5.

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« Ci vediamo domani, okay? Scusami, Guk, ti prego! ». Quelle erano state le ultime parole di Taehyung, prima di scappare via, letteralmente. Jeongguk le ricordava fin troppo bene, le aveva scolpite nella sua mente. Si trattava di un domani, però, in cui lo studente non fu presente. Taehyung non si fece vivo il giorno successivo e non lo fece nemmeno per quello dopo ancora. A Jeongguk sembrò quasi di impazzire, perché non sapeva proprio come poter avere notizie del ragazzo che tanto gli interessava. E non poteva sapere nemmeno che Taehyung, a sua volta, ricambiava quel pensiero e moriva di mancanza, mancanza di Jeongguk, che in teoria non era niente, ma in pratica era come divenuto un'ancora. Taehyung pensò forse troppo spesso a Jeongguk, troppo spesso si accarezzò in polpastrelli che avevano toccato la sua guancia salutandolo, troppo spesso desiderò rivederlo e sentire ancora una volta il suo profumo così maschile, come fosse una piacevolissima e per nulla velenosa droga. Perché Jeongguk non gli faceva male, non gli faceva male affatto. Tutto il contrario, anzi.

Il biondo era rimasto a casa in effetti, ecco perché non si era presentato in biblioteca, né a lezione. Jeongguk non aveva modo di saperlo ed averne certezza, non conosceva nessuno a cui poter chiedere se Taehyung avesse frequentato l'Università in quei giorni, e Jimin non poté essergli d'aiuto in alcun modo, pur volendo.
Stava per concludersi anche la seconda giornata trascorsa senza aver visto Taehyung quando, finalmente, quasi alla fine del suo turno in biblioteca, Jeongguk riconobbe la ragazza che aveva chiacchierato con il giovane il primo giorno in cui lo aveva visto, e approfittò del momento.
« Ciao! » la salutò, fermandola prima che potesse entrare all'interno della biblioteca e dopo essersi schiarito la voce con un colpetto di tosse, come a volersi annunciare.
« Ciao Jeongguk! » disse lei, con un gran sorriso. Aspetta, come? Jeongguk? pensò il moro. Non ha neanche guardato il mio tesserino.
« Conosci il mio nome? » chiese di conseguenza.
« Non dirmi che non sai che qui in moltissimi lo conoscono, il tuo nome. » ridacchiò lei, ammiccando appena. Ah, già. Ci arrivò da solo in un attimo. Era ovvio ormai che a pochissimi non interessasse sapere chi era Jeongguk, uno dei bibliotecari più carini, e soprattutto single, che fossero mai stati assunti. A lui comunque non importava affatto di conoscere il suo, di nome, e infatti neanche fece caso a quale fosse quando lei lo pronunciò. Poi continuò con l'ennesima domanda di circostanza. Alla fine, andò al sodo dopo aver risposto in fretta.
« Ascolta, sai se... » iniziò, per poi correggersi riformulando la domanda che voleva porre, con un lieve imbarazzo che di solito non gli apparteneva. « Voglio dire, per caso hai visto Taehyung? È un tuo collega, se non sbaglio, no? »
« Sì. Frequentiamo alcune lezioni insieme. » confermò lei, annuendo convinta, ma del tutto ignara di cosa si celasse dietro il sorriso che Jeongguk le rivolgeva.
« Oggi c'era? » domandò il ragazzo.
« No, non l'ho visto. E neanche ieri, ora che ci penso. Sono due giorni che non si fa vivo, ma non so perché. Forse sta poco bene, di solito se manca è per questo motivo. » spiegò quindi la studentessa, con estrema tranquillità. Era sincera, si vedeva.
« Oh, capisco. » mormorò Jeongguk, rendendosi conto del fatto che, in effetti, quello poteva essere il motivo per cui non aveva visto Taehyung negli ultimi due giorni. Nulla di strano, no? Capita. Eppure c'era qualcos'altro che gli frullava in testa, a riguardo.

« Ad essere sincera, succede spesso, e ogni volta mi dice di aver avuto magari un mal di testa troppo forte o qualcosa del genere. Sciocchezze, insomma. Magari ne soffre abitualmente. » La ragazza continuò a spiegare, e più spiegava, più Jeongguk era convinto del fatto che Taehyung non mancasse per una banalissima emicrania curabile con un semplice analgesico. Non era il genere di ragazzo che si faceva fermare da quello, era così interessato a ciò che studiava. Doveva esserci dell'altro, aveva quella sensazione e sapeva di non sbagliarsi quasi mai. Per quanto esagerata fosse, infatti, Jeongguk aveva ragione, solo che non poteva saperlo. « Ma... Posso chiederti perché lo cerchi? Siete amici? » domandò alla fine la studentessa, innocentemente curiosa. Beh, se non fosse così palese che entrambi proviamo un certo interesse l'uno per l'altro, forse sì, saremmo amici, pensava Jeongguk.
« Oh, ehm... Sì! Cioè, ci conosciamo, ecco. Abbiamo scambiato qualche parola in biblioteca. » tentò di giustificarsi Jeongguk, sperando con tutto il cuore di non aver preso un certo colorito. Il solo pensiero di Taehyung ormai lo mandava a fuoco, e non sempre per imbarazzo. Aveva detto la verità, si conoscevano e da poco, ma Jeongguk era già incredibilmente preso dal biondo. Che ricordasse, non gli era mai accaduto nulla di simile. Di solito era sempre lui a prendere in quel modo qualcuno, non il contrario.
Lasciò andare la ragazza, infine, dopo averla ringraziata, ma i pensieri nella sua testa non si annullarono. Continuava ad avere un brutto presentimento, in particolare riguardante la persona con cui Taehyung aveva parlato al telefono. Ne aveva anche intuito il nome quando aveva curiosamente lanciato un'occhiata allo schermo del suo cellulare che si illuminava ad intervalli; Yoongi, gli era sembrato di leggere. Un ragazzo, quindi, pensò. Che sia un amico? Il fratello? Non gli aveva fatto di certo una buona impressione, data la reazione dello studente. Forse era esagerato, forse era paranoico, forse il suo interesse per Taehyung era andato un po' troppo oltre e in troppo poco tempo, ma non riusciva a togliersi dalla testa l'idea che lui non fosse a casa per un mal di testa, e che quella persona fosse coinvolta. Il sesto senso di Jeongguk era sempre stato infallibile e, purtroppo, non si sbagliò nemmeno quella volta.

HIDDEN WOUNDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora