"Se abitassi qua verrei a trovare il Colosseo tutti i giorni, sembra così solo." dico ridendo mentre attraversiamo Piazza dell'Arco di Costantino.
"Io non ci vengo mai invece." mi risponde.
Chiedo perché.
Il Colosseo sembra dipinto dal sole, è come il teschio di Argo: nelle occhiaie vuote gli nuotano le nubi, ricordo dell'antico gregge.
Gigante e buono come un vecchio dal viso rovinato per l'età, mentre io rimango a guardare ed ascoltare Damiano accanto che mi spiega, lui sta fermo e ascolta con me.
"Stavo con questa ragazza un po' di tempo fa. Lei aveva gli occhi azzurri e lunghi capelli neri, ma adesso mi raccontano siano molto più corti, quasi avesse deciso di dare un taglio radicale alla sua vita. Non ti dico come si chiamava, tanto poco importa. Non ti dico nemmeno come mai adesso non c'è più, tanto poco t'importa."
Siamo seduti sopra un muretto davanti all'Anfiteatro, lascio il mio stupore da parte e faccio cenno di continuare.
"Oh, be' era brava a scuola, forse la migliore della sua classe. Era gentile, premurosa.
Pensava tanto prima di agire, se qualcosa non la convinceva mi ricordo che faceva una lista di pro e una di contro su due fogli separati, e poi le piaceva guardarli e rimuginarci sopra tutto il giorno.
Lei era bellissima, però non era solo quello capisci?
Era intelligente, ci piaceva ascoltare la stessa musica e leggere gli stessi libri.
Quando ancora la stavo corteggiando le facevo trovare alcuni dei miei cd preferiti nella cassetta della posta."
Sorrido. Mentre immagino la scena mi rendo conto che io e Damiano viviamo assieme da quasi un mese, e in questo momento si sta lasciando andare sempre di più, sottolineando sempre più dettagli e raccontando sempre più particolari, nonostante non si fosse mai realmente aperto con me sulle sue cose private.
"Tanto per cominciare non avevo idea di come si dovesse fare a corteggiare una ragazza, e poi mi piaceva l'idea di farla sentire partecipe di una cosa per me importante, anche se non sapevo come sarebbe andata a finire.
Se ci tieni a saperlo, è finita bene, ma quando è arrivato il momento di vedere come finiva sul serio, la fine fine, allora è stata proprio una tragedia."
Mi racconta questa storia senza lasciar in alcun modo emergere il suo accento romano, che a volte non mi fa capire bene i suoi discorsi.
"Aveva un fidanzato, di quel figlio di puttana ad oggi non mi ricordo nemmeno la faccia, però in quel periodo era il mio nemico preferito." ride appena.
"Se avessi avuto una sua foto e delle freccette avrei saputo di che cosa occupare le mie giornate per mesi interi.
Aveva tutto quello che non avevo io.
Un lavoro, un ammissione all'università già dal quarto anno di superiori, lei, l'altezza, un bel viso pulito, una famiglia stabile, lei: lo odiavo per tutte quelle cose, ma di più per la terza e l'ultima, che della scuola e il lavoro non me ne è mai importato molto.
L'ho odiato talmente tanto che non solo non smisi di mettere cd nella posta della sua ragazza, ma continuai fino a che non li avevo quasi finiti e lei si era quasi innamorata.
Infatti poi dopo poco scelse me, perché ero un mistero che doveva assolutamente risolvere, perché le piaceva avere tutto sotto controllo o dietro la mia testa di cazzo forse ci aveva visto qualcosa di diverso rispetto a quella frigida monotonia del precedente.
Io sono stato la sua avventura, lei è stata tutta la mia vita, ma nonostante questo non sono riuscito a radunare cuore cervello e ossa per fare sempre la cosa giusta.
Ero un ragazzino egoista, mi piaceva litigare, i posti non troppo affollati e le band degli anni '80. La mandavo a fanculo quando mi diceva che sbagliavo e scappavo dalla finestra se l'aria diventava pesante.
Una sera discutemmo perché vedeva ancora quel suo ex, solo per un caffè ogni tanto, diceva.
Gli chiesi perché lo facesse di nascosto e lei non voleva che mi arrabbiassi, diceva.
Io non mi sarei mai arrabbiato per una sciocchezza del genere, dicevo.
Infatti mi arrabbiai così poco che appena me lo trovai davanti lo presi a pugni perché mi stava rubando la ragazza, ma anche lui mi fece un po' male perché era quella che io avevo rubato a lui."
Si interrompe.
"Poi sai cosa è accaduto?
Che sono andato via, non mi sono più fatto vivo, sono scappato dalla finestra della mia vita e della sua.
Perché io amavo proprio tutto di lei, pure guardarla mentre amava qualcun altro.
Però mi sono fatto da parte, perché a quanto pare voleva lui, o almeno lo credevo. Proprio una tragedia Giulia, te lo avevo detto, non è vero?" non rispondo, lo guardo e basta sperando che continui.
"Mentre era lontana però io capivo che avevo sbagliato tutto.
Smisi di scopare con ragazze a caso e cominciai a chiedere consigli e sottolineare le frasi dei libri che mi facevano capire da che parte girasse il mondo.
Sicuramente non dalla mia, di parte, ero arrivato ad intuire.
Sicuramente questa merda di mondo non gira attorno a me, e lo avevo afferrato talmente bene che mi veniva quasi da star male per quanto mi sentissi in colpa, di essere stato così egocentrico e maledettamente insensibile rispetto ai suoi bisogni e voleri" la rabbia gli traspare dalla gola e mi faccio seria anche io, mentre gli strofino la mano sulla coscia perché si tranquillizzi.
"Di averla lasciata quando lei, per educazione, era solo stata così gentile da bere qualcosa assieme ad un altro povero stupido come me che era ancora innamorato perso di quegli occhioni blu, senza lasciare mai che succedesse nulla perché lei stava con me!"
Damiano tira fuori una sigaretta dal pacchetto e continua facendo una pausa tra una tirata e l'altra. "Questa è la parte che mi piace di meno, quindi sarò breve." dice.
"Mi sentivo in colpa e la amavo ancora, perciò decisi di andarla a trovare per lasciarle una lettera, in cui scrivevo che ero cresciuto e che ero pronto a renderla felice anche se era passato tanto tempo; che la aspettavo davanti al Colosseo -proprio qui- alle 3 di notte di quel martedì per scappare, questa volta insieme, dovunque lei avesse voluto.
Gliela lasciai nella cassetta della posta."
Incastro tutti i pezzi e credo improvvisamente di riuscire ad intuire la fine della storia.
"Non si è presentata?" chiedo mortificata.
"Oh no, lei non si è presentata.
Si presentò il suo ex ragazzo a spiegarmi che da quando io ero andato via non era più il suo ex ragazzo, ma che erano tornati insieme.
Che erano felici, che io avevo perso.
Volevo prenderlo a pugni di nuovo ma decisi che non mi sarebbe servito a nulla: la sera stessa sarebbe tornato a casa con un livido ma con anche la sua ragazza. La sua mia ragazza, che volevo ma che non potevo più avere, e che anche se gli avessi fatto del male, io avevo perso comunque.
Odiavo le sue liste dei pro e contro, ci facevano perdere un sacco di tempo quando dovevamo decidere qualcosa assieme e di fretta, ma ammetto, per un bel po' non ho desiderato niente se non che lei tornasse con quei due pezzi di carta in mano, si sedesse ad un tavolo di fronte a me, e mi lasciasse convincerla che valeva la pena sopportare i miei difetti, che avremmo provato a cancellarne qualcuno insieme a matita, che il mio amore era il pro più importante che le potevo offrire, e che era tanto grande da occupare entrambe le liste, tutto il Colosseo e anche qualcosa di più."
A Roma è come se tutto avesse una sua identità, pare di camminare e sentir le strade parlare.
Il monumento adesso mi appare come un grosso scheletro di vite passate, come un nonno anziano e malinconico che ci sta guardando triste. Ha fatto buio prima del solito e le mie mani sono fredde.
"Andiamo via, okay?" dico passando questa volta la mia mano sulla sua.
"Okay."
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take me out | måneskin
Fiksi Penggemardove roma è dannata e spettacolare quasi come damiano