Capitolo sei

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Le mani di Harry stringevano saldamente il volante della sua Range Rover completamente nera. Lo sguardo fisso sulla strada, qualche volta, si spostava verso Jude, seduta di fianco con un frappuccino e il muffin ai mirtilli per sua sorella. La guardava tenere la cintura che le cingeva il petto con una mano. Era un suo vizio. Si fermarono ad un semaforo rosso.
«Quindi è tutto a posto? Tra noi due intendo.» Jude lo guardò e lasciò la presa dalla cintura, facendola aderire tra i suoi seni.
«Sai che non mi sono dimenticata del bacio.»
Harry strinse la prese sul volante, le sue nocche iniziarono a diventare bianche. Era nervoso, timoroso di perdere Jude, di non riuscire ad instaurare più un rapporto come quello che avevano. Non voleva perdere tutto quello che aveva costruito con lei fino a quel momento.
«Però voglio farlo» lo rassicurò.
Il riccio mollò un po' la presa e sorride.
Il semaforo diventò verde e dopo pochi minuti di viaggio la macchina si fermò esattamente davanti alla casa di Jude.
«Vuoi entrare? Puoi restare anche a cena.»
«Si, perché no?» Harry staccò le chiavi e scesero dall'auto.
«Annabel, siamo a casa. C'è anche Harry con me!» disse Jude aprendo la porta.
«Ti anche portato il...»
Nel momento in cui alzò la testa vide sua madre in mezzo al corridoio. Le mani sui fianchi non erano un buon segno e il suo sguardo infuriato ne era la conferma.
«Jude Elisabeth!»
«Merda.»
Harry comparì al fianco di Jude e salutò Victoria, allungando la mano. «Salve signora.»
«Oh, ciao Harry caro, come stai?»
«Adesso bene.» Sorrise e guardò Jude, cingendole i fianchi con un braccio.
«Rimani per cena?»
«Se non è un disturbo, con piacere.»
«Tranquillo. Però ora, se non ti dispiace, potresti raggiungere Annabel in salotto?»
Harry scosse la testa e sparì in salotto. Intanto Jude rimase dov'era, di fronte alla madre arrabbiata, pronta a ricevere la solita ramanzina.
«Signorina quante volte ti ho detto di non lasciare tua sorella a casa da sola?!»
«Posso spiegare..»
«Ah-Ah, no! Questa volta non la passi liscia.»
«Ma sono stata via nemmeno due minuti, per favore mamma!»
«Sarebbe potuto entrare un maniaco, uccidere Annabel e tu non te me saresti nemmeno accorta perché eri fuori a fare non so cosa!»
«Era una questione importante.»
«Ah si? Era questione di vita o di morte di qualcuno?»
"In effetti, si." Pensò.
Jude rimase in silenzio ed abbassò il capo, appoggiando le chiavi sul tavolino di fianco alla porta. Guardò la madre. «Scusa.»
«Vai.»
Harry, seduto sul divano, teneva Annabel sulle ginocchia, che intanto gli stava raccontando delle ultime novità a scuola. Jude li interruppe.
«La mamma si è arrabbiata» disse stravaccandosi di fianco a loro. Porse il sacchetto di Starbucks alla sorella e sbuffò. «Tieni piccola peste. Ora puoi strafogarti.»
«Ma non mi vanno adesso, Jude!»
«Bene, allora portali in cucina.»
«Nemmeno per sogno!»
«Annabel, ubbidisci.»
Jude sbuffò per la seconda volta negli ultimi due minuti e fece per alzarsi, ma Harry la fermò e le prese il sacchetto dalle mani. «Vado io.»
La ragazza alzò le braccia come nel volere raggiungere il riccio, troppo lontano, e lo fece abbassare. «Grazie» disse posandogli un bacio sulle labbra. Harry andò in cucina, dove la madre di Jude stava preparando una teglia di lasagne ed appoggiò la busta sul tavolo. Cenarono verso le sette, tutti attorno al tavolo rotondo del salotto. Era un'abitudine mangiare su quella tavola, com'era un'abitudine avere dei turni per lavare i piatti. Quella sera era la volta di Jude, quindi lei ed Harry, che insistette ad aiutarla, rimasero in cucina.
«Questo lo prendo io» disse strappando dalle mani di Jude una teglia in ceramica.
«Sai, non è così male essere incinta se il tuo fidanzato fa tutto il lavoro al posto tuo.»
Non finirono prima delle nove meno venti e quando fu tutto in ordine sparirono nella stanza di Jude, con le raccomandazioni della madre: «Niente sesso, niente baci e ricordatevi che ogni mezzora vengo a controllarvi.»
La mora entrò in camera sbattendo la porta.
«Come se gliene fregasse qualcosa» disse buttandosi sul letto. «Tanto sono già incinta. Non ha più niente di cui preoccuparsi.»
Harry rise e si sedette per terra, appoggiando la schiena al letto. Jude si mise a fissare il soffitto bianco della sua stanza e posò una mano sulla pancia, mentre con l'altra giocherellava con i riccioli di Harry. Lui la guardò.
«A cosa pensi?»
«Al bambino, chissà com'è, se è maschio o femmina.»
«Io dico che è una femmina.»
«Assolutamente no, è un maschio. Poi le femmine sono antipatiche.»
«Beh, se prende dalla madre si» scherzò.
«Vaffanculo!»
Harry si alzò e si sedette sul letto di fianco a Jude, facendole posare la testa sul suo petto. Parlarono a lungo e madre di Jude non si fece vedere, «Si sarà sicuramente addormentata insieme ad Annabel davanti a uno di quei film depressi che guardano i genitori single» disse ridendo. Poi fu il loro turno. Si addormentarono insieme, dopo tre ore di grandi promesse scambiate nel buio della notte su un letto troppo stretto.
Le buone intenzioni c'erano, quello che mancava era solo la concretezza.

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Here I am, allora che ve ne pare? Innanzitutto grazie a tutti quelli che hanno votato i capitoli precedenti, grazie di cuore. Spero che questo capitolo vi piaccia altrettanto. Un bacione.

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