Capitolo 21

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— Ehi vagabondo! Dove stai andando? —

Fred si voltò nella mia direzione e, dopo la sorpresa iniziale, mi regalò uno di quei sorrisi che ti scaldano il cuore.

— Mi credi se ti dico biblioteca? —

Fece due passi verso di me, fermandosi a pochi centimetri dalle mie labbra. Un brivido mi percorse la schiena.

— Ovviamente no... — risposi facendolo ridere, poi lo baciai. Quel semplice contatto mi era mancato, nonostante fosse passato poco tempo dall'ultima volta.

Lui rispose al bacio con trasporto, lasciandomi senza fiato come sempre. Mi accarezzò una guancia mentre infilava le dita tra i miei capelli tirandoli dolcemente. Le mie mani si erano posate dapprima sui suoi fianchi poi dietro la nuca e infine nella chioma rossa che adoravo.
Quando ci staccammo, la sua bocca si allargò in un sorriso malandrino mentre io non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi.

— Wow. Non mi avevi mai baciato così prima d'ora... — disse a fior di labbra.

— Ma come? E che mi dici di quella volta al Lago Nero? — ribattei incrociando le braccia al petto.

— Be' non era niente male ma... diciamo che tu eri... piuttosto appiccicaticcia... —

Gli diedi un leggero spintone fingendomi offesa.
— Si da il caso che stavo piangendo, pezzo d'idiota. Scusami se non mi sono data una "sistemata" prima di baciarti! —

— Dai, non ti scaldare! È stato stupendo, davvero, considerando che era solo il primo. Però questo è stato qualcosa di gran lunga sensazionale. —

Mantenni il broncio per non più di due secondi: come cavolo facevo se lui mi guardava in quel modo?

— Come devo fare con te? — sbuffai scuotendo la testa ma, allo stesso tempo, senza smettere di sorridere.

— Mi dovrai sopportare... ora e per il resto della tua vita. —

Era bello pensare che sarebbe stato davvero così.
Eppure, la guerra era alle porte. Di nuovo.
Averla affrontata una volta mi ha fatto capire che le persone che amiamo e le cose per cui combattiamo potrebbero svanire in un attimo.

All'improvviso, il dubbio s'insinuò dentro di me: e se quello che avevo fatto non fosse servito a niente? Se una volta arrivati a quel preciso momento avrei perso Fred lo stesso?

Avrei viaggiato indietro nel tempo all'infinito cercando di salvarlo dal suo tragico destino?

Per la barba di Merlino, certo che lo avrei fatto!
Sacrificherei il mio presente per vivere in eterno il passato se solo significasse stare con il ragazzo che amo.

Non riuscendomi più a trattenere, allungai una mano posandola sulla sua guancia per trattenerne il calore. Gli occhi di Fred si illuminarono mentre si lasciava andare contro il palmo morbido.

— Sei così bella, Herm... — sussurrò teneramente, il suo respiro che mi solleticava la pelle.

— Anche tu. —

Rimanemmo a fissarci per un bel po' in quel silenzio rilassante poi vidi qualcuno spuntare alle spalle di Fred.

Mi spostai di lato per vedere meglio e quando scoprii che si trattava di Ron, lo chiamai a gran voce - potevo farne a meno dato che, in quel corridoio, c'eravamo solo noi tre! - .

— Ciao, ehm... ragazzi — fece un cenno nervoso con la testa.

Aveva lo sguardo basso ma si vedeva che stava facendo uno sforzo immane cercando di non guardarci in faccia. Deve aver fatto una lunga battaglia contro se stesso perché, quando si decise ad alzare gli occhi verso di noi, sembrava sfinito.

Io deglutii e prima che potessi dire qualcosa il mio compagno disse: — Dobbiamo parlare. —

***

Ron, Fred e io ci trovavamo al limite della Foresta Proibita, vicino casa di Hagrid: speravamo che un po' d'aria fresca schiarisse le nostre menti.

Si vedeva perfettamente che Ron non aveva per niente voglia di essere lì con noi ma cercava disperatamente di non farci capire il suo vero stato d'animo. Che stupido: Fred è suo fratello e lui il mio migliore amico, chi altri dovrebbe conoscerlo meglio di noi?

Nessuno sembrava voler iniziare quel discorso ma poi, preso un respiro profondo, cominciai con un: — Mi dispiace. Ron, io non voglio che tu soffra e neanche Fred lo vuole. Io spero... anzi, credo che ci sia un modo per restare amici e... —

Sì, stavo andando nel panico: non sapevo come dire ciò che volevo. Per fortuna, Fred venne in mio aiuto.

— Noi sappiamo che questo non deve essere facile per te ma noi vogliamo che tu sappia che ti vogliamo bene e ci dispiace... —

All'improvviso, Ron esplose: — Smettetela di dire che vi dispiace! —

Le sue parole crearono un riverbero nell'aria rimanendo sospese tra di noi.

Non mi aspettavo per niente una reazione del genere; e neanche Fred, a quanto pareva: era rimasto interdetto e con la bocca leggermente aperta.

Ron sospirò per calmarsi e riprese: — Sentite, non voglio che voi chiediate scusa per qualcosa che non avete potuto evitare: non si sceglie chi si ama, si ama e basta. Non dovete darmi né spiegazioni né sentirvi in colpa. Certo, all'inizio ero sconvolto, molto sconvolto. E vi chiedo scusa per avervi evitato in questi mesi. Adesso, però, è arrivato il momento di passarci sopra e andare avanti... andiamo, il castello è pieno di ragazze! Nessun rancore, va bene? —

Sul suo volto incominciò a comparire uno di quei sorrisi che ti rallegrano la giornata.

Ero contenta di vederlo così dopo tanto tempo.
Ron aveva teso la mano verso Fred e lui la strinse calorosamente prima di dargli una pacca affettuosa sulla spalla.

— Nessun rancore. —

Non riuscendo a trattenermi, gli buttai le braccia al collo e lo abbracciai stretto.
Avevo di nuovo il mio migliore amico con me e sarebbe sempre stato così.

Ron, Harry ed io eravamo il Golden Trio dopotutto.

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