4.

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Taehyung aveva nascosto timidamente agli occhi di Jeongguk i segni del pianto che portava addosso, ma a lui non erano affatto sfuggiti. Gli era bastato davvero poco per accorgersene, e a Taehyung ancora meno per capire di non essere stato creduto quando aveva accampato la scusa del mancato riposo.
Con un piacevole brivido a percorrergli l'anima, attese che il giorno successivo arrivasse, e pure abbastanza in fretta, magari, così avrebbe potuto rivedere il prima possibile quel ragazzo dai capelli mai in ordine e il sorriso più allegro e sincero che avesse mai visto. Jeongguk gli infondeva un senso di benessere che Taehyung aveva dimenticato, perché non lo provava ormai da tempo. Era forse inopportuno desiderarlo a tal punto e volere che quel paio d'ore in sua compagnia, per così dire, durassero in eterno così da permettergli di godersi tutte le attenzioni che Jeongguk gli dedicava anche con un semplice sguardo? Era forse strano che sentisse la mancanza del nuovo bibliotecario, cioè il motivo per cui improvvisamente molte studentesse avevano di colpo iniziato a provare un grande interesse per libri di qualsiasi genere, giusto per avere una buona scusa per averci a che fare? Un tantino ridicole, forse. Taehyung però le comprendeva alla perfezione, dal momento che anche lui era rimasto palesemente vittima del fascino di Jeon Jeongguk. Inoltre, lui stesso si era trovato e talvolta si trovava ancora nella stessa situazione, quando alcune gli rivolgevano uno sguardo di un certo tipo. Era uno degli studenti più belli e desiderati, e non solo da ragazze, quindi non era poi così strano che attirasse facilmente l'attenzione, che spesso facessero di tutto per sedersi vicino a lui a lezione cercando una scusa con cui attaccare bottone, che lo osservassero da lontano farfugliando qualcosa su quanto fosse bello, elegante, intelligente. Del resto, Taehyung tutte queste cose lo era davvero, e anche per questo era piuttosto conosciuto; ma, sfortunatamente, questa sua fama gli era costata cara, e un po' anche per questo Taehyung era solo, tanto solo, proprio come aveva notato Jimin. Non sapeva però che il biondo, alla fine, da solo voleva starci, e che l'unica persona che faceva parte della sua vita era lì più per abitudine e possesso, che per altro. Jeongguk era il primo, dopo così tanto tempo, che lo faceva sentire di nuovo vivo, e allo stesso tempo lo spaventava immensamente.

Osservava ogni tanto le ragazze accertarsi dell'impeccabilità del loro rossetto, in attesa di colui che tutte desideravano, mentre lui, invece, se ne stava in disparte sperando di non essere notato nel suo angolo di biblioteca, non del tutto consapevole di essere l'unico ad attirare davvero l'interesse di Jeongguk da quando aveva iniziato a lavorare lì, e che ancora non arrivava perché mancava un'ora piena all'inizio del suo turno, quel giorno. Jimin, invece, era già sul posto e lo aveva visto e salutato, consegnandogli i libri che gli occorrevano. Non stava studiando, in realtà. Era entrato lì così da non essere squadrato continuamente dalle giovani che ancora non si erano dimenticate di lui.
« C'è Taehyung qui. Mamma mia, vorrei essere così carino anche io con gli occhiali. Come fa ad essere tanto perfetto? Io sembro un bambino! » scrisse Jimin, in un momento libero, indirizzando l'sms all'amico Jeongguk. Jimin aveva sempre pensato che Taehyung fosse bellissimo, pur non provando alcuna particolare attrazione verso di lui. Non era affatto il suo tipo, ma non poteva di certo negare quanto bello fosse, tanto da ritenerlo un vero e proprio modello di eleganza e sensualità. Non aveva mica torto, dato il portamento di Taehyung, che però non faceva proprio nulla per essere quello che era. Semplice naturalezza.
« Dici sul serio? Gli ho detto io che avrei lavorato nel pomeriggio. È già lì? » rispose Jeongguk, immediatamente, avendo letto quel nome nel testo del messaggio ricevuto. Non si preoccupò di tutto il resto dell'sms e Jimin lo notò, quando vide la sua risposta. Non riuscì a non sorridere divertito, perché non aveva mai visto l'amico così preso da qualcuno. Erano sempre stati gli altri ad essere presi da lui.
« Beh, allora ti sta palesemente aspettando. Ha i libri davanti e non combina nulla. » scrisse ancora Jimin, volendo stuzzicarlo, ma stava dicendo la verità. Taehyung sfogliava le pagine e ogni tanto correggeva qualcosa tra gli appunti, ma non stava facendo nulla, se non aspettare qualcosa, o qualcuno.
« Devo correre immediatamente. » digitò Jeongguk, che attendeva le risposte di Jimin quasi con ansia; risposte che non arrivavano proprio subito, dal momento che l'amico stava lavorando, e lui fremeva di eccitazione al solo immaginare che Taehyung lo aspettasse.
« Uuh, tu non eri quello che faceva sempre aspettare per farsi desiderare? » continuò Jimin, con una risata sotto al naso e scuotendo appena la testa.
« Non rompere. » sbottò indispettito il moro, pizzicato in pieno.
« Sei proprio cotto. » commentò Jimin, ormai fin troppo certo dell'interesse che Jeongguk provava per Taehyung.
« Smettila. E sì, te l'ho detto che quel ragazzo mi piace da morire. » ammise finalmente l'altro.
« E allora muoviti, no? »
« Sto arrivando. Anzi, diglielo. » Quello fu l'ultimo sms di Jeongguk, che poi abbandonò il cellulare, raccogliendo tutto ciò che gli occorreva per uscire subito da casa e raggiungere l'Università. Mi aspetta, devo muovermi, era tutto ciò che riusciva a pensare. Jimin aveva ragione: era cotto.

HIDDEN WOUNDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora