XXX

535 54 2
                                    

«Non c'è una via d'uscita... Ma forse, con te, adesso sì»






La chiamano sensazione di smarrimento.
Ad un certo punto senti come un vortice inarrestabile nel tuo stomaco.
Tenti di guardarti intorno, ma risulta fin troppo difficile, a causa della vista annebbiata.
Inizi a sudare freddo, nella tua mente risiede il caos più assoluto, ed il tuo respiro si fa man mano più pesante, insostenibile.
Un po' quando al supermercato, da bambini, si perdeva di vista la propria mamma. A chi non è mai capitato?
A chi non è mai capitato di sentirsi abbandonati, lì in mezzo ad una folla di sconosciuti, soli e con le lacrime agli occhi?

Erano esattamente quelle le sensazioni che stava provando Tae-hyung. Quando il mattino seguente non trovò Jungkook al suo fianco, nel letto, e neanche nella stanza lussuosa.
Era come scomparso, in un battito di ciglia, senza che se ne rendesse minimamente conto.
In realtà, era andato via.
Non lo aveva salutato, non gli aveva donato un ultimo bacio.
Le guance del giovane erano ormai umide, se non zuppe di lacrime dolci, le quali giunsero addirittura lungo il suo collo, marchiato dal più piccolo.
Solo quando la porta di quella stanza venne aperta lentamente, provocando molti cigolii, il biondino alzò il capo.
Ad entrare subito dopo, fu proprio Jungkook, che camminò a passo svelto verso un piccolo mobile, afferrando subito dopo un libro ed uscendo poco più tardi. Senza degnare minimamente di uno sguardo il suo amato.

Quest'ultimo non si sarebbe fatto scappare l'occasione di poter inseguire il moro. Così, un po' stordito ed incredulo, si alzò dal pavimento, iniziando a percorrere la stessa strada fatta da lui.
Riusciva a scorgere solo la sua schiena, ed il suo passo era insostenibile.
«Jungkook!» lo chiamò, aumentando l'andatura dei suoi passi.
Il diretto interessato camminava troppo velocemente, e sembrava non avere la minima intenzione di fermarsi.
«Aspetta!» esclamò ancora, ma era come se quel ragazzo si trovasse all'interno di una bolla, isolato dal resto del mondo, completamente perso nei suoi pensieri.
Giunsero entrambi in una stanza, nella quale Tae-hyung non era mai entrato. Jungkook invece la conosceva bene, era lì che dormiva.
Il moro prese un borsone in pelle nera, che si trovava sotto il suo letto, e aprì con forza le ante dell'armadio. Stava prendendo i suoi vestiti, se ne stava andando per davvero.
Tae-hyung non riusciva a sopportare una cosa simile, non poteva lasciare andare così la persona che amava.
«Fermati» ordinò, avvicinandosi con cautela alle spalle di Jungkook, che sembrava non averlo neanche sentito.
«Ti prego...» il suono della sua voce risultò più strozzata, debole.
In pochi secondi circondò la vita sretta del moro, stringendolo a sé come mai aveva fatto fino ad allora.
Solo in quel momento, Jungkook si bloccò del tutto. Aveva lo sguardo completamente perso nel vuoto, e alcune lacrime scorrevano velocemente lungo le sue guance, come se avesse cercato di trattenerle precedentemente.
«Guardami» disse ancora Tae-hyung, costringendo il più piccolo a girarsi nella sua direzione.
Il biondino studiò bene i lineamenti del suo viso, la sua espressione triste e spenta, il vuoto nei suoi occhi scuri.
Poi asciugò con un polpastrello le sue lacrime, sorridendo flebilmente.
«Non andartene» mormorò in seguito, stringendo distrattamente il tessuto bianco della maglia di Jungkook, iniziando a piangere silenziosamente.
«Non lasciarmi anche tu...» mormorò, posando la fronte contro il suo petto, singhiozzando più rumorosamente.

«Se disobbedisco ti faranno del male» Jungkook finalmente parlò, cercò di consolarlo.
Iniziò ad accarezzare la schiena di Tae-hyung, chiudendo gli occhi, e godendosi per l'ultima volta quel suo inconfondibile profumo di vaniglia.

«Perderti farebbe più male» gli rispose con prontezza il giovane, stringendo ancora di più il corpo del ragazzo.

«Tae-hyung, starai meglio senza di me» il moro accarezzò la sua guancia, e fu inevitabile non piangere nuovamente, assieme a lui.
C'era così tanto dolore negli occhi dell'ibrido, che Jungkook non riuscì davvero a sostenere il suo sguardo.
Si sentiva terribilmente in colpa.

«Non andartene» ripeté ancora Tae-hyung, tra i singhiozzi, afferrando poi una sua mano e stringendola saldamente.

Jungkook, incapace di trattenersi oltre, posò un bacio delicato sulle labbra del biondino, gustando a pieno il dolce sapore di esse, per ricordarsene in futuro, per non scordare a chi appartenesse il suo cuore.
Si allontanò poi lievemente dal suo viso, posando la fronte contro quella di Tae-hyung, fissandolo intensamente.
Non voleva andare via, non voleva lasciarlo da solo, abbandonarlo in lacrime. Il senso di colpa lo stava già uccidendo lentamente.
Non era così che immaginava il loro amore, separati, sofferenti.
«Ci rivedremo, è una promessa» sussurrò Jungkook, liberandosi lentamente dalla presa del biondino, seppur con molta fatica.
Dopodiché, iniziò a camminare verso l'uscita di quella stanza, dando le spalle al suo amato, ignorando il suo dolore, le sue mani tremolanti, gli occhi rossi e lucidi.

L'ibrido lo fissò totalmente incredulo, sperò che fosse tutto un incubo, che in realtà stesse ancora dormendo tra le braccia di Jungkook, ma non era così.
I suoi passi si fecero più lontani, quasi inudibili.
Lo stava perdendo per davvero. Doveva assolutamente fare qualcosa, qualunque cosa.
In poco tempo, senza neanche pensarci due volte, iniziò a correre nella sua direzione.
Il ragazzo era giunto quasi alla fine del corridoio, perciò Tae-hyung dovette sbrigarsi.
Non appena arrivò a pochi centimetri di distanza, afferrò il polso del moro.
Quest'ultimo fu costretto a girarsi nella sua direzione. Il suo viso era molto più bagnato di qualche minuto prima, il suo respiro affannato, e singhiozzava in modo costante.
Anche lui stava soffrendo a causa di quella separazione.
«Jungkook» lo chiamò Tae-hyung, e il diretto interessato sentì come un'infinità di brividi per tutto il corpo.
«Scappiamo»

Joke Of Nature 悪魔 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora