Capitolo 5

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Leire e Aitor tornarono a casa il pomeriggio. Avevano già avvertito i tutori che avrebbero mangiato fuori. Avevano entrambi voglia di allontanarsi da tutto e tutti e di stare un po tra loro. E come poteva finire se non in una litigata? Esatto. Si erano messi a litigare solo Byron sa per cosa e durante la strada del ritorno nessuno dei due aveva spiccicato parola. Ma si sa, non si è davvero fratelli se non si litiga mai.
-Uff. Va bene hai vinto. Non gli dirò che ti piace- disse ad un tratto Martina al fratello. Questo, infatti, le aveva rivelato di chi si era infatuato e nonostante la sorella lo spronasse a rivelarlo al ragazzo in questione, il turchese continuava a rifiutare. Così decise di dirlo lei e finì che i due litigarono. Ma in fondo la ragazza non avrebbe detto nulla per privacy del fratello, voleva solo farlo spaventare così magari si sarebbe arreso e glie l'avrebbe detto lui stesso. Ovviamente non andò così.
-Grazie- disse Aitor sorridendo alla sorella. Erano dieci minuti che stavano fermi davanti alla porta di casa. Non sapevano perché, ma sentivano che entrando sarebbe successo un casino. Ignorarono ciò, si guardarono, poi la ragazza prese le chiavi ed entrarono.
-Avete capito bene. Vogliamo riprenderci i nostri figli e così faremo!- disse una voce autoritaria. Ai ragazzi si gelò il sangue. Si avvicinarono di soppiatto al soggiorno e ascoltarono la conversazione.
-No, sono sotto la nostra tutela. Non potete riprenderli dopo averli abbandonati!- disse Jordan.
-Invece sì e lo sapete bene. Siamo i loro genitori e loro verranno con noi!- ribatté la madre dei due ragazzi. Lei era bassa e con i capelli turchesi, gli occhi felini di un colore più scuro in confronto a quello dei due ragazzi. L'uomo era poco più alto della moglie, aveva i capelli corvini e gli occhi anche lui felini, solo di una tonalità più chiara.
-Invece no!- disse incazzata Leire entrando. Venne seguita a ruota da Aitor che annuì dandole ragione.
-Non siete nessuno per decidere, siete ancora minorenni! Quindi andate a fare le valige!- disse deciso l'uomo.
-Non ci dai ordini- disse incazzato Aitor.
-Invece sì!- ribatté la donna.
-Voi per noi due non siete nessuno- disse fredda ma con calma Leire. L'uomo si avvicinò alla ragazza e la guardò negli occhi.
-Non rivolgerti mai più così a noi- disse freddo l'uomo.
A questo punto Jordan e Xavier si pararono davanti ai ragazzi come per proteggerli.
-Non mettetevi in mezzo- disse il corvino -loro verranno con noi, che lo vogliano o no-
I due ragazzi si guardarono un secondo prima di mettersi a correre fuori. I  loro tutori e i loro genitori si affacciarono alla porta urlando i loro nomi, ma ormai i due ragazzi si erano allontanati.
-Dividiamoci- disse la ragazza continuando a correre.
-Sì, così avranno più difficoltà a trovarci entrambi- acconsentì il minore. Si fermarono un secondo, poi si abbracciarono. Un attimo dopo erano entrambi scomparsi dalla visuale dell'altro.

Aitor arrivò davanti all'abitazione verso cui era diretto e suonò il campanello. Teneva lo sguardo basso. Non riusciva a credere di essere venuto proprio qui, ma era la casa della prima persona che gli era venuto in mente.
-Aitor, che ci fai qui?- chiese Gabi facendo entrare il turchese che non rispose ma continuò a tenere lo sguardo basso.
-Aitor, che è successo?-
Altro silenzio da parte del minore. Gabi stava per ritentare ma Aitor si buttò tra le sue braccia cominciando a piangere. Il rosa lo strinse a se e iniziò ad accarezzargli la schiena. Quando si fu calmato, chiese di nuovo spiegazioni. Il turchese si staccò dall'abbraccio e gli raccontò cos'era successo a casa e il rosa rimase interdetto. Non sapeva come aiutare l'amico. Gli prese la mano e uscì trascinando anche il minore.
-Dove andiamo?-
-A casa tua- disse convinto il rosa. Aitor abbassò nuovamente lo sguardo e si fece trascinare da Gabi.

Il rosa suonò il campanello e la porta si aprì rivelando un incazzato Xavier.
-Chi cazzo romp... AITOR!-
Il rosso abbracciò il turchese contento che stesse bene. Arrivarono anche Jordan e i genitori del ragazzo. Il pistacchietto abbracciò anch'esso Aitor e poi si rivolse verso Gabi.
-Grazie di averlo riportato a casa-
-Di nulla- sorrise timidamente il rosa.
-Aitor- disse freddo l'uomo spostandosi. I due ragazzi entrarono e Gabi sentì la stretta del minore farsi più forte.
-Dov'è quella troia di tua sorella?- chiese l'uomo. Il turchese si trattenne dal saltargli addosso e prenderlo a pugni e si limitò a stringere la mano del rosa.
-Non chiami così la nostra principessina- disse subito Xavier sempre più incazzato.
-Dov'è?!- urlò l'uomo contro il ragazzo, ignorando completamente il rosso.
-Anche se lo sapessi non lo andrei a dire ad un coglione come te- rispose pacato Aitor. Un rumore. Un rumore molto forte si sentì per tutta casa. Il rumore di uno schiaffo. Il padre di Aitor gli aveva dato un ceffone sulla guancia lasciando incredulo il ragazzo. In un secondo il rosso si buttò contro il corvino iniziando a prenderlo a pugni. Jordan cercò di bloccarlo, mentre Aitor trascinò Gabi in camera sua. Si sedette sul letto lasciando la mano del rosa e si mise a piangere sfiorandosi con la mano la guancia ormai rossa. Il rosa si sedette accanto a lui e gli accarezzò con il dorso della mano la guancia, poi lo abbracciò. Restarono così per un po, finché non sentirono un urlo spazientito, una porta chiudersi con forza e la voce di Jordan che gli invitava a scendere.

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