Come previsto da Jimin, anche il giorno successivo Taehyung si recò in biblioteca per poter studiare come d'abitudine, cercando un luogo tranquillo e silenzioso per concentrarsi efficacemente. E quale luogo, meglio della biblioteca universitaria? Aveva seguito due lezioni al mattino e, dopo il pranzo, decise di ripetere ciò che faceva ormai abitualmente, ovvero studiare per almeno un paio d'ore in attesa della lezione successiva, così da riuscire a superare l'esame imminente con una valutazione soddisfacente. Taehyung era uno studente modello, con un'ottima media e dei voti a dir poco impeccabili. Il fatto che amasse ciò che studiava, lo aiutava molto. Se non lo avesse fatto per studio, probabilmente avrebbe continuato per pura passione.
Jeongguk quel giorno avrebbe dovuto lavorare nel pomeriggio e non al mattino come il giorno precedente. Il suo turno fu di nuovo affiancato a quello dell'amico Jimin, mentre al posto della giovane ragazza - che si era rivelata piuttosto simpatica - del giorno prima adesso c'era un giovane come loro, anno più, anno meno. Probabilmente anche lui, come Jimin, era uno studente che lavorava per arrotondare pur continuando a studiare, dal momento che il lavoro in biblioteca, seppur impegnativo, aveva dei turni che non occupavano poi così tanto tempo. Mezza giornata al massimo. Jeongguk invece non studiava più e ormai da alcuni mesi aveva scelto di vivere da solo, pur avendo un'ottima famiglia alle spalle con cui avrebbe potuto continuare a vivere e che, almeno nel primo periodo, lo aveva aiutato. Ma se voleva cavarsela da solo ed essere indipendente come diceva, avrebbe dovuto lavorare e mantenersi. E Jeongguk, per quanto sbadato e testa calda potesse essere, ne era capace. Decise infatti di impegnarsi sul serio, di smettere di giocare non essendo più un ragazzino; quel lavoro gli serviva e voleva tenerselo a tutti i costi, anche se un po' lo annoiava. Non aveva mai amato molto i libri, lo studio in generale. Infatti, non era mai stato una cima a scuola ed era riuscito a finirla senza mai perdere un anno per pura fortuna. Un peccato, dal momento che Jeongguk era un ragazzo davvero intelligente, ma che studiava solo quello che gli piaceva e quando voleva lui, con i suoi tempi e i suoi comodi. Non a caso, se l'argomento gli era gradito, ne sapeva davvero molto a riguardo.Quel pomeriggio arrivò puntuale, al contrario di quanto immaginato da Jimin, che sospettava che l'amico, come sempre, si sarebbe presentato con un buon ritardo. Impiegò un attimo per liberarsi della giacca, sistemarsi adeguatamente ed indossare il tesserino che indicava il suo status di dipendente del complesso universitario, pronto ad aiutare gli studenti che gli chiedevano aiuto o le ragazze che si rivolgevano a lui esclusivamente con lo scopo di flirtare un po'. Ci aveva messo poco a diventare famoso, tra loro, bello e simpatico com'era. Non le respingeva mai, Jeongguk, e di certo non gli dispiaceva, specie se a provarci era una bellissima mora con un sorriso smagliante e due gambe da capogiro, ma c'era sempre un'altra figura annidata tra i rami della sua mente, in un angolo remoto, un po' nascosta ma che ormai aveva come fatto le radici e in pochissimo tempo. La sera prima, quando si era addormentato, Jeongguk aveva dimenticato ciò che era accaduto quel giorno, lasciandosi tutto alle spalle come sempre. Tutto, tranne Taehyung. No, lui non se lo era proprio scordato, e non lo aveva ancora visto arrivare. Non sapeva che lo studente, in realtà, fosse già dentro la biblioteca. Non sapeva che Taehyung quel giorno era andato lì per studiare, certo, ma con la speranza di rivedere il nuovo bibliotecario che era stato tanto gentile con lui e lo aveva come conquistato, con quel sorriso così sincero e gli occhi limpidi, tipici di chi è trasparente anche nell'animo e non nasconde segreti. Qualcuno di cui puoi fidarti, nonostante tutto. Jeongguk aveva fatto quell'impressione a Taehyung, a prima vista, e non si sbagliava affatto, perché Jeongguk era proprio come lo aveva dipinto lui.
Sorvegliare e rimettere a posto i volumi che erano stati consultati facendo attenzione alle sezioni e ai numeri, senza farseli cadere dalle mani rischiando di rovinarli irrimediabilmente oltre a fare un gran casino, era un'altra delle mansioni che spettavano ai dipendenti. Jeongguk non l'aveva ancora svolta, o almeno non da solo. Non era semplicissimo, ma ci aveva già preso la mano e stava cercando di fare del suo meglio. Avrebbe dovuto imparare, se voleva continuare a lavorare lì, e avrebbe dovuto saper fare tutto ciò che doveva senza Jimin. Spesso aveva bisogno di chiedere aiuto all'amico, infatti, che volentieri gli forniva indicazioni utili e lo consigliava.
C'era una cosa, però, che Jeongguk fece senza bisogno di chiedere alcun aiuto, perché sapeva benissimo cosa fare e dove andare. Un po' per curiosità, un po' per la voglia matta di rivederlo, tornò alla sezione di Filosofia Antica. Lo trovò lì, seduto allo stesso posto del giorno precedente, con lo stesso vecchio e grosso libro aperto sul tavolo per essere consultato, insieme ad un altro che il giorno prima non aveva chiesto, e i suoi occhiali calati sul naso perfetto. Sembrava così concentrato che Jeongguk preferì non disturbarlo, limitandosi a lanciargli occhiate fin troppo intense, di cui però Taehyung si accorse. Jeongguk era molto furbo, specie se si trattava di osservare, quasi spiare, qualcuno che gli interessava, ma delle volte sembrava un bambino impacciato, indiscreto e teneramente incapace di non farsi notare quando in effetti non avrebbe dovuto. O forse sì, dato che a Taehyung non dispiaceva poi così tanto avere gli occhi del moro addosso? Del resto, se ne era accorto subito, eppure non aveva mostrato alcun segno di disapprovazione. Anzi, non aveva alzato lo sguardo proprio per godersi ancora quella piccola, delicata attenzione che Jeongguk gli stava dedicando girandogli intorno da cinque minuti buoni nella speranza di attirare il suo sguardo.
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HIDDEN WOUNDS
FanfictionIl giovane Taehyung ha visto trasformarsi quello che chiamava vero amore in dolorosa, violenta e soffocante possessione, un sentimento malsano, falso, impuro e di cui si sente irrimediabilmente sporco e colpevole, qualcosa che lo avvelena giorno dop...