CAPITOLO 7

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Mi sveglio quando la luce filtra dalla finestra. Mi rigiro nel letto e allungo una mano. Il posto accanto a me è vuoto, freddo. Mi metto a sedere con la testa che pulsa e la guancia dolorante. Mi alzo con cautela dirigendomi verso il bagno per vedermi allo specchio e vedo il mio zigomo spaccato ed un cerotto a tenere stretti i lembi della pelle tagliata.
Sbuffo alla visione del mio zigomo violaceo insieme all'occhio sinistro. Mi metto l'accappatoio ed esco dal bagno e poi dalla camera dirigendomi verso il piano inferiore.
In soggiorno incontro la mia tata Belle ma nessuna traccia di Pier.
Si è dato alla fuga lasciandomi sola dopo aver fatto l'amore con me e dopo essermi addormentata.
Belle mi guarda con le lacrime agli occhi dopo essersi avvicinata e mi prende il viso tra le mani.
-"Bimba mia" dice singhiozzando.
-"Sto bene Belle. Va tutto bene. Pier?" domando con il cuore a mille ripensando alla notte precedente.
-"Non smetterò mai di ringraziare il signor Savini per quello che ha fatto. Mi ha detto che tornava a casa e poi andava a lavoro. Ovviamente mi ha raccomandata di tenerti d'occhio". Alzo gli occhi al cielo.
-"Esagerato" dico dirigendomi verso la cucina seguita da lei.
-"Buongiorno" saluto le altre donne sedendomi a tavola e prendendomi la testa tra le mani. Belle si siede accanto a me e mi prende una mano guardandomi con il viso triste. Io invece sono incazzata da morire con Pier, che è fuggito appena mi sono addormentata.
-"Tesoro mi dispiace per quello che ti è successo. Sicura di stare bene? Posso sempre chiamare tuo padre o tua madre"
-"No. Non li chiamare. Lascia tutto come sta. Sto bene, te lo giuro. Me la caverò da sola come ho sempre fatto e mi lascerò tutto alle spalle molto presto" dico seria. Belle sospira mentre Sharon mi poggia davanti una tazza di latte e del pane tostato con marmellata.
-"Ci sono io qui piccola mia e sai che potrai contare sempre su di me" dice con occhi lucidi stringendomi la mano e poi alzandosi.
-"Lo so Belle, perciò ti considero come la mia seconda madre" le dico con un sorriso sincero.
-"Fai colazione e poi a letto. Ha detto il signor Savini che hai una commozione cerebrale e che devi riposare. Rimarrai a casa per una settimana" dice in modo che io non possa replicare. Belle nel frattempo mentre mangio, posa davanti a me anche le medicine che devo prendere. La guardo.
-"Per il mal di testa che avrai sicuramente" spiega. Annuisco ed ingoio la pastiglia insieme ad un sorso di latte.

Dopo colazione mi dirigo verso le scale per salire al piano superiore e raggiungere la mia camera.
Mi allungo sospirando mentre sento tutti i muscoli indolenziti e la mente torna alla violenza subita la sera prima. Rabbrividisco.
Poi ripenso a quello che c'è stato dopo con Pier e il mio corpo si incendia di colpo, eccitandosi. Il telefono fisso sul comodino prende vita facendomi sussultare e rispondo dopo tre squilli.
-"Pronto?"
-"Ciao" mi saluta con voce calda l'uomo dei miei sogni erotici.
-"Ciao" saluto timidamente.
-"Come stai?" chiede preoccupato. Sospiro.
-"Bene, tutto sommato" dico stanca e con il forte mal di testa che mi sta spaccando il cranio in due.
-"Sicuro di stare bene?"
-"Secondo te?" chiedo sarcastica. Lo sento sospirare e lo immagino a passarsi una mano tra i capelli.
-"Lo so, domanda idiota, perdonami. Riposati. Ho lasciato detto di chiamarmi nel caso ti servisse qualcosa" dice sbrigativo. Sbuffo.
-"Non mi serve niente. Perchè sei scappato via?" chiedo irritata. Lo sento trattenere il fiato e non rispondere per qualche secondo, come se passasse un secolo quando decide di rispondere e ferirmi.
-"Lo sai bene anche tu che dovevo andar via. Quello che abbiamo fatto, seppur bello, è sbagliato Faith. Non va bene. Noi non andiamo bene. Siamo un qualcosa di sbagliato che non può esistere. Possiamo essere solo amici" dice serio.
Io come risposta riattacco la chiamata piegandomi in due per il dolore che sento all'altezza del petto e piango fino allo stremo e fino ad addormentarmi.

******************

Questa mattina quando Faith si è addormentata, mi sono rivestito velocemente e ho lasciato la sua camera per farmi trovare dalle donne che lavorano in casa Burn in soggiorno ad aspettarle. Dopo aver parlato e spiegato loro alcune cose, sono scappato via come se avessi avuto il diavolo alle calcagna. Mi sono anche vergognato di tutto ciò però dovevo comportarmi per forza così. Lo so che è ingiusto nei confronti di una ragazza, ma ho saputo reagire solo così e mi sento un gran bastardo per aver approfittato della sua debolezza dopo una violenza subita, per esserle entrato dentro e averla scopata anch'io, anche se è stato meraviglioso stare dentro di lei, sentire il suo calore, la sua fighetta strettissima, sentirla contrarsi intorno al mio cazzo e vederla venire, assaporare il suo dolce sapore.

SEI L'URAGANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora