XIX

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«Amor caecus»


Come mai ciò che più sembrava facile da comprendere, inevitabilmente si trasformava in un argomento ricco di sfumature complesse ed impossibili da interpretare? Risultava difficoltoso persino pensare una cosa del genere.
Seppur un quadro in fin dei conti rimanesse tale, come mai ogni qualvolta il giovane vi posava lo sguardo, anche erroneamente, pensava subito a mille modi per riuscire a comprenderlo?
Insomma, erano semplici tele dipinte con l'ausilio di accessibili colori a tempera, ad olio, con gli acquarelli, quale differenza avrebbe mai comportato?
Oppure, che differenza implicava il titolo di un dipinto? Soprannominarlo "Il bacio", "Gli amanti", "Il Convegno", "Notte stellata", cosa importava? Appassionarsi all'arte, quella tremenda forma espressiva, che ti spremeva il cervello fino a farti impazzire totalmente.
Il ragazzo rifletteva continuamente, sosteneva che quelle fossero solo stupide immagini, inutili e totalmente prive di un significato.
Eppure, non riusciva a credere neanche ad un singolo pensiero che gli passava per la testa.
Perché nonostante tutto, era stata proprio l'arte a salvarlo, a renderlo una persona migliore, capace di ragionare e di sviluppare al meglio le sue capacità riflessive.
Senza essa, che fine avrebbe potuto mai fare?

Quel giorno, l'ibrido stava osservando uno dei quadri di cui meno riusciva a comprenderne il significato.
Uno di quelli talmente complessi da condurti ad un odio inspiegabile nei suoi confronti.
«L'amore è cieco» sussurrò una voce al suo fianco, dal tono lieve, quasi impossibile da udire.
Nonappena si voltò, incrociò lo sguardo di Jungkook, che lo stava fissando già da molto prima.

«L'amore è solo una grandissima stronzata» ribattè il biondino, completamente spazientito e infastidito.
Infin dei conti, però, cosa ne sapeva lui di quel sentimento?

«Vorrei darti ragione, ma senza l'amore non esisterebbe l'arte» fece il moro, sorridendo in un modo decisamente malinconico.
L'ibrido rimase molto colpito da quelle parole così profonde, talmente tanto che rimase senza fiato.
«Sai, quello è l'unico quadro che conosco» aggiunse qualche secondo più tardi, indicando l'oggetto in questione e fissandolo con molta attenzione.

«Gli amanti» dissero involontariamente in coro, usando lo stesso tono lievemente triste.
Perché, dopotutto, quel dipinto trasmetteva una certa sensazione negativa, seppur in modo minimo.
Si guardarono inseguito negli occhi, sorpresi e leggermente divertiti da quella situazione.

«Ho sempre parlato io, in questi casi» disse la voce vellutata del giovane, che si vergognava appena di ciò che stava dicendo. Non si sarebbe mai liberato dell'orgoglio.
«Questa volta tocca a te» concluse, e girò il capo nella direzione opposta, per nascondere il rossore sulle sue guance.
Dopotutto, però, perché mai si sarebbe dovuto imbarazzare?

«Mi stai chiedendo di descriverlo?» chiese il suo psicologo, per accettarsi di ciò che aveva sentito.

«Allora ci arrivi quando vuoi» lo stuzzicò Tae-hyung, impaziente di sapere cosa ne pensasse il più piccolo riguardo il quadro in questione.

«Beh, è stato dipinto da René Magritte nel 1928 e realizzato co...-»

«Rimangio ciò che ho detto» lo interruppe l'altro, che ruotò velocemente le sue iridi azzurre.
«Devi descrivere il suo significato, secondo un tuo parere» spiegò meglio, infastidendosi e sbuffando in continuazione. Odiava ripetere determinati argomenti più volte.

«Ti prenderei a testate quando fai così» parlò Jungkook, fulminandolo con il suo sguardo profondo.
Fece inseguito un lungo respiro, trattenuto forse qualche secondo di troppo.
«Semplicemente, nessuno riuscirebbe a comprenderlo per davvero.
Ognuno interpreta quell'immagine secondo i propri sentimenti, e le proprie esperienze in merito.
Io personalmente, penso che questa sia l'esatta dimostrazione di un amore muto, privo di linguaggio se non quello del corpo. Nonostante questo, però, si percepisce una forte passione tra quei due, rara nel suo genere» spiegò, ma il giovane sembrò già non comprendere nulla delle sue parole.
«Quei veli che coprono le loro teste si possono interpretare in due modi differenti. Il primo, è l'inconsapevolezza. Sembra quasi che quei due non sappiano praticamente nulla l'uno dell'altra, non si conoscano, però scelgono comunque di affidarsi all'amore, che in questo caso può definirsi cieco ma pur sempre reale.
In secondo luogo, quei veli possono rappresentare un rifugio, un nascondiglio sicuro.
In un mondo dove l'amore è l'unica cosa che ci rimane e ci appartiene di diritto, scegliamo di proteggerci dalla cattiveria altrui assieme a qualcuno. Perciò, in fin dei conti quei due si stanno soltanto concedendo un loro spazio, difendendosi da chiunque possa farli soffrire» terminato il discorso, non ebbe il coraggio di guardare negli occhi colui che gli sedeva accanto.

«Non ha alcun senso» si limitò a dire il giovane Tae-hyung, che si sforzava di percepire le stesse sensazioni di Jungkook.
Ogni volta, però, il suo tentativo falliva miseramente.

«Perché guardi ciò che ti circonda con troppa superficialità» gli fece notare il moro, le cui gote erano ancora arrossate.
Quei due si fissarono nuovamente negli occhi, e lo psicologo scorse uno sguardo familiare, e tutto gli fu decisamente più chiaro.
«Perché forse non sai cosa sia, l'amore».

Joke Of Nature 悪魔 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora