Capitolo 24.

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Jungkook annuì. Potè sentire chiaramente il suo cuore frantumarsi all'interno del petto. Gli faceva male, ma le rivolse un sorriso -Che aspetti allora? Và da lui.- lei si avvicinò a lui e gli poggiò una mano sulla guancia, accarezzandola dolcemente -È molto bello quello che stai facendo.- gli sorrise e lo abbracciò. Le braccia di Jungkook si strinsero automaticamente attorno i fianchi della ragazza, avvicinandola a sè.
A malincuore, staccò l'abbraccio -Va da lui adesso.- lei annuì e, dopo un'ultima carezza, andò via lasciandolo solo coi suoi pensieri.

Guardò un momento l'ora sul cellulare. Erano le 4.35 di notte. Era giusto svegliarlo a quell'ora solo per questo?
Era lì davanti la porta della camera di Jimin. La mano sospesa a mezz'aria e il cuore martellante nel petto.
Sembrava così sicura di sè fino a due minuti fa. Davanti quella porta, tutte le sue certezze erano crollate, lasciando spazio a mille domande.
Si morse il labbro, avvicinando lentamente la mano alla porta. Stava per bussare, quando quest'ultima si aprì, facendola sobbalzare -E tu che ci fai qui?- le domandò Jimin, con la voce impastata dal sonno. Si fermò un attimo ad osservarlo e lo trovò immensamente bello. Il viso assonnato, i capelli scompigliati, le guance leggermente arrossate..era perfetto. Il cuore prese a battere velocemente nel suo petto, quando incontrò i suoi occhi -Tutto bene?- domandò lui, inclinando leggermente la testa. Lei annuì e si decise finalmente a parlare
-Ecco..io..- si schiarì la voce e distolse lo sguardo. Non riusciva a formulare una frase di senso compiuto con quelle due iridi scure a perforarle l'anima. Perché sì, si sentiva in quel modo ogni qual volta incontrasse lo sguardo di Jimin.
Scosse il capo, tornando alla realtà -Posso parlarti?- lui annuì e si spostò per fare entrare la ragazza in stanza. Entrò velocemente, prendendo posto sul letto del ragazzo -Allora, cosa dovevi dirmi?- domandò Jimin, dopo qualche minuto di silenzio. Rosè non trovava le parole giuste. Continuava a torturarsi le mani, mentre cercava di mettere in ordine le parole che ora erano confuse nella sua testa.
Jimin le si avvicinò e si calò sulle ginocchia per guardarla in viso. Le rivolse un sorriso rassicurante -Hey, non ti mangio mica.- tentò di rompere il ghiaccio. Ma, più lo guardava sorridere, meno riusciva a formulare una frase di senso compiuto.
Spostò nuovamente lo sguardo sulle sue mani
-Ho appena parlato con Jungkook.- si decise a dire. Non accennò ad alzare lo sguardo, ma con la coda dell'occhio potè vedere Jimin annuire
-Mi ha detto..- si bloccò.
E ora come glielo dico? Continuava a pensare.
Coraggio Rosè, non ha tutta la notte a disposizione per te.
Annuì a sè stessa e riprese il suo discorso -Mi ha detto tutto.- non aveva il coraggio di pronunciare quelle tre paroline e sperava il ragazzo di fronte a lei potesse comunque capire a cosa si riferisse
-"Tutto", cosa?- imitò le virgolette con le dita. Alzò lo sguardo verso il ragazzo -Mi ha detto..- sospirò -Oh al diavolo! Mi ha confessato dei tuoi sentimenti e del fatto che vuole aiutarci nonostante tutto.- il ragazzo la osservava, senza dire nulla.

Il silenzio regnava all'interno di quelle quattro mura. Nessuno aveva più osato dire nulla dopo quelle ultime parole. Entrambi aspettavano fosse l'altro a fare il primo passo e questo era il risultato del silenzio imbarazzante che li circondava.
Rosè aprì la bocca, le sarebbe piaciuto dire qualcosa, anche solo una parola, ma non uscì assolutamente alcun suono dalle sue labbra, così si limitò a sospirare e ad alzarsi. Jimin, finalmente, portò lo sguardo sulla ragazza -Dove vai?- alzò un sopracciglio e Rosè si limitò a scrollare le spalle -Io ti ho detto ciò che volevo dirti. Quindi, se tu non hai nulla da dire, posso anche andare.- osservò Jimin. Sembrava non avesse intenzione di proferire parola, al che sbuffò una risata e si diresse verso la porta. Stava per poggiare una mano sulla maniglia, quando una mano afferrò il suo polso, attirandola a sè -No, non te ne andare. Ho tante cose da dirti.- poggiò il mento sulla spalla della ragazza che sentì il suo viso andare a fuoco. Si morse il labbro ed annuì.
Sarebbe stata una lunga nottata.

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