Capitolo tredici

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Jude era seduta su una delle tante sedie blu disposte in fila, attaccate al muro bianco del reparto, in attesa di essere chiamata per sottoporsi ad un'ennesima visita. Guardava il suo pancione dell'ottavo mese pesarle sulle gambe magre, coperte da un paio di jeans scuri. Posò gli occhi sul sedile blu accanto al suo, era vuoto. Non c'era nessuna traccia di Harry.
«Ma dove diavolo è?» sbottò Jude guardandosi il piccolo orologio che le abbracciava il polso.
Un'infermiere cicciottello con la barba sbucò dalla porta ed indicò la mora, senza dire una parola. La ragazza si guardò in giro e prima di entrare diede di nuovo uno sguardo alle lancette del suo orologio, non curante di averlo guardato due minuti prima. Nella mano destra teneva salda una cartellina rosa, piena delle sue ultime analisi. L'infermiere guardò Jude, la scrutò dall'altro al basso e le strappò di mano la cartella di carta. Il freddo e l'umidità della stanza semivuota fecero rabbrividire Jude, che si sistemò sul lettino.
«Dov'è Karin?»
L'uomo si grattò la barba, facendo un rumore irritante. Si sedette su una sedia nera con le rotelle e, dalla scrivania, scivolò vicino al lettino. Aprì la cartella rosa e guardò attentamente tutti i fogli, facendoli scorrere tra le dita tozze.
«Karin non c'è?»
Gli occhi glaciali dell'infermiere pietrificarono Jude. Ingoiò un po' di saliva che gli rimase in bocca e posò di nuovo lo sguardo sui fogli delle analisi, non dando molta attenzione alla persona che era di fronte a lui.
«Karin non c'è, è malata.»
La mora si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed iniziò a picchiettare le dita nervosamente sul lettino ricoperto di carta. Si morse un labbro e guardò l'uomo seduto vicino a lei. Stava controllando ancora le carte.
«C'è qualcosa che non va?»
L'infermiere si schiarì la voce, come se le domande di Jude lo facessero innervosire. Guardò la ragazza e strinse lo sguardo su di lei.
«Si sdrai e si tiri su la maglia» disse irritato mentre accendeva il macchinario per l'ecografia e spalmava il gel freddo sulla pelle di Jude. «Sembra che ci siano parecchie cose che non vadano.»
La poca delicatezza di quell'uomo fece irrigidire la mora che lo guardava arrabbiata. Strinse i pugni lungo i fianchi.
«Scusi cosa intende dire?» chiese alzando la testa leggermente.
L'uomo era intento a fissare lo schermo del macchinario.
«Non si sentono i battiti.»
Nell'udire quelle parole Jude si rilassò, come se tutti i muscoli che avesse i corpo si fossero arresi alla pugnalata che le era arrivata nel petto. Il cuore della mora iniziò a battere all'impazzata. Delle goccioline di sudore iniziarono a caderle sulla fronte.
«Cosa succede?»
L'uomo smise di muovere la macchina e la spense. Strappò dei pezzi di carta e li porse a Jude per ripulirsi. Tirò su col naso ed appoggiò la cartellina sulla scrivania, facendo in modo di avere le mani libere per incrociarle. La mora tolse tutto il gel e si tirò giù la maglia, coprendosi.
«Vede signorina» disse chiudendo gli occhi. «Sua figlia è morta.»
Jude si svegliò terrorizzata nel bel mezzo della notte. Alzò il busto di colpo ed appoggiò le mani sulle lenzuola. Guardò in giro, il buio la stava divorando. Spostò lo sguardo alla sua sinistra, Harry stava dormendo appoggiato su un fianco. La mora iniziò a respirare affannosamente e nonostante avesse freddo sentiva di essere sudata. Si allungò verso il comodino e toccò a tastoni la superficie di legno fino a quando non trovò la luce.
«Harry» disse respirando a fatica. «Harry non respiro.»
Il riccio si sfregò gli occhi con due pugni chiusi mentre si girava verso la fidanzata in preda al panico. Quando la vide in quello stato si spaventò e si alzò immediatamente, mettendosi di fianco a lei.
«Jude, stai bene?»
La ragazza aveva le lacrime agli occhi, non riusciva a respirare e tanto meno a parlare, quindi si limitò a fare cenno di no col capo. Harry appoggiò un mano dietro la schiena di Jude e l'altra sotto le cosce. La sollevò senza fatica e la portò sul balcone. Le mani della mora erano strette al collo di Harry che la teneva salda. «Respira, è solo un attacco di panico» la rassicurò avvicinando la testa alla sua. «Respira col naso e butta fuori.»
L'aria fresca avvolse il corpo seminudo di Jude e la fece riprendere pian piano. I respiri iniziarono a diventare normali. Dalla bocca di entrambi usciva una nuvola di fumo. Si congelava quella notta, eppure Harry non ci pensò due volte ad uscire a piedi nudi, senza maglia.
«Riesci a stare in piedi se ti metto giù?»
Fece cenno di si e il riccio lasciò che si mettesse in piedi. «Cos'è successo?»
La mora si coprì i seni nudi incrociando le braccia. Una lacrima le rigò la guancia. I suoi occhi grigi erano fissi su quelli smeraldo di Harry.
«È morta» disse con fatica. «Nostra figlia è morta.»
Il ragazzo si avvicinò a lei, avvolgendo le sue braccia al suo corpo e le baciò la guancia.
«Scricciolo sei al primo mese di gravidanza, va tutto bene, le analisi sono a posto e non sappiamo nemmeno il sesso del bambino» la rassicurò mettendole una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «Hai solo avuto un incubo.»
Jude si asciugò le lacrime con il palmo della mano e deglutì.
«Sembrava così vero.» Tramava ancora.
«Tranquilla, è stato solo un brutto sogno.»

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Hi everyone. Vi ho fatto spaventare eh? Ahah era solo un sogno, come ha detto Harry. Anyway, a parte l'infarto, come vi sembra il capitolo? Fatemi sapere in un commento cosa ne pensate. Grazie a tutti per aver votato i capitoli precedenti, un bacio. A presto.

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