VII

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«Un pettirosso in gabbia
scatena in tutto il cielo rabbia»



L'ibrido iniziò a strappare svariati pezzi piccoli di carta, appartenenti ad alcune pile di fascicoli poste sul tavolo, e li accartocciò per bene. Dopodiché, prese a lanciarli contro la figura del suo psicologo, troppo occupato a scrivere velocemente sui mille documenti che lo attendevano.
Quando una di queste palline andò a finire sul viso candido del castano, questo alzò il capo nella direzione di Tae-hyung, che aveva iniziato a fissarlo con un lieve sorrisetto laterale alquanto provocatorio.
«Finiscila» lo intimò lui, assumendo uno sguardo severo ed un tono abbastanza duro.
In seguito, riportò la sua attenzione su ciò che stava facendo, impugnando in modo ben saldo una penna nera.

«Sei noioso» disse l'altro, sistemandosi con poca grazia sul divanetto in pelle, che riteneva estremamente scomodo.

«Potrei dimostrarti il contrario» lo guardò Jungkook, mentre un sorriso malizioso fece la sua solita apparizione, senza mai distogliere lo sguardo dal suo lavoro impegnativo.

«Mi stai trascurando, kookie» lo stuzzicò il biondino, assumendo un'espressione imbronciata ed usando un tono dalla cadenza molto lenta, paragonabile ad una vera e propria cantilena.

«Kookie?» ripeté lo psicologo, mentre le sue guance inizarono a prendere letteralmente fuoco. Non si aspettava di certo un nomignolo del genere.

«Ti ha mai detto qualcuno che somigli ad un coniglio?» cercò di cambiare discorso l'ibrido, facendo ovviamente riferimento all'estetica del suo viso.

«Che hai fumato oggi?» lo rimbeccò il più piccolo, distogliendo finalmente l'attenzione dalle mille scartoffie che avrebbe dovuto compilare.

«Mi sto annoiando» come al solito, il giovane non aveva l'abitudine di rispondere alle domande che gli venivano poste, seppur queste non godevano di particolare importanza.
Più che altro, rimase a fissare le labbra di Jungkook, che in quel momento stavano trattenendo il tappo della penna, mordicchiandolo appena.

«Sapevi che oggi non avrei fatto nessuna seduta» puntualizzò il presunto coniglio, incrociando le braccia al petto.
Quando Tae-hyung gli aveva promesso di non dare fastidio, a patto di rimanere in quella stanza, sospettava che avesse mentito e infatti era così.
L'ibrido non disse nulla, non gli andava molto di parlare. Perciò, trovò un passatempo migliore: analizzare bene il ragazzo seduto dinnanzi a lui.
I suoi capelli castani erano più ricci rispetto alle settimane precedenti, ma gli donavano molto. La pelle apparentemente delicata del suo viso era leggermente arrossata, forse a causa del freddo di quella mattina. Gli occhi erano contornati da lievi segni violacei, e le iridi scure perennemente puntate sulle scartoffie, che si trovavano poggiate sulle sue gambe. Le labbra erano di una gradazione molto più scarlatta, ed il lembo inferiore era intrappolato tra i suoi denti bianchi.
Indossava una giacca in pelle nera, con sotto una maglietta del medesimo colore, che lasciava scoperte le sue clavicole, degli skinny jeans strappati all'altezza delle ginocchia, e degli anfibi un po' slacciati.
Il giovane stava iniziando ad apprezzare il suo modo di vestire, era semplice ma al contempo unico.
Un rumore sordo, di fogli che venivano scagliati contro un mobile, fece sbattere freneticamente le palpebre di Tae-hyung, a causa dello spavento.
«Cosa vuoi fare?» chiese lo psicologo dopo una breve pausa, con un leggero tono di malizia. Quella sua domanda sarebbe potuta essere fraintesa, ma era proprio ciò che voleva ottenere.

«Ho fame» rispose semplicemente l'altro, non curandosi del secondo fine a cui aspirava Jungkook, anche perché non lo avrebbe mai capito realmente.

«Vuoi mangiare?» chiese il castano, per accertarsi di ciò che aveva precedentemente sentito, forse un po' deluso della risposta.

«Quando qualcuno ha fame, balla?» lo rimbeccò Tae-hyung, per fargli notare la stupidità infinita della sua domanda.

«Dipende da che tipo di fame e che tipo di ballo intendi» fece l'altro, inumidendo le sue labbra, e passando le dita fra i suoi capelli, rendendo questi molto disordinati.

«Cos...-» mormorò il biondino, corrugando le sopracciglia, non capendo dove sarebbe voluto arrivare quel ragazzo.
Dopotutto, però, decise di lasciar perdere.
«Portami del cibo» aggiunse in seguito, facendo sporgere il suo labbro inferiore.
Sapeva ottenere ciò che voleva, quando ci si metteva.

«Alza il culo e vattelo a prendere» fu la risposta educatissima di Jungkook, che indicò la porta dietro di lui, per poi scrollare le spalle in segno di indifferenza.

«Fanculo, lo chiederò a Jimin» rispose quello, alzandosi di scatto dal divanetto e camminando a passi veloci verso l'uscita.

«Chi è Jimin?» chiese curioso l'altro, prima che il biondino potesse raggiungere la porta ed andare via, puntando lo sguardo sulla sua figura posteriore in movimento.

«Fatti i cazzi tuoi!» fu l'ultima cosa che disse, o meglio urlò, forse con un tono fin troppo adirato.
Non sapeva neanche lui perché ci fosse rimasto così male per una simile sciocchezza.
L'ultima cosa che si poté udire in quella stanza, fu il rumore della porta, che venne sbattuta proprio dall'ibrido stesso in modo prepotentemente violento.

Joke Of Nature 悪魔 || VkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora