Capitolo 15.

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Capitolo 15.

Il primo settembre arrivò svelto.

Harry aveva ancora in mente le parole di Dobby il fatto che ci fosse un pericolo dietro quel suo nuovo anno ad Hogwarts non lo lasciava per niente tranquillo.

Draco e Harry andarono insieme alla stazione King's Cross usando la metropolvere, Narcissa e Lucius gli avevano seguiti per poter salutare il figlio.

Saliti sul treno, poco prima della partenza, s'accomodarono nel primo scompartimento vuoto ed attesero la partenza.

Il ragazzo biondo vedendo il compagno pensieroso lo prese per mano: «Tutto bene?»

«Sì. Pensavo solo a quello che mi ha detto Dobby il giorno del mio compleanno. Sembra che ci sia qualcosa che non andrà bene quest'anno» ammise lui.

Draco perplesso lo fece distendere sul sedile in modo che posasse la testa sulle gambe e gli accarezzò i capelli mentre Salazar faceva la sua comparsa andando a distendersi sul davanzale del finestrino godendosi il calore del sole.

Il viaggio passò tranquillo.

A far loro compagnia, però, arrivarono Blaise e Pansy.

Parlarono per tutto il tempo delle cose più banali ed alla fine il resto del tempo non fu tanto lungo.

«Draco...» lo chiamò Harry.

«Dimmi?» disse lui osservandolo attentamente.

Il ragazzo dai capelli corvini l'osservò e borbottò: «Dovremmo farlo una volta che saremmo a scuola. So che è presto, ma prima iniziamo prima possiamo capire cosa fare»

«Sì. Lo penso anch'io» rispose lui abbassandosi per donargli un bacio.

A mezzogiorno passò il carrello del pranzo dal quale Harry prese un po' di tutto e divise con gli amici.

Per il resto del viaggio a parte qualche bisbiglio insistente di persone che passavano davanti al loro scompartimento non successe molto altro.

Al tramonto arrivarono alla stazione e poco prima di scendere dal treno indossarono la divisa e lasciarono il treno per andare a prendere le carrozze.

Giunti al castello ascoltarono lo smistamento ed attesero per poter cenare.

Quando Silente ebbe terminato il suo solito discorso si misero a mangiare, solo quando ebbero terminato ed intonato svogliatamente l'inno della scuola andarono nei loro dormitori.

Harry e Draco parlarono a lungo nella loro stanza, ma alla fine il ragazzo dai capelli corvini disse: «Dobbiamo andare. Utilizziamo il mantello di mio padre»

«Sì. Andiamo...» i due scesero silenziosi nella sala comune e notando che tutti erano a letto si fermarono davanti al muro e pronunciarono la parola d'ordine lasciando così il dormitorio.

Si addentrarono fino al recinto poco distante dalla casa del guardiacaccia e Harry lasciò che Merlin prendesse possesso del suo corpo chiamando così Kilgharrah che stranamente non tardò ad arrivare.

«Finalmente ci rivediamo giovane mago» disse il drago senza troppi giri di parole.

«Kilgharrah, dov'è Arthur?» chiese Merlin.

«Il giovane Pendragon è caduto in un sonno profondo il giorno in cui l'hai salvato ed è disteso accanto al tuo corpo privo di vita nella mia caverna» rispose lui a quella domanda.

«Devo risvegliarlo. Ho bisogno anche di lui per questo compito troppo grande» rispose lui.

Il Drago annuì e gli domandò: «Resterai in questo corpo o tornerai nel tuo?» «Tornerò nel mio per poter insegnare liberamente a questo giovane mago che mi ha ospitato tutto quello che so per sconfiggere il nemico» Harry, però, disse: «Io sono pronto ad aiutarti Merlin, ma dobbiamo fare in fretta, siamo usciti dal castello senza permesso e se non rientriamo prima del coprifuoco va a finire che ci mettono in punizione»

«Vi aspetterò domani all'interno di questa foresta. Andate a dormire e non attirate l'attenzione o sarà difficile per voi da spiegare» rispose il drago alle sue parole.

I due tornarono nel castello nascosti sotto il mantello dell'invisibilità.

Solo una volta che entrarono nella loro stanza misero il mantello nel baule e si addormentarono una volta che posarono la testa sul cuscino.  

Un'anima in guerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora