La Lettera

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Le ore passarono abbastanza velocemente, ma finita anche la quarta noiosissima ora di Matematica, Erik chiamò Leila, per vedere dov'era, dato che avrebbero dovuto pranzare insieme, lei rispose subito al telefono:
"Pronto Erik!".
"Ciao Leila, dove sei?".
"Sono nell' aula di teatro, raggiungimi sto sistemando le ultime cose e una mano mi farebbe comodo, sempre se ti va".
"Sto arrivando".
Raggiunta l'aula di teatro con la velocità di una tigre che vuole prendere una gazzella Erik entrò.
"Leila!"
"Oh eccoti, mi serve il tuo aiuto, devi tenermi la scala, per togliere lo striscione mi dai una mano?".
"Certo, aspetta ecco!"
Leila sorrise, era contenta che Erik fosse andato ad aiutarla, non sapeva perché, però ultimamente si sentiva diversa con lui, provava delle emozioni nuove, ma neanche lei capiva bene cosa significassero.
Presero la scala e tolsero lo striscione, prima da un lato e poi dall'altro, quando Leila finì, scese dalla scala, ma ad un tratto un gradino si ruppe e cascò.
"Leila, stai bene?"
"Si...sto bene tranquillo, menomale che la scala non era poi cosi alta".
Si alzo e fece qualche passo, ma non riusciva a camminare.
"Ti sei storta una caviglia aspetta, ti do una mano."
Così Leila si poggiò su Erik e si misero a ridere, perché si ricordarono quando da piccoli giocavano sulla neve, ed Erik per tirare una palla a Leila si storse un polso e per un momento, fu come se fossero di nuovo lì, potevano sentire ancora il freddo che gli pungeva la pelle e Erik che stava seduto per terra, con il polso dolorante, mentre lei lo prendeva in giro, diceva che quella era la "cattiveria", erano cosi piccoli, e lui era completamente diverso, aveva ancora suo padre e il mondo girava ancora come voleva lui...erano...felici.
Erik interruppe il silenzio e disse a Leila:
"Hai fatto la cattiva oggi Leila per questo sei caduta".
"E che cosa avrei fatto?". Chiese ridendo.
"Mi hai chiamato per sistemare l'aula e mi hai fatto saltare il pranzo".
"A proposito di pranzo sai che oggi c'era la pizza".
"La tua cattiveria non ha limiti".
Si misero di nuovo a ridere, erano migliori amici e niente e nessuno li aveva mai separati, per questo Erik aveva paura di dire a Leila quello che provava, non voleva perderla e aveva paura di rovinare la loro amicizia.
Arrivati in infermeria Erik aiutò Leila a sedersi sul lettino per far vedere la caviglia al signor Noah, l'inserviente di turno in quell'ora.
"Erik, mi sono dimenticata la borsa in sala teatro potresti andarmela a prendere?"
Erik fece cenno con la testa e andò.
Arrivò e vide la borsa in fondo al teatro appesa su un piccolo attacca panni, non fece in tempo a muovere un passo che:
"Driiin, driin, driin" preso il telefono rispose, era sua madre.
"Pronto mamma, che succede?"
"Ciao amore, senti è appena arrivata una lettera a casa e sopra c'è scritto il tuo nome, devo aprirla?"
"Una lettera, strano non aspettavo niente, comunque no tranquilla, sto per arrivare ci penso io, a dopo mamma."
Erik prese la borsa e ritornò da Leila e gli chiese:
"Ehi, devo aiutarti per tornare a casa?"
"No grazie, ho chiamato mio padre, sta per arrivare, è appena partito."
"Okay, allora se per te non è un problema dovrei tornare a casa, ci vediamo domani."
"Si vai,non ti preoccupare grazie di tutto Erik, a domani."
"È stato un piacere".
"Nonostante la caviglia...mi sono divertita oggi, mi è mancato tutto questo".
"Anch'io mi sono divertito, dovremmo stare più spesso in compagnia come ai vecchi tempi, però senza che tu ti faccia male, a proposito, fammi sapere come sta la caviglia".
Leila sorrise e dopo quel momento Erik non sapeva se rimanere lì e fare la parte dell'imbambolato, che non si sarebbe mai stancato di vedere quel sorriso stupendo.
Ma Leila lo precedette:
"Allora ci vediamo domani, ciao Erik".
"A domani Leila".
Erik si incamminò per la strada di casa, mentre le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere, ma lui non se ne accorse nemmeno, era troppo preso a pensare a Leila e poteva sentire da solo le "farfalle" che gli volavano nello stomaco, anche se non era convinto di piacerle, in fondo lui cosa era, se non una goccia d'acqua in un mare, però...non si sarebbe mai dato per vinto.
Arrivato a casa Erik disse:
"Mamma, sono tornato."
"Ciao tesoro com'è andata oggi?"
"Bene mi sono intrattenuto, doveva dare una mano a Leila, ma...non dovevi darmi qualcosa?"
"Ah sì giusto la tua lettera, prendila, è lì sopra il tavolo"
Erik la prese, andò in camera, accese la bajour, e vide che la lettera sembrava antica, come se fosse vecchia di secoli, era un po' ingiallita, era sicuramente stata riciclata e davanti era chiusa da un grande sigillo rosso, con incisa davanti una grande M.
Ormai la curiosità lo assaliva, la aprì e aveva tutti i bordi consumati, vecchi, come se qualcuno avesse aspettato molto prima di mandarla.
Cominciò a leggerla e...

Erik e Leila : un mondo da salvareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora