XXVI

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«E da allora sono perché tu sei,
e da allora sei, sono e siamo,
e per amore sarò, sarai, saremo»




È la parte più difficile dell'amare, quella quando ci si vuole assicurare che lui stia bene, non abbia problemi, sia felice. Quella quando la tua mente è letteralmente colma di caos e pensieri negativi, poiché il primo pericolo a cui potrebbe andare incontro sei proprio tu.
La notte resti sveglio e fissi con insistenza il muro chiedendoti, di tanto in tanto, se ne vale davvero la pena rischiare così tanto.
La risposta la conosciamo già.

Era quello il tipo di situazione che stava vivendo Jungkook. Tormentato da sé stesso, dalla paura di perdere il controllo e mandare tutto in fumo.
Ogni giorno, il primo pensiero che lo assaliva era solo ed unicamente Tae-hyung; come stava, dove si trovava, con chi era.
Non perché fosse possessivo, oppressivo o geloso, nulla di tutto ciò. Semplicemente, nasceva in lui molta preoccupazione, perché si sentiva in dovere di proteggerlo, di far sentire al sicuro un ragazzo così prezioso.

Infatti, quella stessa mattina il moro si alzò di scatto dal letto con il respiro affannato, la fronte imperlata di sudore e le guance umide a causa delle lacrime.
Aveva fatto uno dei suoi soliti incubi, ma il protagonista non era quel capofamiglia che lo avevo reso un assassino, bensì, il suo amato ibrido.
Perciò, egli si recò subito nella solita stanza correndo e, alcune volte, sbattendo malamente contro le pareti del corridoio.
Spalancò bruscamente la porta d'ingresso, ma all'interno non vi era nessuno. C'erano i soliti divanetti in pelle quasi mai utilizzati, le solite pareti vistose, i soliti quadri, ma non c'era Tae-hyung.

Solo in seguito, un pensiero negativo passò per la testa di Jungkook, uno dei peggiori: che stesse subendo ancora quelle torture nel laboratorio?
Così, senza pensarci due volte, corse nella direzione opposta, raggiungendo nuovamente il corridoio.
I suoi piedi correvano in modo fin troppo veloce, quasi fossero divenuti autonomi.
In alcuni momenti, il ragazzo si reggeva contro un muro per poter respirare meglio, e a volte si bloccava per ricordare bene la strada esatta.
Arrivato a destinazione, però, e spiando dalle finestrelle delle porte, non vide nessuno.

L'ultimo luogo dove cercare, il più banale, era proprio la cella del biondino.
Ricordava molto bene la strada da percorrere, poiché quel luogo era legato ad un ricordo piuttosto importante.
Quindi, lentamente intraprese il tragitto in religioso silenzio, cercando di riacquisire fiato e di concentrarsi.
Se non fosse stato neanche lì?
Cosa avrebbe dovuto fare?
Dove sarebbe mai potuto essere Tae-hyung?
Ed ecco che la preoccupazione fece di nuovo la sua apparizione, spronando Jungkook a ricominciare l'interminabile corsa di poco prima. Non poteva prendersela dicerto  comoda, non se si trattava dell'incolumità dell'ibrido.
Giunto dinannzi alle porte in metallo, fece un lungo respiro e, con un gesto veloce entrò all'interno di quella stanza. Non lo avesse mai fatto.
Con sua grande sorpresa, all'interno non vi trovò solo il biondino, ma anche qualcuno che aveva avuto il piacere di conoscere precedentemente, Jimin.
Quei due erano stretti in un abbraccio affettuoso, e il più piccolo stava accarezzando la testa del giovane.
Non andava affatto bene.

«Hey!» urlò con fatica il moro, poggiando subito una mano contro il vetro per reggersi in piedi.

I ragazzi si voltarono nella sua direzione, e Tae-hyung spalancò la bocca completamente sorpreso.
«Cosa cazzo ti è successo?» chiese preoccupato, avvicinandosi immediatamente al diretto interessato.

«Nulla» fece finta di niente il vampiro, che a momenti sarebbe semplicemente svenuto a terra.
«Piuttosto, che ci facevi con lui?» chiese, e indicò Jimin con un gesto del capo, senza però degnarlo di uno sguardo.

«Cosa intendi?»

«È da secoli che ti sto cercando in questa fottuta struttura, ho corso talmente tanto che mi sento la tachicardia. Mi sono preoccupato e ho pensato al peggio, e adesso scopro che stavi semplicemente amoreggiando con quella specie di umano sottosviluppato, cosa credi che possa intendere?» spiegò d'un fiato, gesticolando freneticamente ed involontariamente con le mani.

«Amoreggiando?» Tae-hyung non capiva affatto cosa volesse intendere il suo psicologo.

«Hey, sottosviluppato a chi?» chiese minaccioso Jimin, cercando di avvicinarsi al moro, ma fallendo a causa del suo amico che lo fermò subito.

«Perché mai dovresti pensare al peggio?» domandò nuovamente il biondino, usando un tono di voce più preoccupato.

«Lascia stare» lo liquidò Jungkook, e fu proprio quello il momento in cui Jimin decise di andarsene, perché percepì una certa tensione nell'aria.
Non voleva rischiare di morire per davvero quella volta.

«No, lascia stare un cazzo!» s'impose Tae-hyung, afferrando con forza il polso del minore.
«Spiegami cosa ti è preso» aggiunse, avvicinandosi ancora di più a lui.

«Non c'è nulla da spiegare, davvero»

«Mi stai prendendo per il culo?» domandò il biondino, ridendo appena per via dell'assurda situazione che si era creata.
«Cristo, guardati! Vuoi seriamente dirmi che non è successo nulla?» alzò di più il tono della voce indicandolo.

«Sei insopportabile» sbuffò quello, incrociando le braccia al petto.

«Posso continuare ad esserlo per il resto della tua vita, se non ti muovi a parlare» rispose a tono il giovane, fissando con insistenza Jungkook.

«Tae..-»

«Jungkook!» lo interruppe l'ibrido, molto più spazientito.
Entrambi erano talmente testardi che avrebbero potuto continuare così per tutta la giornata.

«Ero seriamente preoccupato, ecco tutto» riassunse miseramente il vampiro, mentre le sue gote iniziarono a colorarsi di un rosso acceso.

«Perché?»

«Ultimamente penso sempre che tu sia in pericolo. I miei incubi sono anche cambiati, ed il protagonista principale sei sempre e solo tu.
Sogno la tua morte, vedo il tuo sangue sparso ovunque, io che piango disperatamente...-»

«Starò bene» lo interruppe Tae-hyung, accarezzandogli una guancia, e ridendo a fior di labbra.
«È solo un sogno, perché mai dovresti preoccuparti così tanto?» chiese curioso, aggrottando un po' le sopracciglia.

«Perché ti amo, stupido rincoglionito!» esclamò Jungkook senza pensarci, rendendosi conto solo più tardi delle esatte parole da lui pronunciate.
Avrebbe voluto tanto scavare una fossa e rimanervi per sempre, o almeno, fin quando quella forte sensazione di disagio non fosse sparita.
Doveva davvero imparare a stare zitto, a pensare prima di parlare.
Posò una mano sulla bocca, maledicendosi in ogni lingua esistente, iniziando a girovagare con lo sguardo per tutta la stanza.
Sarebbe scappato immediatamente.

«Stupido rincoglionito, a me?» l'ibrido iniziò a ridere di gusto, facendo infastidire molto il più piccolo.
Dopo qualche minuto, però, si fece più serio, e puntò le sue iridi azzurre in quelle scure dell'altro.
«Razza di ritardato, quando lo avresti mai capito che ti amo anche io?»

Joke Of Nature 悪魔 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora