"Non odiarmi" dice.
"Io non ti odio".
Io odio il vento, il panico, perdere il controllo.
Odio gli ascensori, i gabbiani e pure i film francesi.
"Oh, i film francesi proprio non li sopporto" esclamo.
"Come hai detto?" mi chiede Damiano confuso.
Io gli ho detto che non sopporto i film francesi.
"Non ho detto nulla, nulla di importante." sussurro.
"Ma sembra che tu abbia detto che non sopporti i film francesi, invece."
Allora mi ascolta, "allora mi ascolti?".
"Perché non sopporti i film francesi?" mi domanda indietro.
Villa Borghese è pace allo stato materiale, mi piace ascoltare il rumore degli uccelli che cantano la loro melodia preferita e guardare la luce del sole splendente che riflette sul lago.
Penso, perché a me piace pensare quando sono circondata da cose grandi.
Ci sono tante cose nella mia vita che non vanno come dovrebbero andare.
Tante cose che vorrei cambiare, ristrutturare, come si fa con una vecchia casa abbandonata.
Il mio corpo è un tempio abbandonato.
I miei capelli sono color castano normalità ma dietro la fronte c'è il vaso di Pandora.
Ho gli occhi della più triste tonalità di verde scuro e la gola chiusa quasi tutto il giorno.
Le braccia magre, le clavicole sporgenti; un buon libro sempre nello zaino e una manciata di tanti problemi irrisolvibili.
Damiano David, è un gran bel nome, penso pure a quello.
Passo le nottate con gli occhi sbarrati e il respiro irregolare, aspettando un cenno dalla porta di casa, che a seconda del suo umore può sbattere più o meno forte.
Si può quasi dire che passi le ore piccole ad aspettarlo, ascoltare il fastidioso rumore della serratura e finalmente poi riuscire a chiudere gli occhi.
Ci sono tante cose nella mia vita che non vanno come dovrebbero andare.
Damiano David, è un gran bel nome, non riesco a smettere di immaginarmelo.
Oggi è vestito molto bene, però l'essenza di una persona io la vedo comunque, anche se l'essenza è tutto ciò che non si vede.
Come ogni volta che lui non parla e poi lo faccio parlare: l'essenza può essere buona oppure no, ma a me comunque piace parlare.
La sua essenza, a mio parere, lo mangia dentro e gli fa tacere le parole che vorrebbe dire a tutti i costi. La mia invece mi fa fantasticare o mi tormenta la notte facendo passare le ore in attesa di una porta che si chiude.
Ci sono tante cose nella mia vita che non vanno come dovrebbero andare, ma altrettante che sembra stiano andando per il verso giusto.
Come questo esatto momento, quando guardo in giro e sono fagocitata dalla magia di tutto il verde, di tutto l'immenso del posto.
Mi piace ascoltare gli uccelli che cantano la loro melodia preferita e la luce che riflette sul lago, eppure mi piace anche immaginare il perché non sopporti i film francesi.
"Perché il francese è una lingua strana, ha una sua musicalità Damiano, quando un film francese viene doppiato in italiano si vede che non rispetta i movimenti nelle labbra dell'originale".
"Allora sarà così anche per l'inglese e tutte le altre lingue straniere" risponde.
"Ovvio, però nel francese si vede di più" faccio una pausa "perché io di solito sto molto attenta ai movimenti delle labbra" continuo.
Annuisce e ci sediamo su una panchina.
"Tu che cosa odi invece?" chiedo.
"Odio che mi abbia impedito di parlare il mio dialetto." risponde ridendo.
"Io non te l'ho impedito, però se non capisco poi sono costretta a stare attenta ai movimenti delle tue labbra." dico reggendo il gioco.
Mi fa l'occhiolino.
Camminiamo lentamente e inseguo con le pupille tutto ciò che mi appare nuovo e meraviglioso.
"È comprensiva e calma come te questa zona, sai? Mi ascolta e mi dice quando sbaglio." dice piano "basta sedersi: guardare qualche bambino che gioca, gli animali che so, oppure gli alberi."
"Cosa ci vedi negli alberi?" chiedo subito curiosa.
"Meglio persino se sono spogli, questi alberi. Nessuno si ferma mai a guardare un albero spoglio, tranne i più coraggiosi, sai?" mi risponde mentre fuma la prima sigaretta della mattina.
"Continuo a non capire" insisto.
Accelera il passo, quasi a farlo apposta, e io corro quasi per raggiungerlo.
"Perché di un albero spoglio si vede tutto, ce se vede noi, si vedono i rami, le radici, gli sbagli.."
Damiano sbaglia dalla prima volta che l'ho visto, ricordo i suoi capelli spettinati che incorniciavano il viso pallido mentre gli occhi fissavano il vuoto, distratti.
"..e se vuoi essere coraggioso devi rimanere qua a guardarli questi schifo di alberi spogli in autunno, farti dire quando sbagli e poi aspettare la primavera." finisce il discorso.
Riprendo fiato, lo guardo e lo fermo al polso per impedirgli di continuare la sua maratona.
"Sbaglio molto spesso, ti avviso Giulietta, ma tu non odiarmi che poi arriva la primavera."
"Io non ti odio."
Gli lascio il polso, i secondi passano e dopo esserci ri-seduti la tranquillità ci avvolge.
"È incredibile, qua è tutto troppo bello" cambio discorso sovrappensiero.
"Troppo di niente" risponde alzandosi e portandomi di corsa all'improvviso dall'altra parte del lago.
Sembriamo tornati piccoli, ci accovacciamo per terra goffamente, sopra l'erba fresca, come fossimo bambini. Tiriamo sassi nell'acqua e facciamo a gara a chi lancia più lontano.
"Troppo di niente può far sentire un uomo a disagio!" urla gettando la prima piccola roccia che vede accanto a lui "e ad un altro farà montare la rabbia.." ne getta un altra "..mentre ad un altro ancora farà gelare il cuore!" grida sempre più forte.
"Sei pazzo, abbassa la voce" chiedo sottovoce cercando di tappargli la bocca.
Finiamo distesi accanto, sposto la mia mano dalle sue labbra, che studio attentamente anche se non sta parlando il francese.
"Quando c'è troppo di niente nessuno ha più il controllo." sussurra sorridendo.
Ci rialziamo presto, fingo di essere indignata ma rido ancora sotto ai baffi.
"Non ho detto che è troppo di niente, ho detto che è troppo bello." ribadisco.
Mi guarda sfidandomi, accavalla le gambe e sembra pronto a cominciare un discorso.
"Dire bello è come dire niente, e niente è come dire normale: i normali sono noiosi, tu non sei noiosa, ma per te è sempre ancora tutto troppo bello." afferma deciso "non dire bello, mai più" continua.
"Ma non si può non dire bell.." il suo dito mi zittisce prima che finisca la parola.
"Ti ho detto che non lo devi dire" insiste.
"Non ci riesco" ribatto.
"Ti faccio lavare i piatti tutte le volte che dici bello." dice seriamente.
"Ti odio" esclamo spingendolo appena tra le risate.
"No, non odiarmi." ride più forte di me.
"Aspetto la primavera."***
non riesco a trovare le parole per ringraziarvi, 10K di letture sono un traguardo che mai mi sarei aspettata di raggiungere, soprattutto visto quello che sto passando in questo periodo che vi assicuro non è facile.
ho parlato con molti ragazzi/e carinissimi che che mi hanno fatto i complimenti per la storia e, ammetto, mi ritengo molto fortunata e gratificata da tutto l'appoggio che sto ricevendo e che, ovviamente spero con tutto il cuore di ricevere ancora nei prossimi aggiornamenti!
non potevate farmi regalo migliore, domani è il mio compleanno, vi abbraccio tutti e spero apprezzerete il capitolo. X
P.S: la canzone che ho inserito sopra è "Too Much Of Nothing" di Bob Dylan, che però non si trova originale ma solo coverizzata (le frasi di Damiano che tira sassi nel lago sono tutte citazioni del testo)
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take me out | måneskin
Fanfictiondove roma è dannata e spettacolare quasi come damiano