Capitolo 13 ~ Assistente sociale Mode: ON

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Keeran

Volevo morire. No, sul serio. Dico: come si fa ad essere così idioti? Eppure si può. Eccomi qui: Keeran Meyer, ormai universalmente riconosciuto come Messer Sciacqualattughe, aveva fatto la più grande baggianata nella storia dell'umanità. Se ci fosse stata Wynne mi avrebbe preso a schiaffi ripetutamente e poi mi avrebbe bucato l'altra chiappa.
Chi ero io per poter contestare una cosa simile? Altro che supereroe! Io non ero nessuno: ero un'ameba, l'ultimo anello della catena alimentare, un batterio, spazzatura. Soprattutto se confrontato con una regina. Una regina che, per di più, era algida e altezzosa, maliziosa a giudicare dal sorriso audace e dagli occhi da gatta morta. Ma io, povero idiota, avevo deciso di intromettermi in delle dinamiche familiari che non mi riguardavano affatto. Apprezzavo e stimavo Madre Teresa, così come Mahatma Gandhi, ma a quanto pare il mio intervento sarebbe presto fallito, portando me e il resto della brigata presente alla forca. E la non-violenza non sarebbe stata efficace questa volta.

Bravo Keeran. Sempre a fare il buon samaritano e poi...

La regina si era alzata in piedi. Era bella e consapevole di esserlo. Aveva lineamenti spigolosi e duri, zigomi alti, labbra carnose e rosso fuoco e un fisico da urlo. Era più alta di me: non saprei dire se mi superasse anche senza i tacchi a spillo che calzava, ma ora lo era sicuramente. Il suo abito nero e viola prugna di seta delineava i suoi fianchi armoniosi e la sua vita snella, scendendo fino a terra con un lungi strascico. La corona spiccava sulla sua chioma castana, brillante come la fiamma che ardeva nei suoi occhi. Fiamma di rabbia, supponevo.

- Insomma... ceh... io...

Balbettavo come un idiota e mi sentivo tale. Io usavo sempre belle parole. Sapevo descrivere emozioni forti, sapevo far tirare fuori il carattere di quelli di cui scrivevo, sapevo imbastire un discorso anche ben arzigogolato e riuscivo a scrivere poesie senza dovermi sforzare. Ed ero bravissimo in tutto ciò sin quando si trattava di dialogare con me stesso o di trascrivere il tutto su un foglio di carta in un angolino semibuio della mia stanza. Al massimo, potevo tenere una conferenza con i miei amici immaginari, niente di più. Ma quando mi veniva posto dinanzi un pubblico, allora le parole non venivano fuori. E, invece di essere il mago delle parole, diventavo il mago delle figure di cacca. Potete solo immaginare quanto sia orrendo stare lì davanti a centinaia di persone per recitare una poesia imparata a memoria alla recita scolastica di Natale? Ancor più orrendo, era stato fare scena muta e poi... farsela addosso. Però avevo sei anni quando successe. Può capitare a un bambino in preda al panico, no? Certo, il trauma non se n'è mai andato e l'imbarazzo, la delusione negli occhi di mamma... tutto questo ritornò nella mia mente in quell'istante a ricordarmi del motivo per cui avevo deciso che non avrei mai lavorato con il pubblico.

Però, Keeran non poteva stare zitto. Keeran doveva per forza intromettersi!
Che difficile essere me!

Una volta entrato nella sala del trono, la regina mi era venuta incontro. Mi aveva intimorito in maniera assurda, con il suo incedere altezzoso e il suo sguardo fulminante. Ma io non mi ero lasciato sopraffare da tutta quell'aria di superiorità (più o meno). Più che altro avevo affrontato la paura di una possibile ritorsione per il bene di una povera indifesa bambina. Sì, ero diventato paladino dei diritti umani, garante della difesa degli innocenti indifesi. Sarei potuto andare benissimo alle Nazioni Unite a tenere un discorso sulla difesa dei diritti umani. E avrei fatto anche la mia porca figura!
Mi ero fatto avanti, con il petto in fuori e la voglia di fare un discorso da Premio Oscar, con Biancaneve sotto il mio braccio attaccata alla mia giacca, ma... non era andata come avrei voluto.
Quando avevo cominciato il mio discorso, tutto sembrava filare liscio.

- Non può eliminare una persona soltanto perché le dà fastidio - avevo esordito con molta fifa. - Questa bambina è bella, intelligente e simpatica e lei non ha il diritto di privarla della vita come se fosse un insetto. È sua figlia, potremmo dire. E ha bisogno di cibo, di un letto su cui dormire e di un abbraccio affettuoso da parte di quella che potrebbe essere la sua mamma... - avevo continuato, sempre più incerto visto che la regina mi squadrava senza battere ciglio.

Scriptorium - Come Vi Distruggiamo Il Lieto FineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora