Capitolo 2

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Dean Winchester non ne vuole sapere di cantare. Padre Metatron lo porta nella stanza di Castiel ogni giorno, e ogni giorno Dean lo guarda negli occhi in silenzio. Qualche volta arriva con un graffio sulla guancia o un occhio nero che mettono a disagio Castiel. Come se li procura? Che fossero causati da padre Metatron neanche a pensarci, non avrebbe ucciso una mosca, ma del resto non può esserseli fatti da solo. Decide di non farsi più domande e concentrarsi sul suo, di compito. Castiel tenta invano d'insegnargli qualche semplice canzone, di parlargli della sua missione, ma Dean rimane assente per tutto il tempo, rispondendo a monosillabi.

- Dean, tu credi? – gli chiede allora all'improvviso, nel mezzo del suo solito, solitario monologo. Le sue parole restano sospese nell'aria per un po'. Il ragazzo sconosciuto sbatte le palpebre, finalmente gli presta attenzione.

- Tu?

- Se non credessi non sarei qua. – prova a sorridergli, come ad incoraggiarlo a partecipare, ma Dean è di nuovo distante, con quel viso chiuso e quegli occhi che paiono guardare dall'altra parte del mondo.

- No. Me la sono sempre cavata da solo, anche senza l'aiuto di Dio. – Castiel pensa che sono delle parole dure per un diciassettenne. Ma del resto si trova dov'è. E Castiel si trova dov'è. Inaspettatamente, i loro occhi si sfiorano per un attimo e come colto da un'improvvisa ispirazione, Dean ricomincia a sussurrare le sue parole sature di rabbia indecisa se prender fuoco o spegnersi.– Penso faccia bene alla gente, sai? A quelli come te. Pensare che ci sia un Dio a cui freghi qualcosa dello schifo che c'è quaggiù. Ma io e Sam...

- Chi è Sam? – lo interrompe Castiel. Il ragazzo muove le iridi ed è di nuovo accanto a lui.

- Sam è mio fratello. E io... - Dean si blocca all'improvviso e Castiel oserebbe pensare che gli si sia spezzata la voce, se solo avesse dubitato per un attimo che quel ragazzo sapesse piangere. – Io non so dov'è finito. Ci hanno separati e non vogliono farmelo vedere.

- Sembra che tu gli voglia molto bene. – commenta Castiel.

- Gliene voglio. – la voce di Dean è ferma, ma animata da qualcosa di nuovo. Il suono della sua voce sale di qualche nota.– Sam è tutto ciò che mi resta. Pensavo che lo avrei ritrovato qui nella comunità, invece sono giorni che non mi fanno sapere nulla di lui. Sai dove lo hanno portato?

Castiel scuote la testa e Dean sprofonda sulla sedia, il corpo abbandonato, le mani ammanettate davanti allo stomaco. Chiude gli occhi, stringe la bocca, e Castiel prova pietà. Del resto è tutto ciò che resta agli uomini, provare pietà l'uno per l'altro. Si schiarisce la gola, passa la mano tra i capelli corvini: conosce gli ordini. Non si deve avvicinare troppo a quel ragazzo. Deve fare attenzione a non essere trascinato giù con lui. Ma la sua missione è quella di salvare Dean Winchester.

- Posso chiedere... a padre Zachariah... dov'è tuo fratello, se vuoi. A me potrebbero rispondere, lo fanno sempre.

- Lo faresti Cas? – Dean incrocia il suo sguardo con quei magnetici occhi verdi e Castiel quasi si scorda di rispondere. Perché lo ha chiamato Cas? Non è il suo nome. Come si può abbreviare il nome di un angelo? Si abbrevia il nome di un amico, di una persona a cui si vuole bene. Un angelo ti guarda impassibile, con il volto di chi ha visto Dio negli occhi ed è consapevole della Sua potenza. Un angelo non ti respira accanto, non scende a patti, non fa favori. Ma veramente dovrebbe essere così un angelo?

- – Certo, questa è una famiglia. Ci si aiuta a vicenda. - Castiel vede un briciolo di grazia riconoscente brillargli in fondo agli occhi e forse è solo una sua impressione, ma percepisce anche qualcosa nel proprio stomaco.

Destiel - HallelujahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora