Wynne
Una mano sudicia cercò di farsi strada tra le sbarre di ferro rugginoso della cella per afferrare una qualsiasi parte del mio corpo. Inorridita osservai il volto dell'uomo, illuminato solo a tratti dalla debole fiamma altalenante di una candela. La barba unta e crespa, il volto rugoso e la dentatura giallastra erano gli unici tratti che riuscii a distinguere nella penombra. Il mio polso destro legato con una fune al muro impediva al mio corpo di arretrare abbastanza per sottrarmi alla presa di quell'orribile energumeno. Ma Aleksander, seduto al mio fianco, allungò il suo braccio sinistro libero e mi circondò le spalle attraendomi con tutta la sua forza al suo petto. Sospirai rincuorata da quella stretta sconosciuta eppure così familiare. Quel braccio mi aveva ricordato per la seconda volta che io non ero sola, che Aleksander era con me. E io l'avevo messo nei casini, di nuovo.
Mi aveva promesso sostegno e aveva mantenuto salda quella promessa quando, al termine della furente tempesta, mi risvegliai in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti. Senza nemmeno soffermarsi a pensare, prese quell'unico pezzo di pane raffermo che possedeva e me lo diede, con tutta la sua umiltà. Gli proposi di dividerlo in due per consentirgli perlomeno di non rimanere digiuno, eppure rifiutò affermando che un vero uomo si sacrifica per la propria donna. Così, tra un morso e l'altro, iniziai a cercare informazioni ponendogli domande innocenti.
- Vivi solo? - gli domandai.
- Da quando mio padre è morto e il mio gatto è scomparso non ho altro che questa piccola casa, Milady.
La sua voce rauca mi distrasse solo per pochi secondi dal mio vero obiettivo, ma le parole pronunciate erano state sufficienti per ricondurmi sulla corretta via. Aveva nominato un gatto, o sbaglio?
- Con gli stivali? - indagai.
Lui sollevò lo sguardo di scatto e puntò i suoi occhi smeraldo nei miei ghiaccio prima di annuire distrattamente.
- Gli avevi dato tu quegli stivali? - continuai.
- E lei come... ? - iniziò a parlare ma non riuscii a seguire più il suo discorso perché il mio cervello aveva iniziato a svolgere il suo compito: trovare delle spiegazioni.
Se Aleksander era il padrone del gatto rimasto senza un soldo e senza un padre, allora altro non poteva essere che il protagonista dell'acclamata favola per bambini "Il gatto con gli stivali". Ammettendo per assurdo che la mia costatazione fosse vera, anche tutte le altre persone che avevo conosciuto appartenevano ad una fiaba, ma non alla stessa. I sette nani e la donna che aveva aiutato Keeran dovevano necessariamente essere i personaggi di "Biancaneve e i sette nani". La scala ricoperta di pece del palazzo di Azzurro non era destinata a rallentare la mia fuga, bensì quella di Cenerentola che aveva abbandonato la sala al mio arrivo. La domanda che rimaneva sospesa e fissa tra i miei pensieri era sempre la stessa: dove mi trovavo?
Tutto quello che avevo fatto per poco più di tre giorni era stato saltellare tra boschi come Pollicino, dimenticandomi sbadatamente di spargere molliche lungo il cammino. Se solo lo avessi fatto, sarei riuscita ad orientarmi e ritrovare la strada per la residenza del conte. Quell'uomo affascinante mi aveva deliberatamente offerto il suo aiuto e, in nome della nostra indissolubile amicizia, mi aveva fatto promettere di tornare a trovarlo spesso. Il conte a quale storia apparteneva? Biancaneve sposava un principe e Cenerentola sposava Azzurro, il conte non era nemmeno nominato nel loro lieto fine. Ma certo! Il gatto con gli stivali. Aleksander avrebbe dovuto sposare sua figlia con l'aiuto di quella palla di pelo arancione e si sarebbe dovuto appropriare delle terre dell'orco che io e il Ciccione avevamo già ucciso. Ed io avevo avvelenato il gatto. Aleksander era in quelle condizioni a causa mia e presto sarebbe morto di fame. No, non avrei permesso che altro sangue mi segnasse e che altre colpe mi divorassero. Avrei trovato il conte e chiesto il suo aiuto.
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Scriptorium - Come Vi Distruggiamo Il Lieto Fine
ФэнтезиCopertina realizzata da @Koaluch Tuoni, fulmini, lampi e saette Scuotono la notte in cui il delitto si commette, Quando ai due fratelli il disattento locandiere, Versò un po' troppa birra nel lurido bicchiere... Wynne e Keeran, due aspiranti scritto...