Capitolo 2

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La giornata non può iniziare bene se tua sorella non ti rincorre per tutta la scuola pensò Aitor mentre scappava. Sua sorella urlava a squarcia gola il suo nome e lui continuava a scappare. La maggior parte degli studenti era già entrata fortunatamente. Fuori c'erano solo i ragazzi della squadra di calcio.
-Ohh amore mio, sei la mia regina, la mia vita, tutto. Ti amo tantissimo!!- disse Aitor imitando la voce della ragazza di sua sorella. Lei era rossa in viso e tentava in tutti i modi di riprendersi il cellulare.
-Vediamo un altro messaggio... Mia principessa adorata, quando mi puoi chiamare? Mi manca il suono della tua stupenda voce!! Lo sai che ti amo un casino?- continuò ridendo sempre di più nel vedere come la sorella si stesse trasformando in un pommodoro.
-MICETTO LASCIA IL MIO CELLULARE!- urlò la ragazza e con un balzo felino si butto sul fratello. Caddero entrambi. Lei sopra di lui mentre lo immobilizzava a terra, lui si dimenava cercando di non far prendere il cellulare a sua sorella. Alla fine la ragazza l'ebbe vinta e si riprese il cellulare lasciando Aitor a terra.
-Ti odio- sbuffò questo alzandosi.
-Lo so- ghignò vittoriosa la ragazza.
-Ma voi fate sempre così?- chiese Riccardo avvicinandosi ai due accompagnato da Gabi.
-Si/No- dissero in coro.
-Non siamo sempre così...- disse la ragazza.
-Solo 23h su 24- disse sarcastico il turchese.
-Ma sta zitto-
-Ma zitta te-
-Richi dovevi proprio chiederglielo?- chiese già esasperato il rosato. I quattro entrarono a scuola quando la ragazza si fermò a leggere un messaggio. Subito dopo scappò.
-EHY!- urlò il fratello seguendola. Anche Richi e Gabi seguirono i due perché, nonostante la ragazza non fosse la persona più gentile con loro, ci tenevano e volevano sapere che le era successo.
Aitor riuscì a bloccarla prendendole il polso e lei si bloccò tenendo lo sguardo basso e lasciando cadere a terra il cellulare. Il turchese si abbassò sotto lo sguardo confuso dei due ragazzi che li avevano appena raggiunti. Aitor lesse il messaggio e poi lanciò il telefono a Riccardo che lo prese al volo e lesse con Gabi. Il turchesino abbracciò la sorella e la strinse forte. Non era da lui, certo, ma per la sorella avrebbe fatto di tutto. Era l'unica persona che avrebbe mai abbracciato per consolarla escludendo i suoi tutori.

'Ti lascio. Non sei in grado neanche di dirmi "ti amo", quindi puoi benissimo andartene a fanculo' recitava il messaggio che era appena arrivato a Leire.

Riccardo dette il telefono alla ragazza e si allontanò col rosa. Loro due non possono fare nulla in questa situazione.
-Andiamo in classe. Va bene? Non ci pensare. Sei forte, non ti serve quella- le sussurrò il turchese. Non aveva idea da dove avesse preso quelle parole, però ebbero l'effetto sperato. Leire annuì ricambiando l'abbraccio, si asciugò le lacrime e andò verso le aule seguita dal fratello. Non andavano in classe insieme visto che lei è un anno più grande di Aitor, però le loro aule erano vicine.

Le ore passarono abbastanza in fretta. Aitor era seduto accanto ad un ragazzo abbastanza simpatico, Lucian, con cui ha stretto subito amicizia, se così si può dire data la grande diffidenza di Aitor verso gli esseri umani.

-Aitor com'è andato il primo giorno alla Raimon?- chiese subito Jordan appena rientrarono a casa.
-A me meglio che a lei- rispose Aitor guardando un po preoccupato la sorella che si rifiutava di parlare di ciò che era successo.
-Perché?- chiese il verde.
-Niente di importante- rispose Leire con nonchalance e con una scrollata di spalle.
-Va bene...- disse il tutore facendo cenno ai ragazzi di andare a mangiare. Come al solito Leire mangiava poco e niente dati i suoi disturbi alimentari e la sua schizzinosità riguardo al cibo.
-Tra qualche giorno ci saranno le selezioni per la squadra- disse distrattamente la corvina al fratello.
-Perfetto-
-Entrerai in squadra, giusto?-
-Ci proverò-
-Sei bravo. Lo sei da quando eravamo piccoli e giocavamo-
-E tu rompevi le finestre dei vicini- la canzonò il fratello.
-Ah-ah, divertente- disse sarcastica la mora.
-Come hai fatto a passare da disastro ad attaccante?-
-Non chiedermelo- disse la ragazza ridendo, seguita a ruota dal fratello. Il pranzo passò in fretta tra domande dei loro tutoti e chiacchiere. Leire aiutò Aitor con i compiti visto che lei non ne aveva e così, appena finiti, lo trascinò al campetto a giocare per allenarsi un po. Aitor non se lo fece ripetere due volte e iniziarono a giocare. Solo loro due. Proprio come quando erano bambini.

Sono qui per te||RanmasaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora