14.

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Quella sera Jeongguk sospirò tristemente nell'esatto momento in cui chiuse la porta d'ingresso del suo modesto appartamento, costretto a lasciar andare il ragazzo di cui si era innamorato, costretto a permettere che ritornasse tra le braccia di chi lo aveva picchiato dicendo di amarlo ancora, seppur nel modo più malato in cui si possa amare qualcuno. Taehyung gli aveva rubato il cuore come pensava che mai nessuno sarebbe riuscito a fare, forse perché semplicemente mai nessuno era riuscito neanche ad andarci vicino, al suo cuore, ma nonostante ciò non riusciva a far nulla per salvarlo da quella trappola, quella morsa dentro cui era stretto e che lo spaventava a morte, più di quanto Taehyung potesse rendersi conto. Sembrava avere mille soluzioni tra le mani ma nessuna di queste riusciva a funzionare abbastanza, si sentiva impotente davanti ad un'ingiustizia che non subiva neanche in prima persona.

Il giovane bibliotecario trascorse almeno un'ora nel silenzio più assoluto, accompagnato dall'immaginario rumore dei suoi pensieri, che gli inondavano la testa e giravano tutti attorno ad un unico perno, che aveva un'unica faccia e un unico nome. Era quasi arrabbiato con Taehyung, arrabbiato con la sua totale assenza di egoismo e capacità di pensare solo a se stesso almeno per una volta, persino davanti ad una violenza simile; era arrabbiato con le sue ragioni e le sue giustificazioni per uno pseudo fidanzato che tutto era tranne che, appunto, un fidanzato. Eppure le capiva. Eppure non riusciva a distaccarsene, anche se quella sarebbe stata la cosa più logica e normale da fare, davanti a una situazione tanto difficile. Sarebbe stato più facile, più conveniente, di sicuro meno difficoltoso, e avrebbe potuto trovarne altri cento, di bei ragazzi liberi come l'aria disposti ad avere una storia con lui, ma Jeongguk ne desiderava uno complicato, quello che studiava concetti di filosofia a lui incomprensibili spostando ogni tanto qualche ricciolo biondo dagli occhi e che ricordava tutte le date storiche più assurde. Voleva lui, e proprio non voleva toglierselo dalla testa.
Poteva davvero dargli torto, quando gli diceva di non poter lasciare così facilmente Yoongi senza morire dentro al pensiero che potesse farsi del male come aveva già tentato di fare una volta? Poteva davvero dargli torto, dopo aver ascoltato ogni singolo particolare dalla sua bocca, comprendendo quell'ormai malato ma comunque tenero ed un tempo sincero amore che legava Yoongi e Taehyung? Davvero poteva dire di essere totalmente in disaccordo, di non comprendere nemmeno un po' le ragioni del giovane studente troppo buono per pensare più a se stesso che a qualcun altro? No che non poteva, naturalmente, perché in cuor suo riusciva a comprendere una minima parte di ciò che Taehyung provava, pur non avendolo mai sperimentato sulla sua stessa pelle.

Jeongguk non scrisse alcun messaggio quella sera e non ne ricevette da parte dello studente. Avrebbe voluto cercarlo, le dita volevano disperatamente digitare qualcosa, ma per la prima volta ebbe davvero paura, non per se stesso ma per Taehyung. Iniziò a pensare a come poter evitare che Yoongi scoprisse più di quanto già sapeva, così da non indurlo a far del male al biondo, e quindi non scrisse nulla.
Non cenò a causa dell'appetito mancante e attese inutilmente di poter scambiare qualche messaggio con Taehyung, ma proprio quando ormai si era rassegnato e il sonno stava per rapirlo completamente, la vibrazione del cellulare si fece sentire, producendo un fastidioso rumore a contatto con la superficie legnosa su cui era poggiato. Afferrò il cellulare e ringraziò di non averlo spento come di solito faceva, quando lesse quel nome sullo schermo, indicato come mittente del messaggio ricevuto. Un gran sorriso sostituì il triste broncio e un'improvvisa, piacevole euforia lo pervase, rianimandolo. Era quello l'effetto che Taehyung gli faceva.

Yoongi aveva chiesto a Taehyung di non rivedere mai più quel ragazzo dai capelli scuri e il sorriso smagliante, ma Taehyung disobbedì senza neanche pensarci due volte. L'unico motivo per cui tendeva a nascondersi era soltanto voler proteggere il giovane bibliotecario da chissà quale inaspettata reazione da parte di Yoongi. Lo conosceva bene, ma era ormai quasi del tutto certo di potersi aspettare di tutto, da lui, quando si trattava di gelosia. Yoongi ormai sapeva, c'era ben poco che gli si potesse nascondere, anche perché immaginava benissimo che Taehyung continuasse a vedere il suo amante, ma finché non vedeva nulla con i suoi stessi occhi, a parere di Taehyung, magari sarebbe rimasto buono. E così Jeongguk e Taehyung divennero due amanti nel vero senso della parola, pronti a farsi travolgere dalla passione solo al momento opportuno, lontano da qualsiasi sguardo indiscreto, evitando i comportamenti poco opportuni, sebbene nessuno avrebbe dovuto interessarsi, perché quell'amore clandestino era affar loro e basta.
Continuavano a soffrire, uno per le percosse subite ormai quotidianamente, l'altro per l'impossibilità di aiutarlo davvero ad evitarle, se non tentando disperatamente di convincerlo a scappare via una volta per tutte, a qualunque costo. Fu proprio in un giorno in cui i due avevano fissato un appuntamento, che Taehyung si presentò di nuovo malconcio agli occhi del suo Guk. Aveva ricorso un'altra volta al trucco sul viso, una parte del corpo difficile da nascondere con gli indumenti, e per quanto in modo naturale riuscisse ad applicarlo, da molto vicino Jeongguk riuscì a vederlo. Non sapeva quanto intenso fosse l'alone scuro che Taehyung aveva coperto, ma era certo del fatto che ci fosse qualcosa sotto quel sottile strato di fondotinta ambrato, perfettamente sfumato per far sì che si notasse il meno possibile. Un altro chiaro segno, poi, fu quello sul collo nascosto dal foulard di cotone: erano di nuovo le dita di Yoongi, le stesse che, a causa dell'anello portato al dito, gli avevano ferito ancora una volta le labbra, seppur in modo poco visibile, tanto da sembrare  una semplice spaccatura dovuta alla secchezza. Taehyung non ci provò nemmeno a giustificarlo quando Jeongguk lo guardò in silenzio, dicendo così più di mille parole, dopo essersi accorto delle sue condizioni.

HIDDEN WOUNDSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora