Capitolo 5 ~ La caccola gigante

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Wynne

Una delle cameriere usò un panno imbevuto nel vino bollito per ripulire la ferita dal sangue raggrumato sul braccio destro, mentre un'altra spargeva una fragranza dolciastra al limone nei punti più sensibili del mio corpo. Appena terminarono, mi mostrarono della biancheria di seta color avorio che mi aiutarono a indossare sotto all'abito, anch'esso di seta, dalle maniche a losanga. L'ampia gonna blu cobalto scendeva morbida fino ai piedi a differenza dello stretto corpetto dallo scollo a V, impreziosito da pizzi e merletti argentei, per il quale dovetti trattenere il fiato affinché i lacci venissero ben annodati. Ai piedi calzai un paio di mocassini in calda lana bianca, comodi per il viaggio che avrei dovuto affrontare. Acconciarono i miei capelli in stretti boccoli trattenuti da una retina di filo argenteo tempestata di cristalli e abbinata a una collana del medesimo materiale. Quando fui pronta uscii da quel salone di bellezza, accompagnata dalle cameriere, per raggiungere Keeran nella stanza adiacente.
La camera da letto in cui si trovava era antica nella sua eleganza grazie ai drappi di seta rossa dalle striature dorate che celavano l'unica finestra della camera. I colori che caratterizzavano i tendaggi erano ripresi dal grande tappeto persiano posto al centro della stanza che oscurava la vista delle pietre irregolari ricoperte dal verde muschio.
Ricchi e variegati bordi racchiudevano disegni composti da quattro triangoli raffiguranti quelli che supposi fossero stemmi appartenenti alle famiglie nobili del paese. Al centro del tappeto si collocava un rombo, sempre raffigurante strani simboli, mentre gli spazi lasciati liberi erano finemente decorati con motivi floreali. Su una piccola cassettiera dai manici dorati era poggiato un candelabro argenteo, la cui fiamma riluceva nella penombra riflettendo la sua immagine nello specchio della parete adiacente.

Fu solo a quel punto che lo vidi: il mio amore. Dalla parte opposta alla cassettiera si stagliava, in tutto il suo immane splendore, un meraviglioso letto a baldacchino a cui dedicai la mia più totale attenzione.
Cercai di calcolare la distanza che ci separava e di riportare alla memoria tutte le nozioni di fisica imparate durante i tetri anni di prigionia al liceo. Chiusi un occhio, cercando di capire quale sarebbe stata la giusta traiettoria di lancio, l'altezza e la gittata e poi, lo feci. Lanciai un urlo di guerra e mi gettai sul corpo di Keeran, comodamente disteso al centro dell'immenso materasso ricoperto di raso rosso sangue. Dolce vendetta!

- Credo di poter avere un orgasmo da un momento all'altro.- mormorai con tono trasognante per essermi finalmente distesa su qualcosa che non fosse il pavimento.

-Come?! Cosa?- sbraitò lui sollevandosi sui gomiti.

Il suo improvviso movimento mi fece rotolare rumorosamente sul pavimento di pietra. Il mio sedere colpì la pietra dura facendo uscire un mugolio di dolore dalle mie labbra. Avrebbe dovuto ringraziare gli dei se una bellezza innata come la mia lo aveva anche solo sfiorato, e lui mi gettava via così? Se ci fosse stato Jake avrebbe affondato le mani nel mio sedere senza perdere tempo, massaggiandolo dolcemente per alleviare il dolore. Solo dopo essersi assicurato che non fosse in alcun modo ferito, si sarebbe tolto la maglietta per risollevare il mio umore, poi si sarebbe cacciato i pantaloni per strapparmi un sorriso e infine avrebbe gettato via i suoi boxer bianchi, firmati Calvin Klein, per portarmi in Paradiso. Avevo fatto rima!

- Ma che cazzo fai?!- gli domandai furibonda, giacendo a terra priva di una forza sufficiente a riportarmi in piedi data l'assenza delle ore necessarie per il riposo.

-Mi dispiace, davvero. Solo che hai detto quella cosa e mi sono spaventato - mormorò mettendosi seduto e arrossendo visibilmente.

Il colore delle sue guance era simile al rosso dei ricami del suo soprabito di satin grigio damascato, sotto il quale si intravedevano dei semplici pantaloni in pelle marrone e una camicia grigio tortora. Degli stivali neri foderati di pelliccia, dall'aria piuttosto comoda, arrivavano fino a poco sotto il ginocchio.
Dio, sembrava un bambino innocente. Quasi mi faceva pena per quello che avevo pianificato per lui. Quasi.

Scriptorium - Come Vi Distruggiamo Il Lieto FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora