaggio intorno alla gilda, luminoso e vivo e sorrise, poi provò ad allungare la mano, ma il movimento fu bloccato a metà toccando invece le rune di Freed, che andarono in frantumi.
- Smettila.-
- Questo Freed si è impegnato molto, ci saranno migliaia di rune e deve aver usato tutta la sua magia per scriverle.- Questa volta la voce delicata e ammaliante di lei era giunta dalle sue labbra. Le aveva schiuse e pronunciate, tanto che l'aria della stanza diventò irrespirabile. Makarov faticò a risponderle, conosceva la sua forza, ma sette anni lontano lo avevano indebolito e lui sapeva bene che presto non sarebbe più stato in grado di reggere quel confronto.
- Se lo sai non distruggerle Seere, perchè so che sei tu ora.-
- Riesci ancora a riconoscerci, pensavo che dopo averci abbandonato per sette anni, non fossi più in grado di parlare con me.-
- E tu lo stai facendo apposta per farmi del male.-
- Ci hai abbandonate. Carman ha sentito così tanto la tua mancanza e dover divorare tutti i guardiani l'ha resa così triste.-
- Mi dispiace.- Il viso di Makarov mutò in una smorfia di dolore e questo lei lo vide chiaramente, tanto che smosse le labbra in un sorriso compiaciuto e divertito, così cattivo da far gelare il sangue. Poi cambiò di colpo, quel viso, che ora si presentava fiero e deciso, si rilassò e quegli occhi color del miele divennero tristi e delicati. Il vecchio Master lo notò subito e nonostante la stanchezza fu in grado di accennare un sorriso sotto i grossi baffi bianchi. - Carman.- Questa volta non parlò, tornò ad usare la telepatia permettendo a Makarov di recuperare un regolare respiro.
" Seere è arrabbiata e io dispiaciuta. Abbiamo sofferto tanto in questi sette anni. Dovresti trovarci subito un nuovo posto dove vivere, non possiamo rimanere oltre."
- Mi sto impegnando, ma trovare dei guardiani non è semplice.-
" Seere lo ha già trovato e io sono d'accordo. Quel ragazzo, Natsu Dragneel è perfetto."

Non era stata in grado di muoversi. In realtà non era affatto la donna forte e decisa che tutti credevano. Quando i suoi occhi avevano incontrato quelli chiusi di Gray, tutto il suo mondo, la sua infanzia e i suoi ricordi si era dissolti, andati persi tra le lacrime e i singhiozzi. Lei che si era appoggiata al mago del ghiaccio più volte, ora non riusciva neanche ad entrare nella stanza in cui Gajeel lo aveva portato. Si, perchè era stato proprio il Dragon Slayer di ferro a prendere in mano la situazione. Si era voltato non appena quella pressione sulla sua anima si era affievolita e li aveva visti. La sua vecchia amica e il mago di ghiaccio e il cuore di ferro, che credeva di avere, si era incrinato. Eppure, quando tutti gli altri non furono in grado di fare nulla oltre a piangere e quando la sua piccola Levy, a cui si era affezionato sopra ogni immaginazione, lo aveva preso per il braccio, nascondendosi, si era mosso. Avvicinandosi mesto e senza dire nulla, aveva preso Gray tra le braccia e tirato su di peso, sentendolo così leggero che temette di romperlo, poi aveva ordinato a chiunque ne fosse in grado di prendere Juvia e di portarla via. L'unico a reagire fu Macao, prese la ragazza ed entrambi portarono i due compagni di sopra, sistemandoli per bene. Gajeel continuò a fissarli nella speranza che si muovessero, che fossero solo vittima di qualche stupido incantesimo, ma quelle ferite così brutte e profonde non lasciavano alcun dubbio.
- Voglio curarli.- La debole voce rotta dal pianto di una ragazzina li fece voltare. Wendy era ferma all'entrata e faticava ad alzare lo sguardo sulle figure distese sul letto, ma era stata in grado di fermare le lacrime per qualche minuto e cercò di sembrare più forte di quanto in realtà non fosse.
- Che senso avrebbe, non puoi farli svegliare.-
- No, ma...- tirò su con il naso, stringendo i pugni e cercando in tutti i modi di non versare quelle lacrime dolorose che gli premevano contro le palpebre. - Vederli così mi distrugge.-
- Fa quello che senti, quando avrai terminato prepareremo tutto il resto.- Macao le carezzò la testa e prendendo con se Gajeel lasciarono la stanza. La ragazzina riuscì ad aprire gli occhi solo dopo aver preso aria un paio di volte, si fece grande di un coraggio che non avrebbe mai voluto avere. Così concentrò il suo sguardo nocciola sui due compagni e invocò la sua magia curativa avvolgendo le ferite in bagliore ceruleo. Fu difficile, troppo per riuscire a continuare. Curare qualcuno significava anche sentire la sua energia, conoscerla e percepire la propria vitalità, ma curare qualcuno che da tempo non respirava più era orribile e doloroso. Percepì la morte passare la loro a lei, colpirle le mani e salire sempre più su, ma le ferite, nonostante il dolore che provava, iniziarono a chiudersi e sparire e questo le diede la forza di continuare. Poi percepì qualcosa, debole e quasi nulla, ma c'era, sia in Gray che in Juvia. Una scintilla lontana e debole, qualcosa che le diede l'impressione di non averli persi del tutto. Sorrise e si diede della sciocca, la sua speranza di non averli persi le stava sicuramente facendo credere qualcosa che non esisteva.

Quando Gajeel tornò al piano inferiore, davanti a lui trovò solo facce buie e lacrime. Non era certo l'ambiente adatto a uno come lui, non era in grado di reggere quel malumore. Spostò velocemente lo sguardo verso Lily, che lo ricambiò tristemente, poi verso le lacrime di Levy tra le braccia di Lucy e non resse oltre. Uscì dalla gilda, sbattendo in malo modo le vecchie assi del portone e cercò conforto nella fresca aria mattutina.
- Ha bisogno di schiarirsi le idee, come tutti del resto.- Lily lo aveva subito percepito, il malessere e l'impossibilità di fare qualcosa per placare la tristezza di tutti, avevano spinto Gajeel ad andare via e lui lo capiva bene. Anche se erano passati sette anni, in realtà per lui era trascorso pochissimo tempo dalla sua entrata in gilda, ma nonostante conoscesse ancora poco quei ragazzi la perdita subita aveva leso il suo cuore e decise di seguire il compagno fuori dall'edificio. Così, quando la porta si chiude di nuovo, tutto ripiombò nel silenzio e nelle lacrime. Natsu si era liberato dalla presa di Erza e si era chiuso in un angolo buio e umido dando le spalle ai compagni. Aveva giurato, anni prima, che non avrebbe mai più sofferto in quel modo, la morte di Lisanna, sebbene ora fosse un lontano ricordo, lo aveva segnato, ferito e distrutto e quel giorno aveva giurato che non avrebbe più perso nessun compagno, per nessuna ragione al mondo, ma era accaduto di nuovo. L'idea di aver perso il suo rivale, il suo migliore amico e suo fratello era qualcosa a cui non voleva credere, ma c'era altro che occupava la sua mente. La voce di quella donna continuava a sussurrargli quella frase, così impressa nella sua memoria da non riuscire a concentrarsi su altro. Si sarebbe voluto sfogare, distruggere la prima cosa che gli capitasse a tiro, invece non fece nulla. Iniziò soltanto a tormentarsi le mani, incredulo del fatto che l'unico desiderio che avesse, fosse quello di vederla di nuovo.

- Non puoi avere Natsu, non è in grado di sopportare un tale compito.-
" Tu credi nei tuoi figli Makarov, perchè non dovresti credere in lui? Non abbiamo mai avuto come guardiano un Dragon Slayer, potrebbe anche essere la soluzione definitiva."
- Natsu è ancora troppo immaturo. Posso trovare un altro mago altrettanto forte che...-
- Quindi uno dei tuoi figli non va bene, ma un mago per cui non provi nulla può essere sacrificato senza problemi. Sei spregevole Makarov! Questo è il motivo per cui ho dovuto mangiare così tanti giovani maghi fin ora? Perchè non sei in grado di sacrificare qualcuno a cui tieni?- La voce della ragazza tornò fredda e decisa. Era cambiata di nuovo. In quel corpo minuto e delicato, giacevano due entità opposte, ma definite. Seere e Carman.
- Seere ora basta! Cerco solo di trovare la soluzione migliore per te.-
- Ormai è tardi. Sei mancato per troppo tempo, devo agire da sola. Sai cosa accadrà se non legherai qualcuno a me. Dopo che avrò divorato anche te, sarò libera di agire e tu questo non lo vuoi. Ho gia chiamato a me il Dragon Slayer di fuoco. Velocemente la mia immagine e la mia voce sostituirà ogni suo ricordo e non potrà fare a meno di me... il processo sarà più veloce se farai la tua parte e dirai al ragazzo che salverò i suoi compagni.- Sotto la pressione di quella voce suadente, ma tagliente come la lama più affilata del mondo, Makarov ricadde in ginocchio, ansimante e con il cuore pesante. Si strinse il petto dolorante e temette un collasso improvviso, ma provò a resistere, infondo ciò che stava accadendo era solo colpa sua. - Rimarrò in silenzio fino a che non verrà da me, parlerai con Carman.- " Fa quello che devi Makarov, amico mio."
Carman fu più gentile, ma da quelle parole il master capì che da lei non avrebbe trovato nessun appoggio o via di scampo, entrambe avevano deciso. Lasciò la stanza riuscendo a respirare con regolarità. Si appoggiò ad un parete ritrovandosi sudato e terribilmente stanco.
- Vecchio.- Quella voce profonda e distaccata, ma con un tono latente di preoccupazione, gli fecero alzare lo sguardo. Laxus si eresse davanti al suo sguardo con tutta la sua figura imponente, nonostante i diverbi tra loro, fu in grado di appoggiarsi al nipote.
- Sono ancora tutti di sotto?-
- Gajeel e il gatto sono andati via. Bisca e Alzack hanno portato a casa la bambina, per il resto ci sono tutti.-
- Mandali via, tutti quanti. Rimarrete solo tu ed Erza a fare da guardia. Oggi non ce la faccio a decidere.-
- Per Gray e Juvia? Posso occuparmi io della cerimonia, non devi per forza fare le cose da solo.- - Posso ancora fare qualcosa, per ora lasciamoli riposare.-

