«It's comfortable to cry alone, there's no need to feel constraint»Quel ragazzo odiava molto piangere, probabilmente lo odiava più di sé stesso.
Il suo cuscino era da tempo familiare a quelle sue infinite gocce dolci di lacrime, era lui ad asciugarle costantemente.
Quelle quattro mura dove era costretto a passare la sua immortalità, invece, sapevano a campanello il suono angosciante dei suoi singhiozzi.
Sorgeva spontaneo chiedersi in che modo una persona avrebbe mai potuto sopportare un tale dolore senza aiuto, senza qualcuno accanto.Ancora una volta, perciò, gli occhi esageratamente arrossati dell'ibrido si spalancarono, puntando fin da subito lo sguardo sul soffitto in vetro.
Stette a fissare quel determinato punto della stanza per parecchio tempo, indeciso se alzarsi dal suo comodo letto o restare semplicemente immobile e sdraiato senza far nulla.
Alla fine però, non riusciva mai a rimanere con le mani in mano, doveva obbligatoriamente fare qualcosa. Quindi, alzò con cautela il suo busto dal materasso, trovandosi così seduto su esso, e posò in seguito i piedi scalzi sul pavimento freddo.
Dopo una breve pausa di riflessione, passò le sue dita affusolate tra le mille ciocche bionde, rendendo la sua chioma molto più disordinata di quanto già non lo fosse stata.Trascorse il tempo in modo molto vario, come accadeva qualche volta, quando ne aveva l'opportunità. Perciò, dopo aver letto due libri interi, e aver intonato svariate canzoni insensate, sentì di nuovo il tonfo assordante di una porta a qualche metro da lui.
Sembrava quasi stesse rivivendo un deja-vu, e odiava quella sensazione.
Attaccò letteralmente il viso contro il vetro della sua cella, in modo da poter vedere chi fosse appena entrato.
Peccato di trattasse di quattro agenti, con in volto uno sguardo decisamente severo e serio, tutto il contrario di ciò che si era aspettato.
Due di loro si incamminarono proprio verso la porta d'acciaio della sua cella, senza mai fiatare, rendendo la situazione molto più strana.
Il giovane fissò incredulo l'intera scena, senza realmente capire cosa stesse succedendo, mentre gli incaricati avevano iniziato a trascinarlo con forza verso una direzione a lui sconosciuta.
Camminarono, quindi, per minuti che allo stesso ragazzo sembrarono essere altri interminabili secoli, completamente strazianti.
Si ritrovò in seguito davanti ad una grande porta in legno, la quale venne spalancata da uno di quegli uomini.Ci vollero due secondi contati, forse anche di meno, e il protagonista di quella tragica situazione venne afferrato immediatamente dal colletto della sua camicia, per poi essere scaraventato all'interno della stanza.
Quando il giovane sbattè con forza contro il pavimento in legno, emise un roco gemito di dolore e subito si affrettò a posare i polpastrelli su un punto dolente della sua spalla.
Di certo, non si sarebbe mai potuto offendere se solo lo avessero trattato meglio, magari come una persona normale e non come una bestia.
Mentre continuava a sussurrare parole poco educate verso coloro che gli avevano fatto del male, alzò il capo davanti a sé, constatando solo in quel momento di essere in compagnia.
Stropicciò, quindi, i suoi occhi dal taglio casualmente orientale, credendo di star ancora dormendo.Al centro della stanza si trovava un giovane ragazzo accomodato su un'altalena, sulla quale si sporgeva molto all'indietro, mentre stringeva tra le labbra lucide un leccalecca.
Lo fissò per molto tempo, rimase come incantato, ma di certo non se ne accorse.
Dopotutto, però, non perse l'occasione di analizzare il suo aspetto estetico, che non era di certo male.
In primo piano, si notava la sua pelle particolarmente chiara e lucente, leggermente arrossata. I suoi capelli erano di un castano molto acceso, caratterizzato da alcuni riflessi biondi sparsi tra le sue svariate ciocche. Le palpebre erano serrate in modo molto delicato, e per quanto riguardava le sue labbra, si trattava di una gradazione più tosto rosata ed una forma leggermente sottile.
Il suo modo di vestire, inoltre, era simile a quello del giovane ibrido.
Portava un foulard bordeaux attorno al collo, una camicia dalla fantasia piuttosto bizzarra, si riuscivano ad identificare solo pochi elementi disegnati su di essa, tra cui delle ruote simili a quelle di un carro e diversi tipi di piante. I pantaloni erano stretti e neri, mettevano perciò in risalto le sue gambe lunghe e muscolose.
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Joke Of Nature 悪魔 || Vkook
Fanfic"La solitudine fu l'unica cosa che non lo abbandonò mai. Difatti ogni notte, celato tra le lenzuola candide, piangeva e singhiozzava nel modo più silenzioso possibile, segretamente, poiché odiava esporre il suo lato più debole. Semplicemente, non v...