Capitolo 1

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Capitolo 1

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Capitolo 1. 

Blackjack senza farsi troppi problemi chiese: «Dove andiamo capo?» Percy ci pensò su un attimo e seguendo l'istinto disse: «Central Park, New York» il destriero non se lo fece ripetere due volte e condusse Percy a destinazione.

Pochi minuti dopo Percy era a Central Park, ma non aveva ancora trovato la soluzione.

La pioggia iniziò a scendere lenta e Percy alzò gli occhi al cielo: «Zio...» rimase per poco tempo sotto la pioggia, ma fu costretto ad abbassare lo sguardo le lacrime stavano per prendere il sopravento non poteva proprio permetterselo. La sua attenzione, però, fu attirata da delle voci e si nascose dietro a dei cespugli: «Perché proprio noi dobbiamo tenere questa collana?» un altra voce rispose: «Se non lo facciamo non possiamo liberare i Titani e distruggere l'Olimpo»

«La prima volta abbiamo fallito» la voce che aveva parlato prima rispose allora: «Non si aspetteranno un nuovo attacco»

Percy allora notando la collana d'oro con la stella appartenente a Zeus decise di attaccare, era da solo, ma poteva farcela.

Si mosse di soppiatto raggiungendo le spalle dei nemici e estratta Vortice lì colpì velocemente, era sleale colpire alle spalle, però, non aveva tempo da perdere con loro.

Appena toccò la collana rimasta a terra una serie di fulmini si sprigionò da essa ferendogli le braccia, ma non ci fece molto caso poi parlando tra sé e sé disse: «Ecco lo sapevo, non posso indossarti e se potessi non lo farei attirerebbe troppo l'attenzione quindi devo trovare un posto dove metterti. Idea!» si avvicinò a una fontanella e osservò il cielo, non c'era traccia del sole quindi doveva creare un arcobaleno in un altro modo. Cercò nello zaino e trovò una pila, un pensiero si fece strada in lui: Meglio di niente se non avessi quest'inventiva sarei nei casini.

Prese una moneta e la gettò nell'arcobaleno artificiale che aveva creato dicendo: «Zeus, Monte Olimpo»

Bastarono pochi minuti che lo zio comparve davanti a lui, sorridendo incerto disse: «Zio, ho trovato uno di quegli oggetti che vi hanno preso. Ho bisogno di un contenitore dove metterli e poterli tenere nascosti» il Dio dei Fulmini ci pensò su per un attimo poi disse senza tanti giri di parole: «Resta lì Ermes ti porterà quello che hai richiesto»

«Va bene. Aspetterò...» la chiamata si chiuse poco dopo e Percy si mise seduto appoggiando la schiena contro il corpo in marmo della fontanella, era stanco e aveva appena iniziato la sua missione. Sospirando posò la fronte sulle ginocchia che aveva in precedenza portato al petto stringendole con le braccia: «Dannazione. Nico, dove ti sei cacciato? Avevi promesso di darmi tue notizie e sono giorni che non ti sento» strinse una mano all'altezza del cuore sentendo l'aria mancargli distese le gambe e inclinò la testa all'indietro cercando con tutto sé stesso di ritrovare il controllo del suo corpo.

Ermes che era arrivato proprio in quell'istante lo osservò preoccupato, non immaginava nemmeno il perché di quella reazione del ragazzo. Una volta che ebbe ritrovato il controllo di sé stesso Percy si voltò verso il nuovo arrivato: «Da quanto tempo è qui Ermes?»

«Da pochi secondi. Ti ho portato quello che hai richiesto e una lettera da parte di Nico di Angelo è arrivata pochi secondi prima che io ti portassi il pacco» leggermente instabile sulle gambe Percy si alzò da terra e si avvicinò a prendere il pacco e la lettera: «Grazie mille. Adesso che ricordo io ho delle cose per i suoi due serpenti» aprì lo zaino e ne prese una gabbietta dove dentro si aggiravano diversi topi. I due serpenti chiamati in causa presero vita dal caduceo che il messaggero degli dei teneva in mano e sibilarono divertiti: «Percy, te ne sei ricordato»

«Con mia madre abbiamo fatto disinfestazione nella nostra nuova casa e questo è il risultato» Ermes sorrise divertito e prese la gabbietta dalla mano del ragazzo dicendogli: «Buona fortuna. Confidiamo in te, figlio di Poseidone» Percy annuì e distolse lo sguardo mentre Ermes spariva in una luce argentea.

Blackjack che era rimasto nelle vicinanze tornò da lui: «Capo, cosa c'è nella scatola?» il ragazzo sorrise e rispose: «Gli oggetti dove mettere le chiavi degli dei» con calma osservò le tredici scatole davanti a lui e prese quella di Zeus, mettendoci dentro la colla per poi dire: «Ancora dodici e avrò portato a termine la mia missione»

Mise la scatola nello zaino e lo chiuse bene, di certo i nemici non avrebbero mai pensato che si sarebbe spostato per aria quindi era avvantaggiato. Lentamente aprì la busta della lettera che aveva in mano e prese il foglio al suo interno.

"Ciao Percy,

scusami se non mi sono fatto sentire.

Non posso commettere passi falsi o mi tradirei e

non saprei come risolvere la questione.

Sai avrei voluto dirti varie cose prima di andarmene,

ma vedendoti felice con lei ho preferito tacere.

So che non posso avere possibilità paragonato a lei.

Quindi devo restarti lontano anche se mi fa male.

Ti chiedo ancora scusa per tutte le volte che ti ho fatto preoccupare,

ma da adesso in poi non dovrai più farlo.

Ci sentiamo. Nico"

Percy rilesse quelle righe per due volte e senza pensarci troppo prese un altro foglio e scrisse la sua risposta. Senza pensare che forse non avrebbe potuto mandargliela.

Ciao Nico,

ho appena letto la tua lettera, mi fai una rabbia enorme.

Sei uno stupido! Sei un egoista!

Io mi preoccupo per te, vorrei averti vicino

e tu mi scrivi che non possiamo più starlo per via di Annabeth.

Da quando sei partito, mi fa male il cuore...

Mi manca l'aria... Mi sento morire...

Non riesco nemmeno a dormire.

Non m'importa niente della tua missione io voglio solo che tu

torni da me sano e salvo. Non voglio allontanarmi da te.

Sento, però, il bisogno di farti una promessa.

Guarderò a fondo nel mio cuore in questi giorni e troverò la risposta a questo dolore che provo nel restarti lontano, e quando ti rivedrò

te ne parlerò.

Per ora ti prego di stare attento.

Percy"

Le parole che Nico gli aveva scritto nella sua lettera gli avevano lasciato l'amaro in bocca, ma non era solo quello il suo cuore si era fermato all'improvviso. Un pensiero si fece strada in lui veritiero come non mai prima di allora: Ti ho sempre voluto al mio fianco mio piccolo Nico. Dalla prima volta che ti ho visto ho solo desiderato proteggerti e aiutarti nei momenti di difficoltà, non solo per via della promessa fatta a Bianca.

Da quando, però, ti considero mio? Se ripenso al sogno ricorrente che ho fatto in questi giorni.

Scosse la testa per un attimo e si passò una mano tra i capelli, dopo essersi messo lo zaino sulle spalle si rivolse a Blackjack: «Andiamo. Spiaggia di Miami»

«Agli ordini capo» detto questo aspettò che il ragazzo salisse in sella e prese velocemente il volo. 

The Thirteen Keys Of The God'sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora