12. Poco prima della fine

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 Guardare l'opera del proprio potere era esaltante. Osservare dopo anni di reclusione il mondo esterno e vederlo marcire sotto i suoi piedi le riempiva il cuore di un'eccitazione senza pari. Si sentiva libera da ogni costrizione e legame, libera di poter distruggere e uccidere. Tutto questo le era stato donato dallo stesso uomo che secoli prima aveva giurato di ucciderla. Si voltò verso di lui e lo trovò prostrato ai suoi piedi, fiero del proprio operato. Sosteneva il suo sguardo senza cedere, senza temerla e questa per lei era una sfida a cui non poteva sottrarsi. Tutto era andato come lei aveva previsto, gli aveva donato quella lunga vita per testare la sua volontà, ma come previsto nessuno poteva sottrarsi alla sua malia.
- Sapevo che tu e Carman eravate in contatto. Non ho interferito perché ero curiosa di sapere cosa sarebbe accaduto, ma mi hai delusa Indra. Il nostro patto era chiaro, io ti ho donato il potere per uccidermi, invece tu mi hai liberata e immagino che il motivo sia per usarmi in qualche modo.-
- In tutti questi anni non ho fatto che pensare a te. Mi hai donato la forza e l'intelligenza per trovare il modo di ucciderti, ma mi hai reso schiavo del tuo ricordo e non credi che sia stato meschino da parte tua? Sapevi che il mio desiderio sarebbe scemato con il tempo e che avrei trovato un modo per usarti, proprio come faceva Zeref.- Seere rimase in silenzio per qualche secondo, prese a camminare in circolo intorno all'uomo ancora in ginocchio e lentamente iniziò a togliersi i vestiti. L'abito nero le scivolò dolcemente fino a toccare il pavimento e rimase soltanto con una sottoveste scura. Si sentì libera e senza più costrizioni e sorrise. Persino quell'abito serviva a bloccare la sua magia, ogni cosa era stata studiata per tenerla imprigionata, ma non le dava alcun fastidio, anche quello era un piccolo divertimento. Osservare come le persone si davano da fare per tenerla segregata era estremamente piacevole.


- Mi hai portata via da un diletto accattivante, avrei voluto divorare l'anima di Makarov e del Dragon Slayer. Ora dovrai darmi in cambio un divertimento altrettanto allettante.-
- Fin ora hai giocato chiusa tra quattro mura, io ti darò il mondo intero con cui divertirti. Potrai giocare e nutrirti di ogni anima che troverai. Sei libera.- Si piegò verso l'uomo e gli prese il mento con la mano fredda portandolo a pochi centimetri dal suo viso. Riusciva a sentire ogni sensazione che lo invadeva, compresa la brama di possederla. Era schiavo del ricordo del mostro che gli aveva portato via la propria vita, ma invece di odiarla la amava sopra ogni cosa e questo lei lo aveva previsto. Gli esseri umani erano prevedibili sotto ogni punto di vista, lei gli aveva donato che poco potere, ma abbastanza da farlo ubriacare. Poggiò appena le labbra su quelle dell'uomo e lo percepì forte e distinto, dentro di lui il sangue scorreva furioso e maligno, era pregno di potere demoniaco.
- Hai il mio sangue dentro di te. Immagino tu abbia usato i miei figli umani.-
- Mi ha reso più forte, posso sostenere la tua magia e le tue parole senza venirne sopraffatto. Non è stato semplice, ma ora sono degno di te e posso diventare un essere superiore.-
- Tu vorresti diventare un demone? Mi sarei aspettata di tutto, ma non questo.- sorrise divertita e stupita del fatto che gli esseri umani potessero ancora stupirla di qualcosa. - Però c'è una cosa che in tutto questo tempo ti è sempre sfuggita mio caro Indra. Sai a me piace molto nutrirmi delle anime degli esseri umani, ma ciò che mi diverte sopra ogni cosa è coltivarle fino a che non saranno mature abbastanza da saziarmi. Non ho bisogno di un mondo di anime acerbe, me ne bastano poche, ma succose. Quando Zeref mi ha evocata la prima cosa che mi chiese fu il prezzo che avrebbe dovuto pagare per ottenere i miei favori. Io gli dissi che gli avrei donato ogni cosa, in cambio della sua anima e ora quel povero uomo avido di potere vaga senza tempo tormentato dalla magia che lui ha voluto. Soffrirà in eterno e proprio di questo che mi nutro io. Poi gli chiesi un corpo umano, un corpo puro la cui anima fosse immacolata. Lui mi offrì Carman, dolce e piccola fanciulla priva di sentimenti impuri, ho portato la sua anima nell'inferno più buio, l'ho torturata e per anni ha resistito, fino a che non ha ceduto. Sporcare l'anima di Carman è stato un bel divertimento e in cambio le ho dato la possibilità di condividere questo corpo con me. Ciò che non sai mio caro Indra è che Carman è morta tanti anni fa, ciò che tu hai tolto da questo involucro di carne è solo un eco di lei, qualcosa che lentamente sarebbe scomparsa da sola.-
- Che cosa significa questo?- Indra perse l'equilibro e ricadde sul pavimento, sentì il respiro farsi corto e il cuore battergli sempre più veloce. Seere al contrario era serena e rilassata, sorrideva osservando l'uomo mentre iniziava a sudare freddo.
- Quando finii con Carman attesi un'altra anima, non volevo tornare nel mio mondo. Questo era fin troppo divertente. Arrivò Mavis e le feci credere che legandosi a me avrebbe potuto impedirmi di far del male alle persone, la corrosi con la mia magia e sperai di poterla divorare, ma lei non si fece sporcare da me e quindi attirai l'attenzione di Purehito. Sapevo che prima o poi la smania di potere di quell'uomo lo avrebbe portato a me, Mavis credeva in lui e io le dissi che se mi avesse portato quell'uomo io sarei rimasta buona. Ma Purehito non aveva l'anima gentile di Mavis e lui iniziò a macchiarsi di molti misfatti portandomi criminali e maghi di ogni genere e sperando in una ricompensa da parte mia, ma lui non mi piaceva e feci di tutto per allontanarlo. Gli dissi che avrei scelto io il prossimo Master della gilda e lui avrebbe solo dovuto portarlo da me per il patto, in cambio gli avrei donato il potere che cercava. Scelsi Makarov e mi legai a lui. In cambio ho fatto in modo che tu incontrassi Purehito e il resto lo sai da solo.-
- E come avresti fatto? Eri bloccata, non potevi organizzare ogni cosa!-
- Nessuno mi ha mai imprigionata, ho scelto io di farlo credere. Perché tutto era rivolto a te. In tutti questi anni non hai fatto altro che coltivare la tua anima per me. Questa è stata la sfida più bella che io mi sia mai imposta e per un po' ho creduto che tu non avresti ceduto, ma immagino di essere troppo allettante per un essere umano. Dovresti esserne felice, tutto gira intorno a te mio caro Indra. Hai ucciso e sfruttato, tutto questo solo per donarmi un pasto regale e prelibato.- Non ebbe il tempo di reagire o dire qualcosa. Sentì il suo corpo farsi pesante e freddo, ogni muscolo si intorpidì di colpo e lui rimase seduto sul pavimento di quella che presto sarebbe diventata la sua tomba. Seere rise di gusto, si leccò le dita e si avvicinò a lui mettendogli una mano sul petto e spingendo sempre più forte. Indra sentì le costole comprimersi e rompersi in pochi secondi, percepì tutto il dolore senza riuscire ad urlare. Fu in grado solo di spostare appena lo sguardo e scorgere la figura di Sarasvathi ferma in un angolo che osservava la scena e ogni cosa andò al suo posto. Sarasvathi era stato l'unico bambino che lui aveva deciso di tenere per se. Non possedeva la magia necessaria per rivoltarsi contro di lui, ma le sue premonizioni era fondamentali. Per anni aveva osservato il mondo tramite gli occhi di quel bambino ora cresciuto, lui lo aveva consigliato in molte occasioni e si era rivelato un ottimo collaboratore, ma era pur sempre figlio di Seere. Nella mente di Indra tutto andò al proprio posto, era stato per anni sempre e solo il giocattolo di Seere, tenuto sott'occhio per far in modo che non si perdesse. Tutto ciò che aveva provato, tutte le emozioni e le sensazioni, il desiderio di liberare Seere e legarla a lui non erano altro che illusioni. Si ritrovò a chiedersi quando aveva deciso di dimenticare Carman e pensare solo al demone e non riuscì a darsi una risposta perché quel momento non esisteva. Sin dal giorno in cui aveva incrociato per la prima volta lo sguardo del demone era stato tutto deciso e lui non era altro che un pasto ben preparato. Si chiese che cosa avesse voluto ottenere combinando tutto quel trambusto e si rese conto di non conoscere neanche questa risposta. In tanti anni i desideri si erano susseguiti confusi e disordinati e lui era andato avanti senza una vera e propria missione da compiere. Ora lei era li e lo stava divorando e lui non sentiva nulla. La sua esistenza effimera sarebbe ben presto sparita e poco gli importava di quello che sarebbe successo al mondo ora che Seere ne poteva disporre a suo piacimento. Chiuse gli occhi con la sola consapevolezza di non aver mai agito di sua spontanea volontà e prima di sparire per sempre riuscì a pensare a Carman. Se solo l'avesse amata di più, forse ora sarebbe tutto finito. Morire senza aver mai avuto un vero scopo nella vita dove lo avrebbe portato? Sperò di sprofondare nell'inferno più profondo, lo stesso che sua moglie aveva sperimentato e sperò che la sua anima soffrisse mille volte di più. Forse così avrebbe potuto fare ammenda per la sua stupidità. Quando ormai, tra le mani della donna, non rimase che un mucchio di carne informe e il sangue che le colava dalla bocca iniziò a darle fastidio, si rialzò lasciando a terra dei resti irriconoscibili. Si passò la mano sul viso portando via le ultime gocce di sangue e concentrandosi sulla prossima mossa da fare. Guardò Sarasvathi nell'angolo e lo fece avvicinare. L'uomo si mise in ginocchio e quando la mano della madre lo toccò per la prima volta in tutti quei secoli lui ne fu estasiato.
- Sei stato un bravo figlio Saras. Come dovrei ricompensarti?- Lo guardò appena e lentamente il viso dell'uomo iniziò a mutare. Lo aveva sempre saputo e ora che Indra era sparito anche la magia su di lui si sarebbe dissolta. Ciò che rimase tra le mani di Seere fu un viso deforme dai capelli radi e biondi e gli occhi malva spenti e storti. Sarasvathi era il figlio peggiore che avesse potuto avere, il primo bambino nato per errore e pieno di difetti. Indra ne aveva modificato l'aspetto, forse troppo ripugnante per essere visto tutti i giorni, ma questo a Seere non importava. - A te posso concedere qualunque cosa. Desideri essere bello come i tuoi fratelli? Oppure vuoi più potere? Chiedi figlio mio.- Sarasvathi fece solo un segno negativo con la testa e abbassò lo sguardo verso il pavimento, godendo solo della mano della donna sulla sua testa squadrata. Era sempre stato fedele a lei, mai una volta si era trovato a dubitare della madre e fomentare l'odio dei fratelli verso Seere era stato forse il compito più difficile. Yama era stato gentile con lui, così come Varuna e Indra forse non meritava di essere usato in quel modo, ma questo era il desiderio di sua madre e lui avrebbe sacrificato tutto per lei purchè Seere esaudisse un solo e semplice desiderio. - Capisco. Ne sei davvero sicuro?- Attese solo che lui annuisse e poi si piegò in avanti baciando dolcemente quella fronte rugosa e dalla pelle macchiata. Non lo capiva e forse neanche lo accettava, ma sapeva quale fosse il desiderio più grande dell'unico figlio a lei fedele e lo avrebbe esaudito. Si spostò appena e alzò il braccio sopra di lui chiudendo gli occhi. Il pavimento di roccia si illuminò di rosso e sotto Sarasvathi comparve un cerchio magico, mentre a voce rauca e grave Seere iniziò ad intonare un canto.

"Ergo draco maledicte et omnis legio diabolica adjuramus te. Cessa decipere humanas creaturas, eisque aeternae Perditionis venenum propinare."

Il corpo deforme di Sarasvathi iniziò a contrarsi e gli occhi sbiancarono di colpo. Durò poco e quando ricadde a terra privo di vita per qualche secondo Seere provò pietà per quel figlio che desiderava solo tornare a far parte di sua madre. Si toccò il grembo e per un attimo lo sentì muoversi, fu solo una sensazione, ma ne fu contenta. - Bene, ora divertiamoci un po' con i miei animaletti di Fairy Tail.-

La gilda ormai diroccata era completamente silenziosa. I pochi sopravvissuti di Fairy Tail li riuniti, non riuscivano a dire neanche mezza parola presi dalla tensione degli avvenimenti. Gli Aditya avevano chiesto un po' di tempo per recuperare le forze e preparare il necessario, si erano ritirati al piano superiore e a loro non spettava che rimanere in attesa. Lucy si era avvicinata alle compagne ed era stata accolta dall'abbraccio di Levy in lacrime e da mille domande. Eppure era distratta, tutto ciò che voleva era riuscire a parlare un po' con Natsu, ma il Dragon Slayer aveva preso ad ignorarla e a nulla servivano le parole di Gray, che nonostante tutto cercava di calmarlo.
- Dovresti chiarire la situazione. Natsu è impulsivo, sai che fa fatica a ragionare quando si tratta di te.- Erza provò ad essere gentile, ma nascondere che infondo anche lei era rimasta infastidita dal comportamento della compagna, non era cosa semplice. Eppure lei, più di tutte, doveva riuscire a capirla.
- So che è arrabbiato. Faceva affidamento su di me e io invece mi sono appoggiata a Yama, ma non è come sembra.-
- Lu-chan non devi spiegarlo a noi, ma a Natsu e sono sicura che capirà.- Levy le diede una leggera spinta in avanti, dandole la forza di iniziare a camminare. Quando si fu avvicinata abbastanza riuscì a percepire la tensione, Gray smise di parlare e si allontanò un po' da Natsu, così fece anche Gajeel che si staccò dal bancone a cui si era appoggiato e prese a camminare verso le ragazze. Anche lui aveva qualcosa da fare e non poteva permettersi di perdere altro tempo. Così mentre Lucy provava a parlare al compagno, lui prese la mano di Levy e la portò fuori.
- Natsu... dobbiamo parlare.-
- Non ho niente da dire ad una traditrice.- Il tono acido la ferì e per qualche secondo abbassò lo sguardo reprimendo le lacrime.
- Ti prego. Devo spiegarti che cosa è successo.-
- Non credo che ci sia molto da spiegare. Tu eri nuda, lui ti teneva in braccio. Tu sei andata a vestirti e lui ti è venuto dietro. Tutto chiaro.-
- Ok basta così!- Lo gridò e con tutta la forza che poteva imprimergli lo schiaffeggiò in viso davanti a tutti. Natsu riuscì solo a coprirsi la guancia dolorante e per un attimo fu in grado di guardarla in viso. Non era la solita Lucy e lui ora si sentiva un gran bastardo ad averla trattata in quel modo, ma mai in vita sua era stato pervaso da un sentimento così forte come la gelosia e non sapeva come gestirlo. Così rimase solo in ascolto mentre lei si sfogava e piangeva, cercando di far capire ad un ottuso quale lui era, i suoi sentimenti. - Non è successo niente! Yama non voleva ferirmi e quando mi ha portata via ha cercato di curarmi! I vestiti erano rovinati e io non devo star qui a giustificarmi davanti a tutti!- Non resse oltre, per quanto si sforzasse non sarebbe stato in grado di farle del male ancora di più. La prese per il polso e la portò fuori, voleva nascondersi agli occhi di tutti, voleva ad ogni costo celare la sua stupidità e tutti i suoi sentimenti fuori controllo, ma ormai era tardi. Non lo sopportava e non poteva farci niente. Lucy si fidava di quel damerino dagli occhi affascinanti e lui a confronto era solo un rozzo ragazzo impacciato e geloso. Yama lo aveva sconfitto sotto ogni punto di vista. Si immobilizzò sotto un albero, dando le spalle alla ragazza, ma senza lasciare la presa. Lucy da dietro seguì i movimenti della schiena del compagno contando ogni respiro. Rimasero in silenzio fino a che Lucy non provò a chiamarlo, ma lui la bloccò e sputò fuori ogni cosa.
- Dimmi che non ti sei innamorata di lui?- Non riuscì a voltarsi, guardarla in quel momento era troppo difficile, perché se lei avesse detto di si, tutto il suo mondo e tutto ciò a cui si stava aggrappando sarebbero crollati come un castello di sabbia costruito troppo vicino alla riva. - Io non riesco a sopportarlo. Non sopporto come ti guarda e come ti parla, non sopporto quando si avvicina a te o ti tocca. Sono un idiota e me ne rendo conto e non è che non mi fido di te, ma in questo momento ogni fibra del mio essere è terrorizzata all'idea di perderti. Ho bisogno di aggrapparmi a te con tutto me stesso, se non lo faccio tornerò ad impazzire e a pensare a Seere, perché la sento ancora nella mia testa e sta aspettando un mio cedimento per prendermi.- Lucy sentì la stretta del compagno farsi più salda, ma non disse nulla. In quel momento Natsu avrebbe anche potuto spezzarle il polso e lei non si sarebbe accorta di nulla. Il suo cuore si riempì di risposte che non riuscì a pronunciare. - Non mi importa, non voglio sapere se tra te e quel damerino dagli occhi mosci è successo qualcosa, ma lui ti ha baciato e io questo non...- si voltò di scatto e la vide sorridere. Lui gli stava aprendo il suo cuore, si stava confessando rendendosi forse la persona più ridicola del mondo e lei sorrideva. Quel suo sorriso meraviglioso che tanto amava, quelle labbra delicate che si muovevano eleganti in quel gesto che le illuminava il viso.
- Finalmente sei tornato ad essere il mio Natsu.- si staccò dalla presa solo per accarezzargli il viso e farlo rilassare. Dopo tanto era riuscita a sentire la voce del suo compagno tornare normale, con quelle offese senza senso che lo rendevano unico al mondo. Quella voce roca che cercava di enfatizzare ogni parola. Era lui, finalmente Natsu era tornato ad essere se stesso. Lo abbracciò di colpo, lo strinse sui fianchi premendo il seno contro il petto del ragazzo e stringendolo più che poteva. Percepire il battito del cuore di lui e il suo respiro erano tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento. - Mi dispiace averti ferito. Non volevo che mi baciasse, ma ti giuro che non provo niente per lui. Ho pensato a te tutto il tempo, se l'ho difeso era per proteggere te. Mi dispiace che tu...- non riuscì a terminare la frase, infondo non ce n'era bisogno. Nel momento in cui alzò lo sguardo verso di lui, sentì le labbra del compagno premere a contatto con le sue, così improvvise e vulcaniche. Si sentì risucchiare in un vortice caldo e avvolgente allo stesso tempo e si perse in quelle sensazioni.
- Va bene così.- Pronunciò quelle parole a voce bassa, tanto che Lucy dovette concentrarsi per riuscire ad ascoltarlo. Si staccarono a malincuore e Natsu poggiò la fronte nell'incavo della spalla della compagna stringendola a se più che potè. - Non so neanche io cosa mi sia preso.-
- Abbiamo tutto il tempo per chiarire la situazione, quando sarà tutto finito potremo...- La baciò di nuovo, saggiò le labbra di lei avido e prepotente. Ormai quello stava diventando l'unico modo per comunicare, l'unica maniera per esprimere i suoi sentimenti. Con le parole avrebbe sbagliato, sicuramente si sarebbe arrampicato sugli specchi dicendo qualcosa che avrebbe potuto ferire la compagna. Sarebbero tornati a Yama e non si sarebbero capiti, perchè lui era ancora geloso e questo non sarebbe passato facilmente. Quindi preferirono il contatto, giocare con le labbra e toccarsi il più possibile per percepire la loro presenza e trasmettere ogni sensazione al partner. - Voglio risolvere tutta questa faccenda e poi staremo insieme. Voglio passare del tempo solo con te, voglio dimenticarmi di tutto questo per un po'.- Era una promessa e in quel momento così difficile, era l'unico sostegno di cui avevano veramente bisogno.

Cercò di spostarsi il più possibile dagli occhi indiscreti dei compagni di gilda. Ormai non poteva tirarsi indietro, nonostante si stesse domandando il perchè di quel gesto impulsivo che lo messo in agitazione scombussolandogli lo stomaco. Levy lo seguiva senza dire niente cercando di star dietro al passo veloce e impacciato del Dragon Slayer che la trascinava. Dentro il suo piccolo ed esile corpo presero vita una miriade di emozioni contrastanti e mentre guardava la schiena del bizzarro compagno non riuscì a non domandarsi il perché fosse li in quel momento, senza chiedere una spiegazione e senza ribellarsi alla presa brusca di lui.
- Gajeel?- lo domandò così piano che per un attimo temette di non essere riuscita a farsi sentire, ma lui si fermò di colpo e si voltò altrettanto velocemente da farla rimanere per un attimo senza respiro. Il perchè quel viso rude e quasi rozzo l'attirasse tanto era un mistero, poi lo ricordò non appena gli occhi di lui iniziarono a guardarla. Solo Gajeel le donava uno sguardo tanto intenso e carico di sentimento, solo lui era in grado di farla arrossire senza dire una parola e infondo, dietro quel viso sempre accigliato si nascondeva un uomo davvero straordinario.
- Io non sono bravo con le parole. Non mi so esprimere, ma questo te lo devo dire.-
- Ti ascolto.- La lasciò andare passandosi la mano tra i lunghi capelli scarmigliati. Si stava sforzando con tutto se stesso per trovare le parole adatte, per non risultare scorbutico e acido o peggio cattivo, ma si rese conto di non esserne proprio capace e parlò senza pensarci più sopra non sarebbe rimasto in silenzio per ore.
- Io andrò con gli altri. Lo avevo già deciso.- fece una pausa assicurandosi di non star sbagliando niente e cercò conferma nell'espressione della ragazza che lo guardava accorato. - Mi sono unito a Fairy Tail per riscattarmi dal male che vi ho fatto... che ti ho fatto.-
- Ormai è tutto passato. Ti ho già perdonato.- sorrise e quel gesto così sincero scaldò il cuore del Dragon Slayer. Ora forse, per la prima volta da quando le aveva ascoltate, era riuscito a capire le parole del vecchio Master.
- Sette anni fa mi sono offerto di essere il tuo partner per l'esame di classe S. Non nascondo di averlo fatto perchè ero infastidito del fatto di non essere stato scelto però poi è cambiato tutto e mi sono reso conto di una cosa importante. Da quel momento nella mia testa sono risuonate le parole che il vecchio Makarov mi disse. - senza indugiare oltre, con tutta la delicatezza che riuscì ad imprimere a quel gesto, prese tra le sue le mani della ragazza, stupendosi ancora una volta di quanto fossero piccole e delicate e le massaggiò con i polpastrelli, infondendosi coraggio. - Mi disse che ci sono persone in questo mondo alle quali piace stare sole, ma non c'è una singola persona che può sopportare la solitudine e io ora ho capito che, a prescindere da quanti compagni io abbia conosciuto grazie a Fairy Tail, se non dovessi più esserci tu io tornerei ad essere quello di un tempo e la solitudine e la tristezza mi renderebbero il bastardo che ero.- Avrebbe dovuto esserne felice. In quel momento forse la reazione più spontanea sarebbe stata quella di sorridergli e abbracciarlo, donargli tutto il calore che il suo corpo minuto poteva sprigionare, ma al contrario le lacrime iniziarono a solcarle le guance e bagnarle le labbra. Nonostante avrebbe dovuto essere felice, infondo al cuore sapeva che qualcosa l'avrebbe resa la ragazza più triste del mondo. Gajeel non si stupì di quella reazione, era troppo intelligente per farsi abbagliare da belle parole, ma cercò comunque di calmarla e le asciugò il viso con la mano provando ad accarezzarla.
- Io rimango qui.- Provò a parlare nonostante sentisse come un macigno bloccarle la gola e il respiro. - So di non avere la forza di scontrarmi con un simile avversario e vorrei trovare un metodo per aiutare Juvia. Quello che posso dirti ora è di mettercela tutta e tornare a casa a tutti i costi. Non far sembrare questo momento un addio ti prego.- Doveva esserlo, lui avrebbe voluto quello perchè di certo non si sentiva una persona in grado di legarsi a quel tipo di sentimenti, ma quella piccola protesta sebbene priva di forza, a lui sembrò impossibile da contrastare. Così non riuscì a dirle più nulla, avrebbe voluto esprimersi meglio, ma non riuscì più a capire cosa era giusto dirle, se chiederle di aspettarlo o di non farlo, se chiederle di amarlo o dimenticarlo. - Io sono sicura che salveremo la nostra amata gilda, ritroveremo i compagni che se ne sono andati e avremo il tempo di spiegarci meglio.-
- Non credo che sarò mai in grado di esprimermi come vorresti tu.-
- Non immagini neanche ciò che riesco a leggere dentro di te. Non sottovalutarmi solo perché sono piccolina.- Sorrise e provò a scacciare tutta quella malinconia con un gesto di forza che fatto da lei risultava solo ridicolo, ma che riuscì a far accennare una smorfia anche al Dragon Slayer. Gajeel le portò una mano sulla testa e la scosse piano muovendole i capelli sottili e riuscendo persino a percepirne il profumo. Non erano ancora pronti a qualcosa di più, non era il momento giusto, ma prima o poi si sarebbero capiti e forse, quel giorno, le farfalle avrebbero smesso di mettergli in subbuglio lo stomaco. Infine, quando la terra iniziò a spaccarsi formando enormi crateri e il male prese a fuoriuscire dai margini fumanti, tutto ebbe inizio...  

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