Capitolo 3

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— Cosa significa che siamo bloccati? — chiese George confuso.

— Dio, George, esattamente quello che significa! —

— Ma com'è possibile? —

— Cavolo! Le conseguenze saranno gravissime! — dissi tra me e me.

— Non sembravi preoccupata prima, quando hai deciso di farlo! — mi accusò.

— Non lo ero perché saremmo tornati indietro di poche ore, non di due anni! — urlai in preda alla rabbia verso di lui, ma soprattutto verso me stessa.

Passai le dita tra i capelli, esasperata.

— Ancora non capisco quale sia il problema... — disse George, poggiando si alla parete alle sue spalle.

— Il problema sta nel fatto che dovremo rivivere ciò che abbiamo già vissuto fino a quando non torneremo nel nostro presente! — spiegai con tono piatto.

George spalancò gli occhi. — E ora? — sussurrò.

— Non possiamo fare niente, se non aspettare e cercare di non cambiare le cose. Non devi parlare del futuro, o avverrà un paradosso temporale e... —

— E cosa? —

— Non lo so! Dobbiamo solo fare in modo che non succeda, quindi acqua in bocca — gli dissi, guardandolo seria.

— Eh? —

— Sta' zitto! Non devi dire niente! — urlai ancora.

— Ho capito, ho capito... — rispose mettendo le mani davanti.

— Ehi, voi due volete venire a mangiare, o no? —

Ci voltammo di scatto verso Fred, e sorridemmo.
Ci guardava come se avessimo qualche rotella fuori posto, e forse aveva ragione.

— Sì, veniamo — dissi io.

Lanciandoci un ultimo sguardo, seguimmo Fred al tavolo dei Grifondoro.

***

— Cos'è successo con George? Fred mi ha detto che stavate litigando... —

Io e Ginny eravamo nella Sala Comune, sedute sul divano difronte al caminetto illuminato dalle fiamme del fuoco.

— Ehm... il solito... mi ha fatto uno scherzo, e mi sono arrabbiata. Come sempre. — dissi cercando di risultare convincente.

— Mi ha detto anche che, quando vi ha trovato, tu hai pianto e George lo ha abbracciato come se non lo vedesse da tanto tempo... — continuò lei, sospettosa.

— Be', sai il rapporto che hanno i gemelli... sono molto uniti — dissi fissando le parole del libro che facevo finta di leggere.

— E perché tu piangevi? —

— Ma cos'è questo interrogatorio, Gin? Sono stanca, andiamo a dormire? — chiesi, evitando di continuare su quel terreno pericoloso.

La rossa mi scrutò intensamente. Era sospettosa, non mi credeva. Perché doveva essere così dannatamente perspicace?

— Sì. —

Salimmo nel dormitorio delle ragazze e, non appena mi misi a letto nella mia stanza, cominciai a pensare agli ultimi avvenimenti. Che avevo combinato!

L'unica cosa che mi consolava era aver ritrovato Fred. Dio, come mi era mancato!
E mentre stavo pensando a quanto amassi i suoi vivaci occhi marroni, mi addormentai.

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