Capitolo sedici

537 37 2
                                    

Il giorno dopo Jude si svegliò sul divano con la pelle delle gambe appiccicata alla superficie morbida. Si girò a pancia in su cercando di alleviare il forte dolore alla schiena, quel divano era stramaledettamente scomodo. Strofinò gli occhi e sbatté più volte le palpebre finché non s'abituò alla luce. La casa era stranamente silenziosa, di solito Harry faceva sempre baccano. Jude rimase lì per cinque minuti prima di capire che l'appartamento era vuoto. Si alzò e controllò che ogni stanza fosse vuota.
"Ma dove diavolo è Harry?"
Tornò in salotto e frugò nella sua borsa, tirò fuori il telefono: c'erano le telefonate senza risposta del giorno precedente. Schiacciò sulla cornetta verde e cercò di chiamarlo, ma non rispose nessuno. Allora andò in cucina e si sedette al tavolo col telefono ancora incollato alla mano. Lo appoggiò sulla superficie lucida e non appena abbassò lo sguardo notò un bigliettino di carta colorata appiccicato davanti a lei.

Torno tardi,
H xx

La mora prese a picchiettare nervosamente le dita sul tavolo. Sapeva che Harry era arrabbiato e questo la innervosiva ancora di più. In fondo teneva in serbo ancora un po' di rancore per quello che gli aveva fatto. Fissò il suo telefono per un po' finché non si alzò, prese un barattolo di gelato al cioccolato ed andò ad infilarsi sotto le coperte del letto matrimoniale di Harry. Accese la tv e, siccome era già l'una di pomeriggio, il tempo passò velocemente. Jude rimase otto ore nella stessa posizione a guardare tutte le serie tv possibili ed immaginabili. Finì un chilo di gelato e si alzò soltanto per fare pipì o prendere altro cibo con cui ingozzarsi. Le nove, le dieci, le undici, mezzanotte ed Harry non era ancora tornato. La mora guardò per la millesima volta l'ora. Era preoccupata, poteva essere successo qualsiasi cosa, cosí decise di mettere da parte il suo orgoglio e di chiamare Harry di nuovo. Cercò il telefono in mezzo ai pacchetti vuoti di patatine e carte di caramelle, ma senza risultato. Continuò la ricerca e proprio mentre tentava di mettere un po' di ordine sentì la porta aprirsi. Jude s'irrigidì ed aspettò che Harry raggiungesse la camera da letto prima di muoversi. Il passo pesante del riccio s'avvicinava alla camera. Arrivò sullo stipite della porta e guardò Jude.
«Scusa, sono tornato a casa tardi dal lavoro.»
La mora si alzò e s'avvicinò a lui. L'odore forte di alcool e di fumo si sentiva a metri di distanza. Jude tossì e guardò gli occhi rossi di Harry fissarla.
«Dove sei stato?»
«Beh» disse Harry appoggiandosi al muro, dato che non riusciva a stare in piedi. «Sono.. Sono stato al lavoro.»
Jude chiuse gli occhi, cercando di essere più calma possibile. Più che arrabbiata si sentiva delusa, Harry non era solito fare queste cose e doveva aver passato proprio il limite.
«Stai bene, Harry?»
«Mai stato meglio, bellissima.»
Il riccio allungò il braccio verso la ragazza in piedi di fronte a lui, ma la scansò di dieci centimetri.
«Non hai nemmeno un lavoro tu» mormorò Jude strofinandosi le mani in faccia.
«Mi.. Mi viene da vomitare» disse Harry all'improvviso correndo in bagno.
Jude rimase ferma dov'era e si mise una mano sugli occhi prima di raggiungere il ragazzo, inginocchiato davanti al water. La mora si sedette di fianco a lui e gli tenne una mano sulla fronte, per evitare che i capelli li finissero in faccia. Dopo un paio di minuti Harry si accasciò sul pavimento davanti a Jude che era ancora nella stessa posizione.
«Scusa» disse il riccio con la voce soffocata.
La mora guardò Harry a lungo, col corpo disteso sul pavimento. Sembrava così piccolo, così vulnerabile, così delicato che Jude quasi non voleva toccarlo per paura che gli facesse male. Una lacrima le rigò la pelle secca delle guance. Jude strizzò gli occhi e fece un gran respiro cercando di trattenersi dal piangere, ma un'altra lacrima le cadde dal viso. Si sporse un po' in avanti su di Harry che intanto si era portato le gambe al petto. Aveva gli occhi chiusi e le guance rosse. La mora gli spostò i riccioli impregnati di sudore dalla fronte e si sedette vicino alla testa di Harry con la schiena appoggiata al muro.
«Appoggiati alle gambe» gli disse Jude dandogli dei colpetti sulla spalla. Harry obbedì e alzò il capo per appoggiarlo sulle cosce della fidanzata.
«Mi dispiace» ripeté a bassa voce. «Scusami amore.»
La mora strinse lo sguardo su di lui mentre gli accarezzava i riccioli bagnati. Non disse niente, non chiese niente. Voleva provare ad avere un po' di fiducia in lui o forse non voleva sapere se aveva fatto qualcosa di sbagliato. Sperava solo che non l'avesse tradita, sperava che la cosa peggiore che avesse combinato sia stata quella sbronza. Jude pensò alla sera in cui Harry venne a bussare alla sua porta cercando di farsi perdonare, alla giornata passata da Starbucks e a Harry che gesticolava mentre fantasticava sul futuro insieme a lei ed al loro bambino.
La mora si mise una mano sui capelli ed appoggiò la testa alle mattonelle fredde del muro. Qualcosa si era rotto. Sentiva che il sottile filo che li univa si era spezzato, era tutto vulnerabile che si sarebbe potuto rompere in qualsiasi momento e fu così.
«Mi dispiace» sussurrò muovendo il capo. «Mi dispiace un cazzo.»

______________________________

Come al solito sono in ritardo lol, scusate tanto!
Comunque spero vi piaccia, uff so che è corto ma mi farò perdonare col prossimo capitolo. Voi commentate e fatemi sapere che ne pensate, grazie di tutto! A presto e tanti bacini.

Non lasciarmi andareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora