Quella sera gli one direction erano in città per il concerto di apertura del loro nuovo tour, dovrei fregarmene eppure non ci riesco, la voglia di rivederlo è troppa, rivedere quel suo bel sorriso e sentirlo cantare di nuovo, eh già non sono mai riuscita ad ascoltare una delle loro canzoni ci ho provato molte volte ma ogni volta spegnevo il computer dopo neanche dieci secondi.
Di corsa mi vestii e uscii di casa salutando mio padre con un bacio, correndo verso la macchina di mio padre inciampai un paio di volte per la fretta ma riuscì ad arrivarci sana e salva, ovviamente non avevo i biglietti e di sicuro non sarei andata allo stadio, infatti ero diretta al loro hotel, ovviamente mi ero informata.
Lungo la strada ripensavo a tutti quei bei momenti passati con lui ma che subito si sostituivano a tutto il dolore che mi aveva provocato, in effetti pensai più volte di tornare indietro e di lasciarmi tutto alle spalle per una buona volta ma non ci riuscivo, dovevo rivederlo a tutti costi, ma cosa gli avrei detto una volta incontrato, troppe domande senza risposta e troppi dubbi irrisolti.
Persa nei miei pensieri non mi ero accorta di essere arrivata, come facevo a saperlo? Semplicemente almeno un migliaio di fan urlavano e correvano ovunque, cercai un parcheggio dove depositare la macchina e andai verso l'entrata dell'hotel cercando di non beccarmi qualche pugno dalle fan esaltate, una volta arrivata all'entrata come previsto un grosso braccio muscoloso mi fermò.
'dove cerca di andare signorina?' una delle domande più stupide in qual momento.
' in realtà io alloggio nell'hotel' cercai di inventare una delle scuse più convincenti in quel momento.
*certo Avis una delle scuse migliori al mondo*
Ora anche la vocina nella mia testa mi prendeva in giro 'si certo signorina come le altre milioni di ragazze qui fuori' ottima osservazione pelatone, senza rispondere uscì da quella massa di ragazzine e cercai un uscita di emergenza *certo Avis perché secondo te non ci sarà un gorillone anche lì* stupida vocina, mi fa sentire una pazza, ma infondo non aveva tutti i torti in quel momento.
Cercando di non prestare troppa attenzione alla vocina trovai la porta di emergenza, fuori c'era un gorilla insieme ad un ragazzo dal cappello di lana, giubbino di pelle nera con le maniche alzate che facevano intravedere un braccio totalmente coperto da tatuaggi e una sigaretta tra le dita, non riuscivo a vedere la sua faccia essendo di spalle, poi disse qualcosa di incomprensibile al gorilla ed insieme entrarono dentro.
*niente gorilla, porta aperta, pista libera, cazzo Avis corri dentro* e così feci mi misi a correre più veloce possibile verso la porta e senza farmi notare riuscì ad arrivare all'ascensore visto che tutti gli impiegati erano occupati a trattenere i paparazzi.
Andai al quinto piano dove si trovavano tutte le suite sicuramente sarebbero stati lì, appena sentì il ding dell'ascensore mi catapultai fuori, ovviamente non sapevo la stanza ma sapevo che dovevo fare in fretta così mi misi a correre su tutto il piano, poi andai a sbattere contro un ragazzo, cademmo entrambi a lui caddero cappello e occhiali e a me la borsa e con essa tutto il suo contenuto, che deficiente pensai.

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Like a warrior
FanfictionIl mio nome? Martina Black, madre italiana e padre inglese, nessuno mi chiama più Martina da quando mi sono trasferita a Londra con mio padre dopo il divorzio dei miei, amo Londra non mi manca per niente l’Italia per il semplice fatto che ho sempre...