La voce potente di Laxus, imperiosa e forte, scosse gli animi di tutti. Senza dare la possibilità a nessuno di replicare o dire qualcosa, cacciò tutti dalla gilda. Solo Mirajane, con gli occhi ancora arrossati e il viso segnato, provò ad aggrapparsi a lui e a chiedere qualche spiegazione, ma non trovò altro che un muro davanti a se.
- Come puoi fare così? Non possiamo solo andare via e dormirci su!-
- Questi sono gli ordini del Master.- Eppure nessun altro obiettò, forse troppo pieni di dolore, per avere la forza di reagire. Macao ringraziò il cielo che Romeo non fosse presente, ma una volta a casa lo aspettava una prova ancora più difficile. La piccola Wendy, stringendo a se Charle si avvicinò a Lucy e Levy chiedendole di poter restare insieme per quella notte e le ragazze accettarono, anche per loro rimanere sole sarebbe stato troppo difficile. Alla fine, dopo qualche borbottio e indecisione, rimasero in gilda solo Mirajane, Laxus ed Erza.
- Persino Natsu è più ubbidiente. Devi andare anche tu. Il Master ha dato ordine solo a me ed Erza di rimanere.- Il colpo arrivò deciso e stranamente potente, quando la guancia del dio del fulmine diventò calda e infiammata, reagì di conseguenza. Prese la donna per un polso e ordinò ad Erza di andare di guardia davanti la stanza della loro ospite. La maga in armatura non aveva più parlato e non aveva obiettato, vuota come la gilda in quel momento e priva di qualsiasi forma di forza, assecondò l'ordine e sparì in pochi secondi.
– Lasciami! Sei orribile Laxus, non sei cambiato per niente!-
- E tu da quando sei così infantile?- Bruscamente la bloccò contro una parete fissandola negli occhi e percependo il profumo di quei candidi capelli morbidi. Non la sentì opporsi, ne provare minimamente a sottrarsi a quel trattamento brusco. Si ritrovò a confrontarsi con due pozze blu decise e forti, nonostante le palpebre rosse.
- Se tu sai che sta succedendo, ti prego devi dirmelo.-
- So solo che tu più di tutti devi stare lontana da quella donna. Non so cosa sia.-
- Lasciami.-
- Così inizierai a sbraitare ed urlare come prima. Non ce la faccio a sopportarti.-
- Laxus lasciami.- Lo fece. Lentamente la presa sui polsi della ragazza divenne più debole e lei fu in grado di scivolare via leggera e delicata, passò sotto le forti e grandi braccia del mago e si avvicinò a lui così tanto da sentire i battiti del suo cuore prendere velocità. Allungò le braccia e le portò intorno al collo di lui tirandosi sulle punte dei piedi per poterci arrivare più facilmente e lo abbracciò con tutta la dolcezza che poteva infondere a quel gesto. - Così posso consolarti.- Per quanto si fosse sforzato, per quanto avesse cercato in passato di estraniarsi da quella gilda che credeva non all'altezza, nonostante avesse persino ordinato ai suoi compagni di uccidere i propri amici, ora che era successo, ora che due di loro giacevano sopra le loro teste e lui avesse sperimentato il dolore e la tristezza che suo nonno aveva provato, aveva ceduto. Senza rendersene conto ricambiò quell'abbraccio e si appoggiò a lei, alla forza che solo Mirajane possedeva.
- Sai, l'ho percepito.-
- Di cosa parli?- Si staccarono appena, tornando a guardarsi negli occhi, ma senza lasciarsi del tutto. Mirajane sembrò aver recuperato colore e determinazione. - Per un attimo, quando quella donna è scomparsa, la mia Satan Soul ha sussultato, come se si agitasse. I demoni riconoscono altri demoni.-

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