XV

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«Il male è un punto di vista. Dio uccide indiscriminatamente, e così faremo noi; perché nessuna creatura di Dio è come noi; nessuno è simile a lui, quanto noi»



Era ormai una routine da dover rispettare quella di svegliarsi la mattina e recarsi subito nella 'Stanza lussuosa', soprannominata così dal giovane stesso, che si era stancato di ricordarla come 'La stanza dello psicologo'.
Principalmente, ciò che amava fare era proprio sedersi al centro della stanza, iniziando inseguito ad analizzare i quadri appesi al muro, che fortunatamente conosceva come le sue tasche.
In particolare, quel giorno c'era un dipinto che attirava maggiormente la sua attenzione, uno dei più inquietanti presenti lì dentro.
Durante i numerosi sforzi impiegati per concentrarsi, sentì fischiare alle sue spalle. Per quel motivo egli si voltò nella direzione interessata, scorgendo il viso candido e sereno di Jungkook, il quale camminava nella sua direzione con noncuranza.

«Cosa guardi oggi?» gli chiese il moro, sedendosi atleticamente al suo fianco.

Il biondino fece un lungo respiro, nel vano tentativo di non ricordare le parole del suo amico Jimin, e puntò lo sguardo dinnanzi a sé.
«È un quadro di Edvard Munch, si intitola "Vampiro"» gli spiegò, indicando con il suo dito l'oggetto interessato, che si trovava proprio a qualche passo da loro.
Lo psicologo rabbrividì esageratamente, mentre un po' di preoccupazione iniziò ad impossessarsi del suo intero corpo.
«La protagonista è la donna, che viene resa capace di ammaliare chiunque. Possiede un fascino demoniaco, si può dire per questo che abbia un aspetto abbastanza vampiresco.
È ritratta, perciò, nel gesto di mordere il collo della sua vittima, ovvero l'uomo. Quest'ultimo sembra quasi lasciarsi trasportare dal suo potere, infatti, nonostante sia sul punto di morire ciò che fa è semplicemente abbracciarla» spiegò, come faceva ogni volta.

In quel momento però, Jungkook sembrò non interessarsi molto a quel quadro, anzi, si poteva notare che fosse principalmente turbato, inondato da una sorta di ansia.
«Non mi piace» commentò appunto, mentre cercava di trovare un modo per cambiare immediatamente quell'argomento.

«A volte mi ricordi un vampiro» disse l'ibrido, non pesando minimamente le sue parole, pronunciandole con fin troppa leggerezza.

«Cosa dici?» gli chiese il moro, tentando di assumere un tono di voce normale.

«Il fatto che tu sia incredibilmente freddo, la tua pelle pallida, non ti vedo mai stare accanto agli uma...-»

«Stai sparando un mucchio di cazzate» lo interruppe bruscamente Jungkook, il quale si era innervosito in modo molto evidente.

«Eppure, dai l'impressione di essere morto» fu la frase che peggiorò di gran lunga quella situazione, rendendola più complicata di poco prima.

«Tu dai l'impressione di essere un pezzo di merda!» gridò il più piccolo, facendo sussultare Tae-hyung, che in fin dei conti non stava dicendo nulla di male, almeno secondo lui.

«Cosa ti prende?» gli chiese quello cercando di avvicinarsi, ma venne spintonato proprio dal suo psicologo, che si allontanò con uno scatto davvero molto veloce.

«Devi smetterla di parlare!» disse ad alta voce, con un respiro sempre più irregolare ed uno sguardo interamente assente.

«Anche tu mi dai ordini?» chiese  malinconico il giovane, guardandolo con delusione.
Pensava davvero che Jungkook non lo avrebbe mai trattato come facevano tutti, ma a quanto pare si sbagliava.
«Hai anche intenzione di picchiarmi?» fu la seconda domanda, posta con molto timore, caratterizzata da una strana paura.

«Non mi azzarderei mai» ribattè l'altro, che in quel momento stava sentendo un senso di colpa sempre più ampio.
Non sopportava minimamente la vista del viso rattristato di Tae-hyung, gli provocava un'amarezza immensa.

«Cosa stai cercando di fare, allora?» si informò ancora l'ibrido, usando un tono di voce molto più basso del solito e abbassando lo sguardo verso il pavimento in legno.

Jungkook esitò svariate volte prima di parlare, fece qualche breve passo in avanti, si guardò distrattamente attorno, puntò più di una volta gli occhi scuri in quelli azzurri e lucidi del più grande. Poi, però, qualcosa cambiò nel suo sguardo, il quale si fece più cupo, inquietante, estremamente ambiguo.
«Lascia stare» fu ciò che infine disse, nel modo più duro possibile, prima di lasciare con molta fretta quella stanza.

E perché mai il giovane Tae-hyung avrebbe dovuto piangere a causa di una tale sciocchezza?

Joke Of Nature 悪魔 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora