"Metti la mano qua dentro" mi invita Victoria mentre restia guardo l'orribile faccia di pietra di fronte a noi.
"Non lo farò mai!" rispondo a voce alta.
La fila di persone dietro ci guarda in malo modo a causa del tempo che stiamo impiegando.
"Allora sei innamorata, avevo ragione io." si prende gioco di me trascinandomi via dalla coda soddisfatta.
"No, non è così per niente." replico ferma.
"Dimostramelo."
Sono le 18 passate e per la quinta volta io e la mia nuova amica siamo alla Chiesa di Santa Maria in Cosmedin, ad aspettare il nostro turno per assecondare la fiction che lei stessa ha creato.
"Quante volte dovremo rifare questa fila?" chiedo esasperata quando dal capo mi riporta in fondo, speranzosa in un altro e magari più efficace tentativo.
"Quante sarà necessario, mia cara." ribatte sorridendo e pizzicandomi la guancia.
"Non sono innamorata, non potrei mai esserlo Victoria, andiamo a casa, sono stanca." la prego con aria esausta.
"Ficca qua'a cazzo de mano dentro ar faccione e in meno de due e due quattro tornamo sur divano, promesso".
Disperata le cerco di spiegare quanto la Bocca della Verità sia una sciocchezza creata per attirare turisti e che il nome di Damiano neanche me lo ricordo, ma rimane fissa nella sua espressione.
"Dimostramelo."
Il lunghissimo tempo sembra non finire più e mentre già fuori è sera, io e la bionda siamo nuovamente davanti alla maschera.
"Ripeti dopo di me.." dice con fare autorevole "..io non sono innamorata di Damiano".
"Damiano è un verme, lo odio." enuncio.
"Ma non è quello che ho detto, Giulia." mi sgrida.
"È la stessa cosa!" urlo facendo voltare verso di noi un gruppo di coreani.
"Io non sono innamorata di Damiano, forza!" ridice fulminandomi con gli occhioni celesti.
"Io non sono.." balbetto avvicinando le mie dita alla figura.
"Tu non sei cosa?" incita lei vicino.
"..innamorata" continuo piano mentre entro nella gelida roccia.
"Di chi non sei innamorata?" domanda poi.
"Oh avanti, lo sai di chi!" esclamo togliendo di scatto la mano e facendo sbuffare Victoria, ormai quasi rassegnata.
"Questa volta c'eri quasi, andiamo.." esclama afferrandomi per il braccio e incamminandosi verso la fine della coda, instancabile.
"Vic!" la chiamo facendola così girare subito.
"Basta, io torno a casa." le grido da lontano.
Torna nella mia direzione a passo svelto e non con una delle sue facce più promettenti.
"Ho detto che non ci muoviamo di qui finché non ammetti che.."
"A casa mia." la interrompo mentre pronuncio le tre parole fredde.
Una lacrima mi scorre per il viso e la risposta a tutte le domande adesso è chiara anche a lei.
Mi abbraccia immediatamente forte, lasciandomi bagnare la sua giacca colorata e appoggiare la testa vicino al collo tanto da sentire il profumo fruttato che indossa.
"Mi dispiace" singhiozzo ancora nel bel mezzo della folla.
"Anche a me.." sussurra accarezzandomi la schiena.
Non ho mai pensato all'amore come qualcosa di concreto, una cosa da poter toccare con le mani.
Non l'ho mai pensato come una cosa, come una persona: fatta di carne e di ossa.
Ho pensato alle emozioni, ai sentimenti e alle farfalle nello stomaco, senza capire che con l'amore, le farfalle si vedono un po' ovunque.
L'amore fa bruciare con il fuoco, ti spazza via col vento e paralizza le mascelle.
L'amore è concreto, è reale, vivo.
Non è nulla di quello che ci raccontano: è sofferente, picchiato, calpestato e poi di nuovo capace di camminare.
L'amore è un essere umano, devi percepirlo con tutti quanti i cinque sensi perché sia vero.
Devi saperlo trattare, saperci convivere.
Dargli ragione quando sbaglia e torto quando fa bene. L'ho sempre aspettato con ansia, e allo stesso tempo temuto.
Ho avvertito l'amore quando avendo vicino Damiano quasi tutto il giorno inalavo passivamente il fumo che procurava con le sue sigarette, ma non mi importava niente.
Quando dicevo che sua madre aveva chiamato e che lo salutava, anche se la segreteria era più vuota di una giornata persa.
Se si addormentava e aveva freddo, l'ho amato coprendolo con qualcosa di caldo.
L'ho amato male, l'ho amato così tremendamente di nascosto che nemmeno io mi capacitavo di cosa stesse succedendo.
L'ho amato lasciandolo libero di sognare, di raccontarmi tutte le storie che gli piacessero e fare in modo che piacessero pure a me.
Poi non lo so se è così che si ama, se l'ho amato quanto meritava, eppure so che al pensiero dei suoi lineamenti e della sua voce calda, qualsiasi cosa sia accaduta tra noi due, non posso fare a meno di credere fosse amore.
E in quanto tale, lo temo e adesso sto scappando.
Raduno le ultime cose nella valigia e imposto la sveglia per la mattina.
Victoria mi fissa ancora con gli occhi lucidi e non proferisce parola nel silenzio della sua, da qualche settimana nostra, camera rosa. Poi si allontana per un attimo, e subito dalla sala comincia ad espandersi in tutta la casa l'afrodisiaca melodia di una famosa canzone di Amy Winehouse.
"Questa è una canzone che mi piace molto" sussurra con voce spezzata.
"Si, è bella." rispondo, non dell'umore giusto.
"L'amore è un gioco a cui si perde, sai?" dice appoggiata alla porta.
"Io non adoro perdere." replico glaciale.
"Ma adori lui, come la mettiamo?" mi chiede con le braccia conserte.
"È questione di scegliere se adori più il tuo stupido orgoglio o le conseguenze nel caso tu volessi metterlo da parte.." continua "..l'amore è un gioco a cui si perde, Giulia."***
ciao a tutti,
come al solito volevo scusarmi per il ritardo con l'aggiornamento, ho molto da studiare e poco tempo libero!
sto notando inoltre che la storia non va bene come una volta e che forse non vale la pena continuare, fatemi sapere cosa ne pensate..