10.

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Un paio di anni prima, la partenza di Yoongi avrebbe lasciato un triste vuoto nel cuore e nella mente di Taehyung. Un vuoto lo lasciò ugualmente quando partì quel giorno di primavera per mancare le due settimane successive, ma quel vuoto, quella volta, per il biondo fu solo spazio da dedicare a Jeongguk, lo stesso Jeongguk che ormai gli riempiva i pensieri da mattina a sera, provocandogli quei sorrisi spontanei che sono specchio della serenità dell'anima, una serenità che Taehyung sembrava riacquistare pian piano, nonostante tutto, sotto lo sguardo fin troppo attento di colui che si ostinava a definire suo fidanzato, ma che del ruolo di fidanzato, ormai, aveva ben poco. Gli schiaffi di Yoongi facevano addirittura meno male e il suo amore malato sembrava non schiacciarlo più come prima, forse perché aveva trovato l'antidoto a quel veleno. Sempre lui, sempre Jeongguk, sempre il bibliotecario.

La prima notte da solo, Taehyung la trascorse a chiacchierare con il moro senza doversi preoccupare neanche per un attimo del fatto che Yoongi, al suo fianco, potesse svegliarsi e scoprire tutto, semplicemente perché Yoongi non c'era, e Taehyung era felice, pur sentendosi quasi in colpa per essere così sollevato dall'assenza di chi negli ultimi anni lo aveva comunque protetto e si era preso cura di lui come avrebbe dovuto fare una famiglia che invece lo aveva totalmente rinnegato. Era qualcosa per cui Taehyung sarebbe sempre stato riconoscente, perché non poteva non esserlo. Yoongi era diventato tutto, per lui.
Jeongguk, anch'egli da solo nel suo piccolo appartamento, si rotolava nel letto fremendo nell'attesa di una risposta da parte di Taehyung che per la prima volta, da quando lo conosceva, non tardava affatto ad arrivare. Così simili a due ragazzini alle prime armi con il loro primo amore, minuto dopo minuto, messaggio dopo messaggio. E si fecero le cinque del mattino, ed entrambi si resero conto di avere non più di un paio d'ore per riposare. Sarebbero stati stati distrutti quel giorno, con ore di sonno arretrate, lo sapevano già, ma si sarebbero rivisti e questo alleviava qualsiasi fastidio, qualsiasi problema, qualsiasi dolore, come il più dolce degli unguenti sulle ferite più infette e bisognose di cure.

Taehyung non seguì la lezione la mattina successiva e solo per miracolo non si addormentò proprio sul libro aperto sotto gli occhi del docente. Nella sua mente, ogni cosa era offuscata da Jeongguk, da quel sorriso radioso e gli occhi vispi. Il tempo sembrava non passare mai, il biondo controllava ripetutamente l'orologio al polso, poi quello attaccato alla parete per assicurarsi che funzionasse, ed infine si assicurava del tutto tramite il cellulare, che sembrava ogni volta non volerne sapere di avanzare di un numero per segnare un minuto in più. Fu in quei momenti che il suo pensiero fisso si materializzò proprio sullo schermo di quel cellulare.
« Tae, dove ti trovi? » aveva scritto Jeongguk, e insieme a lui, come una manna dal cielo, la voce del docente annunciò la fine della lezione una decina di minuti prima. Non che Taehyung ci avesse capito molto, quella mattina. Aveva soltanto appuntato gli argomenti così da rintracciarli poi sui manuali, ma non era proprio riuscito a prendere molti appunti. Sembrava che Jeongguk con quel messaggio avesse messo fine a tutto, portando sollievo al biondo che, con un gran sorriso stampato in faccia, gli rispose immediatamente.
« Ho appena terminato la lezione, Guk. Tu dove sei? » scrisse lo studente, rimanendo così in attesa di una risposta che però non si decideva ad arrivare. Un po' meno sorridente, anche se non meno speranzoso, raccolse tutto ciò che gli apparteneva e lo ripose all'interno della borsa che portava sempre con sé, indossando infine la giacca, per poi uscire dall'aula. Ancora nessuna risposta da parte di Jeongguk, ed erano già trascorsi più o meno cinque minuti, ma Taehyung preferì non insistere, per non risultare assillante. Non avrebbe mai voluto fare una cattiva impressione sul bibliotecario, ed il fatto che tenesse tanto a piacergli la diceva lunga su ciò che sentiva per quel ragazzo. Si diresse quindi all'uscita dell'edificio, non avendo un'altra lezione da seguire da lì a poco.

« Posso invitarti a prendere qualcosa al bar, bellissimo? » esordì qualcuno, proprio quando Taehyung fu abbastanza vicino da sentirlo. Egli aveva appositamente evitato di attirare la sua attenzione, voleva coglierlo di sorpresa ed era riuscito nel suo intento. Il viso ambrato di Taehyung, infatti, si illuminò nel giro di un secondo quando la fonte di quella voce si materializzò davanti i suoi occhi in uno dei più bei ragazzi che avesse mai visto: Jeon Jeongguk. Quel ragazzo che, in realtà, non gli aveva risposto di proposito. Jeongguk sapeva benissimo che Taehyung si trovava a lezione, aveva soltanto voluto averne conferma, giusto per assicurarsi di non essersi sbagliato. Poi, di sua volontà, aveva smesso di rispondere e si era posizionato davanti l'edificio in cui sapeva si svolgesse gran parte delle lezioni di Taehyung, stando a quanto diceva l'orario del suo corso che aveva stampato proprio per poterlo incontrare più facilmente in biblioteca durante i suoi turni di lavoro. Lo vide uscire con lo sguardo basso, il cellulare in una mano mentre con l'altra sistemava il colletto della camicia azzurra, e per un attimo quasi dimenticò perché fosse arrivato fin lì quando avrebbe dovuto lavorare. Taehyung era bellissimo, e a Jeongguk si mozzò il fiato. Non si era ancora abituato a quella vista.
« Guk! » esclamò il biondo, con uno di quei sorrisi che avrebbero spaccato le pietre più del sole che in quel momento gli dorava i capelli biondi non troppo chiari. Gli gettò le braccia al collo per stringerlo in una presa che Jeongguk ricambiò immediatamente, beandosi del profumo fortemente maschile ma comunque molto delicato dello studente.
« Non ce la facevo a resistere ancora, volevo vederti. » disse, e il cuore di Taehyung per poco non perse un battito, come spesso ormai accadeva quando si trattava del bibliotecario. « Jimin mi sostituisce per una mezz'ora in biblioteca. » aggiunse subito dopo, illuminando il biondo a riguardo, che quindi accettò il suo invito al bar senza pensarci due volte, a quel punto.

HIDDEN WOUNDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora