Capitolo quattro

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Jude si sedette sul letto e lasciò il test di gravidanza sul comodino.
Un bambino era l'ultima cosa che le sarebbe dovuto capitare, ma ormai era lì, racchiuso nella sua pancia e non poteva farci niente più niente. Il problema l'avevano creato lei e Harry, è successo, non avevano usato protezioni ed ecco il risultato. La conseguenza di una sveltina in un bagno della discoteca.
Jude si toccò lo stomaco e strinse le mani in un pugno. Ora doveva solo decidere cosa fare con questo bambino, se tenerlo, darlo in adozione oppure abortire. Ma la decisione non era solo sua, doveva per forza mettere al corrente il padre. Prese il telefono e fece il numero di Harry, squillò una volta e rispose subito.
«Jude?» chiese sorpreso.
«Sì, ciao.»
«Stai bene? È successo qualcosa?» Dalla voce di Jude trasparì un po' di malinconia ed Harry lo capì al volo. Ormai la conosceva fin troppo bene.
«No, va tutto bene. Credo.» La ragazza sospirò. «Ho bisogno di parlarti.»
«Di parlarmi?» Il tono di voce di Harry era diventato preoccupato. «Certo.»
«Da Starbucks tra mezz'ora, okay?»
«Okay, a dopo.»
Jude riattaccò e si vestì. Si guardò allo specchio per un po' toccandosi la pancia ancora piatta. Poi afferrò la borsa, il telefono e scese le scale. «Annabel?»
«Sono qui» Jude corse in salotto e vide la sorella sdraiata sul divano, circondata dalle rose.
«Vado da Starbucks cinque minuti, torno subito. Tu fai la brava e non dire alla mamma che ti ho lasciata sola.»
«E cosa mi dai in cambio?»
«Un bacino?» Annabel fece una faccia disgustata, allora Jude aprì la borsa e tirò fuori il suo portafogli. «Quanto vuoi? Un dollaro? Cinque?»
«Portami un frappuccino, un muffin ai mirtilli e sarò muta come un pesciolino.»
«E va bene, piccola peste!»
Jude prese le chiavi ed uscì di casa, percorse la strada che di solito faceva in dieci minuti nella metà del tempo. Arrivò davanti Sarbucks con quindici minuti di anticipo e si sedette su una panchina vicino all'entrata. Era nervosa, non era più abituata a stare così tanto tempo senza vedere Harry, soprattutto dopo aver litigato.
Ogni cinque minuti controllava impazientente l'orologio, guardava la gente entrare nel locale, le coppiette che avevano scelto un luogo pessimo per il primo appuntamento.
Fissava le persone, per vedere chi era davvero innamorato o chi era lì solo per perdere tempo e farsi offrire un caffé all'accompagnatore. Poi vide Harry e rimase a bocca aperta, era bellissimo. Aveva la stessa camicia che indossava al loro primo appuntamento. Jude si alzò e gli andò incontro. «Ciao» disse Harry.
Lo guardò a lungo e fece la cosa che più si sentiva di fare: abbracciarlo. Le braccia di Harry la strinsero a sè. Le mancava così tanto sentirsi bene, al sicuro tra le braccia della persona più amata al mondo. Jude non voleva staccarsi ed Harry rise.
«Jude ci sono due persone che devono passare.»
«Oh» disse staccandosi e facendo spazio.
La grande mano di Harry si posò sulla guancia della mora e l'accarezzò. «Cosa c'è che non va?»
Jude abbassò lo sguardo, afferrò la mano di Harry ed entrarono. Si sedettero ad un tavolo, uno di fronte all'altra.
«Jude, mi vuoi rispondere?»
«Cosa?»
«So che sei ancora arrabbiata con me, lo vedo sai» disse Harry.
«Come fai a capirmi così?»
Il riccio alzò le spalle e sorrise. I suoi occhi non si staccarono nemmeno un secondo da quelli di Jude, che invece si abbassavano continuamente. «È vero, sono ancora arrabbiata con te. Un pochino» confessò. «Però non voglio lasciarti andare. Non voglio commettere l'errore di perdere un persona così bella.» Questa volta furono gli occhi smeraldo di Harry ad abbassarsi sotto lo sguardo di Jude. «Mi manchi.. E ti amo.»
«Anche io ti amo, Jude.»
I due rimasero senza dire niente per un po', finché lei non ruppe il silenzio che si era creato da qualche minuto.
«Ti devo dire un'altra cosa però.»
«La causa della tua preoccupazione.»
«Si..»
«Allora?»
La ragazza fece un gran sospiro, sentiva il cuore martellarle nel petto, quasi volesse uscire dalla cassa toracica e correre via.
Non si era mai sentita così nervosa e agitata se non quando fece gli esami di maturità, una anno prima. «Jude, stai calma. Sono io, sai che puoi dirmi tutto» disse Harry posando una mano sulla sua.
«Sono incinta» sputò fuori quelle parole con difficoltà, ma quando lo fece il grande peso che aveva sullo stomaco svanì. Lo sguardo era basso, fisso sulla sua mano che stringeva quella di Harry. Non voleva alzare la testa, aveva paura. Timore della sua reazione. E se se ne fosse andato? Cosa avrebbe detto a suo figlio quando sarebbe cresciuto? 'Non hai un padre perché è scappato. Vigliacco!'
«Di quanto sei?»
Jude finalmente alzò la testa, le loro mani erano ancora intrecciate ed Harry era di fronte a lei, calmo. «C-cosa?»
«Di quante settimane sei?»
«Due.» Harry mosse gli occhi, stava pensando all'ultima che avevamo fatto l'amore. Poi aggrottò la fronte.
«Nel bagno della discoteca.»
«Già.»
«Mi spiace che questo bambino non sia voluto, il frutto di una notte da ubriachi e non di una notte d'amore.»
«Si, anche a me dispiace.»

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Hi everyone, allora cosa ve ne pare? Come vedete la paura di Jude era inutile, Harry non è scappato via!
Votate e commentate, voglio sapere che ne pensate. Al prossimo capitolo, un bacio :)

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