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Jeon Jeongguk era sempre stato un ragazzo bello, carismatico e molto poco puntuale. Proprio per quest'ultima sua caratteristica, il caro amico d'infanzia Park Jimin gli aveva comunicato l'orario in cui avrebbe dovuto presentarsi sul posto di lavoro con una mezz'ora di anticipo, sapendo benissimo che Jeongguk avrebbe come minimo posticipato di circa quindici minuti il suo effettivo arrivo. In quel modo, almeno, sarebbe giunto con un quarto d'ora di anticipo nel suo primo giorno di lavoro alla biblioteca universitaria, dove Jimin lavorava stabilmente ormai da circa un anno mentre continuava gli studi.
« Credo che potrei sputare mezzo polmone proprio in questo momento. » boccheggiò il giovane dai capelli scuri, di un castano profondo e caldo tendente ad un nero naturale, quando arrivò sul posto. Non se li pettinava quasi mai, diceva che era inutile, talmente erano ribelli. E non aveva tutti i torti. Jeongguk era davvero bello, anche in uno stato pietoso come quello: sudato, in disordine e col fiato corto. Però, il sorriso non mancava mai dalle sue labbra, ed era bellissimo anche quello.
« E tu saresti quello che va in palestra? Mamma mia, che resistenza fisica impressionante! » commentò Jimin, squadrandolo dalla testa ai piedi con una risata divertita e un'espressione falsamente meravigliata. Jeongguk era piegato in due nel tentativo di riprendere fiato. « E poi perché mezzo polmone e non uno intero, o magari entrambi? » chiese ancora Jimin, fingendosi realmente interessato a conoscere la risposta a quella domanda così stupida e priva di senso, posta solo per prendere in giro l'amico, che finalmente riuscì a rispondere.
« Jimin, smetti di provare a fare battute. Non è il tuo campo. » disse, ancora boccheggiando, con fare da esperto, mentre si rimetteva finalmente in piedi regolarizzando il respiro ancora piuttosto pesante.
« Almeno sono riuscito a farti arrivare in anticipo. Prego, idiota. » sbottò Jimin, scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo, indispettito.
« Cosa? » chiese allora l'altro, con espressione interrogativa. Anticipo? pensò.
« Il tuo turno inizia tra quindici, dieci minuti circa. Siamo io, tu e quella ragazza lì. Vedi di riprenderti, così magari te la presento, dato che devi lavorarci insieme. » sentenziò Jimin, indicando la giovane collega già pronta per il suo turno, preparandosi mentalmente al suo ruolo di tutor per Jeongguk nelle prossime ore. Sarebbe stata dura. L'amico conosceva il posto, c'era già stato, ma comunque non poteva sapere esattamente come si svolgeva il lavoro lì, e spettava a Jimin insegnarglielo. Attualmente si trovavano in quella piccola ala di biblioteca in cui era possibile parlare ad un tono di voce più alto rispetto al resto dell'immensa sala da cui erano separati da mura insonorizzate. Lì, naturalmente, molti ragazzi studiavano sui libri appartenenti all'Università e trascorrevano lì tutto il tempo che desideravano, rispettando poche e semplici regole. Come quella di fare silenzio, di non sporcare in alcun modo l'ambiente, non rovinare o maltrattare i volumi che utilizzavano, né segnarli con penne o matite, non essendo di loro proprietà.
Era una biblioteca incredibilmente ricca e assortita, non proprio semplice da gestire, e per questo occorreva la presenza di più addetti a determinate mansioni. Jimin era uno di loro, Jeongguk lo sarebbe stato per la prima volta quel giorno. Nulla di troppo impegnativo, ma occorreva essere precisi ed attenti, con i volumi e con gli studenti che li richiedevano direttamente a loro. Poi dovevano sistemarli, assicurarsi che non fossero danneggiati, occuparsi della manutenzione in generale. Le differenti mansioni potevano essere gestite dai ragazzi stessi come preferivano, per fortuna, perché l'importante era svolgerle.
« Sai che ormai ho capito di preferire di gran lunga i bei ragazzi, Jimin. » mormorò Jeongguk, con voce velata dalla malizia di cui era intrisa la sua risposta. Jimin sgranò gli occhi, questa volta sorpreso sul serio, sperando vivamente che la sua collega non lo avesse sentito.
« Oh, santa pazienza. Possibile che pensi solo a quello?! Presentartela per lavorarci insieme, non per provarci. Intesi? Sempre che tu riesca a tenerti il posto. » disse, con bonario tono di rimprovero per l'amico, lasciandosi sfuggire una risata subito dopo, infatti. Jeongguk, però, si era già perso a metà del suo discorso per fare ben altro. « E metti il tesserino col tuo nome al collo, serve per capire che lavori qui. » aggiunse Jimin, ma quando lo fece notò di non avere neanche un briciolo dell'attenzione del suo amico, appunto.

HIDDEN WOUNDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora