Capitolo quattordici

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Victoria schiacciava impaziente il campanello da più di cinque minuti. Puntava di continuo il dito sul bottone blu di fianco al cognome Styles. Nessuno le era ancora venuto ad aprire; Harry e Jude erano a letto a discutere su chi si sarebbe dovuto alzare per rispondere al citofono.
«Devi andare tu» disse Jude poggiando una mano sul petto di Harry.
«No, questa volta di alzi tu.»
Il riccio si passò una mano tra i capelli e scosse la testa più volte mentre si girava su un lato. Quella volta era deciso, più determinato del solito a causa della stanchezza.
«Ma io sono incinta.»
Gli occhi smeraldo del ragazzo si chiusero. Posò una mano sulla faccia e si alzò lentamente, adocchiando un paio di pantaloni della tuta.
«Non è giusto» disse vestendosi. «Non puoi usare sempre questa scusa.»
Jude sorrise e vide il corpo ben definito di Harry scomparire nel salone. Sentì dei mormorii, poi il silenzio. Si spostò una ciocca di capelli dal viso e si appoggiò su un gomito, cercando di spiare i movimenti del riccio.
«Chi è?»
Harry comparì e si appoggiò allo stipite della porta con le braccia conserte. Aveva lo sguardo fisso sui suoi piedi nudi.
«Tua madre.»
La mora si alzò di colpo mettendosi seduta con le gambe incrociate. Fulminò il fidanzato con lo sguardo, poi scosse la testa più volte facendo un ghigno.
«Le hai aperto, vero?»
Harry guardò Jude, ma per la paura della sua reazione abbassò ancora lo sguardo per terra. Si portò la mano alla bocca e prese a stringersi il labbro inferiore con due dita.
«Si» rispose con un filo di voce.
Jude alzò le braccia e le fece ricadere sul copriletto. A differenza del ragazzo, il suo sguardo non si era ancora spostato dai suoi occhi.
«Lo sapevo» sbraitò agitando le mani in aria. «Vaffanculo. Chi cazzo la vuole vedere quella strega?»
Non appena finì di gridare, il campanello della porta suonò più volte. La mora guardò di Harry staccarsi dallo stipite di legno ed andare ad aprire.
«Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo» sussurrò tra sé.
Non appena la voce di sua madre le giunse alle orecchie si ficcò sotto le lenzuola e si coprì fin sopra i capelli.
«Arrivo, la vado a chiamare.»
Sentì la voce di Harry diventare sempre più vicina. Una mano si posò sopra le coperte e gliele tirò giù, facendo in modo che si vedesse almeno la faccia.
«Cosa stai facendo?»
Jude brontolò e cercò di ritirarsi su le coperte ma la presa di Harry glielo impedì. Così si coprì il viso con le mani.
«Mi sto nascondendo, non vedi?»
Il riccio chiuse la porta della camera e si sedette sul letto, vicino alla fidanzata. Le accarezzò i capelli e le posò dei baci sulle mani.
«Ti ricordi quando ti ho detto che non puoi fuggire dai problemi?»
La mora non rispose, allora Harry le afferrò le mani e gliele spostò. I loro visi erano vicini, uno di fronte all'altro. «Rispondimi.»
Jude si girò, cercando di sfuggire dal suo sguardo, ma alla fine cedette.
«Si, mi ricordo.»
«Ecco, questo è uno di questi momenti in cui devi prenderti le tue responsabilità, devi sistemare le cose, è pure sempre tua madre.»
«Una madre non dice certe cose davanti alle due figlie.»
Harry smise di parlare vedendo Jude fissargli imbambolata le labbra rosee. «Mi alzo» disse all'improvviso.
«Cosa? Davvero?»
La mora si alzò e tirò un buffetto sulla guancia del ragazzo. Aprì la porta e, seguita da Harry, entrò in salotto. Sua madre era seduta sul divano con dei sacchetti bianchi attorno a sé. Stava trafficando col telefono quando vide Jude entrare nella stanza. Si alzò.
«Oh Jude, come stai?»
Indossava una camicia azzurra con dei jeans a vita alta consumati dal tempo.
«Bene» rispose aggrappandosi al braccio si Harry. «Perché sei qui?»
Victoria si sistemò meglio gli occhiali da sole sulla testa, poi appoggiò le mani sui suoi pantaloni.
«Volevo sapere come stavi.»
«Potevi solo chiamare.»
«Ti ho chiamata un centinaio di volte.»
Jude alzò le spalle stringendo più forte la stoffa della maglia di Harry, che appoggiò una mano su quella della fidanzata. Un silenzio imbarazzante riempì la stanza.
«Vi ho portato dei regalini per il bambino.»
Victoria iniziò a frugare nelle borse e tirò fuori un vecchio pupazzo di Jude; un orsacchiotto marrone con un bottone al posto dell'occhio destro.
«Teddy!»
La mora si avvicinò alla madre e prese il peluche. Lo abbracciò e lo tenne stretto al petto con un braccio. «Dove l'hai trovato?»
«Era in soffitta in uno scatolone, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere riaverlo.»
«Grazie» disse sedendosi.
«Perché non ha un occhio?»
Harry si avvicinò e toccò il bottone blu con l'indice per poi sedersi di fianco a Jude, mentre Victoria frugava ancora nelle borse.
«Annabel gliel'ha staccato quando era piccola.»
Il riccio ghignò accarezzando le spalle di Jude.
«Ecco, guarda cos'ho preso.»
Una piccola tutina gialla penzolava tra le mani della madre di Jude. Harry sorrise dolcemente al solo pensiero che tra otto mesi ci sarebbe stato loro figlio dentro quel pezzo di stoffa.
«Carino.»
«Tesoro, per favore non fare così» sussurrò il riccio stringendo le dita attorno alla spalla di Jude. «Ti prego.»
«Vi piace? Ho scelto il giallo perché è un colore neutro.»
Jude alzò le sopracciglia mentre teneva gli occhi fissi su Teddy, posato sulle sue gambe serrate.
«Odio il giallo.»
Victoria abbassò lo sguardo e si bagnò le labbra con la lingua. Non sapeva cosa rispondere. Allora rimase in silenzio e posò la tutina sul divano.
«Beh» disse Jude alzandosi. «Grazie per la visita.»
«Vuoi qualcosa da bere?»
Anche Harry si alzò.
«No, credo sia meglio andare.»
La madre di Jude tirò fuori altre due tutine e un paio di mini converse blu per il bambino. Le piegò sul divano di fianco all'orso che la mora che aveva lasciato lì due minuti prima. «Allora vado.»
Jude guardò la madre raccattare i sacchetti bianchi. Doveva essere andata a fare la spesa prima di venirla a trovare.
«Grazie per i regali» disse Harry.
«Non c'è di che Harry caro.»
La mora non disse una parola. Victoria uscì dalla porta, i suoi occhi erano fissi sulla figlia. «Mi spiace per quello che ho detto all'ospedale, non pensavo davvero quelle cose.»
«Fa niente.»
«Va bene, allora vado, ciao.»

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«Sei stata così fredda prima» disse Harry affondando la forchetta nel piatto di pasta di fronte a lui. «Mi faceva pena tua madre, sembrava avesse ricevuto una coltellata.»
Jude lo guardò mentre masticava lentamente, sembrava che il boccone fosse infinito.
«Dobbiamo ancora parlare di questa cosa?»
Fece cadere la forchetta nel piatto, facendo un gran rumore. Il riccio alzò lo sguardo e fulminò la ragazza. Un paio di persone si girarono verso di loro.
«Smettila di fare scenate Jude, hai diciotto anni ormai» la rimproverò portandosi un po' di pasta alla bocca. Muoveva la mascella nervosamente mentre guardava la fidanzata evidentemente irritata dalle sue domande.
«Le ho detto che non faceva niente.»
Harry scosse la testa più volte. Aveva finito il piatto di pasta e si pulì la bocca con il tovagliolo che aveva sulle gambe.
«È inutile parlare con te, sei così testarda.»
Jude si alzò dalla sedia non curandosi del tovagliolo che le cadde per terra. Le due persone di prima si girarono un'altra volta a guardare la scena, pronti ad assistere ad una litigata furiosa. Ma non fu così. La mora prese la sua borsa e si abbassò leggermente verso Harry.
«Vado in bagno» sussurrò prima di allontanarsi.
Il bagno delle donne era tappezzato di specchi e marmi di vari colori. Jude guardò di sfuggita la sua immagine riflessa nello specchio e s'infilò in un bagno. Chiuse la porta a chiave e si sedette sul gabinetto. Si guardava in giro mentre aspettava che la sua rabbia svanisse. Si toccò la pancia più volte e si alzò. Dopo cinque minuti passata da sola ricomparse in sala e si sistemò al suo posto.
«Stai bene?» chiese Harry preoccupato.
«Sto bene.»
Il riccio si avvicinò a Jude, stava per dire qualcos'altro ma ad un certo punto si fermò. Sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
«Oh cazzo!»

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Ciao a tutti, spero che il capitolo vi piaccia. Non dimenticatevi di votarlo e commentarlo, voglio sapere cosa ne pensate! A presto.

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