La fuga

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La notte stava calando e una tempesta si stava abbattendo sul villaggio, che si era rinchiuso in sé.
Erik stavano pensando all' indizio che avevano davanti, Leila dati i pochi fiammiferi aveva ripassato la scritta sul foglio con il gesso.
"Trentadue guerrieri? Ma siamo nel Medioevo, chissà quanti soldati ci saranno in quest'epoca.

"Erik, sì è vero, ma l' hai detto tu anche prima, bisogna pensare più in grande, non è tutto come sembra no?
"Si, ma abbiamo anche un altro problema."
"E sarebbe?"
"Non possiamo risolvere il mistero qua dentro, dobbiamo uscire."
"Il libro non dice nient' altro?"
"C'è scritto solo che...dopo aver trovato la lettera, sapremo tutto a tempo dovuto."
"Chissà cosa vorrà dire."

La porta in cima alle scale a chiocciola si aprì e una ventata li "travolse", poi fu chiusa e passo per passo un uomo in armatura comparve davanti a loro.
"Ecco la cena, o almeno quello che ne resta." Gli rise in faccia, sputò e pose il vassoio per terra.
Successivamente accadde una cosa stranissima, l'uomo si immobilizzò, la pioggia smise di cadere e di fare quel rumore infernale, i tuoni cessarono di abbattersi sul villaggio e il piccolo spiffero d'aria proveniente dalla fessura sul muro cesso del tutto.
"Che succede Erik?"
"Eccolo."
"Cosa?" Rispose con la voce tremante.
"Il tempo dovuto."

La porta si riaprì e le scale ricominciarono a fare quel rumore infernale, ma questa volta era più tenebroso più cupo.
Una persona gli si presentò davanti, era la stessa che Erik aveva visto al Blockbuster Village, stessa giacca grigia forata e stesso cappellino da detective.
Nessuno parlò, neanche una misera parola, finche una voce metallica, graffiante cominciò a parlare:

"Buonasera ragazzi, penso di non dovermi presentare."
"M!" Esclamò Leila con un tono tra la sorpresa è un po' di paura.
"Che vuoi da noi?"
"Io non voglio niente, ma penso che sia anche vostro interesse salvare il mondo."
"Eh perché non lo salvi te?"
"Io la mia parte già l' ho fatta, ora...tocca a voi."


"Si può sapere chi accidenti sei?" Rispose Erik.
"Beh come ho detto, saprete tutto al tempo dovuto."
"Buona fortuna ragazzi." Finita la frase lanciò la chiave per aprire la grata a Leila.
"No aspetta, non te ne andare." Gridò Erik.
Il tempo ricominciò a scorrere, la pioggia riprese a cadere e la guardia finì di posare il vassoio per poi andarsene.
"Forza Leila, non abbiamo tempo, andiamocene da questo buco!"
"Ehi, aspetta, non possiamo lasciare così Ethan."
"Forza Leila, non abbiamo il tempo, andiamo."
"Erik, aiutami a metterlo sul letto...guardalo."
"E va bene, ma lo faccio per te, non di certo per lui."


Lo poggiarono sulla branda, gli lasciarono la cena che aveva portato la guardia e se ne andarono, riconsegnando anche i fiammiferi, che ormai sembravamo essere l'unica sua ragione di vita.
Aprirono la grata, salirono le scale e arrivati in cima ascoltarono se c'erano delle voci.
"Via libera, andiamo forza." Sussurrò Erik.
Spinse delicatamente la porta, poi la richiuse senza fare rumore.
Quel posto era gigantesco, non sapevano che strada avevano percorso per arrivare lì.
C'erano due enormi porte di legno massiccio sulla strada a destra, mentre su quella a  sinistra c'era una piccola porticina di abete probabilmente, almeno così pensava Leila dato che passava tantissimo tempo da bambina nella bottega di suo nonno, che era un falegname.


"Leila, dove andiamo? Decidi te tanto è uguale.
"La sinistra mi ha sempre portato fortuna quindi..."
"Dai muoviamoci prima che arrivi qualcuno."
Si avvicinarono e spalancarono la porta, che si..era propio di abete da vicino Leila non ebbe più dubbi.
Entrarono e la camera era davvero molto piccola rispetto a quello che era quel posto.
"Sicuramente è la camera di una serva." Disse Leila
Nel fondo c'era un piccolo letto disfatto, per una persona sola con sopra una bellissima coperta ricamata a mano.
Il pavimento era "rivestito" da un tappeto sofficissimo ma rovinato e impolverato,  mentre dei libri e un paio di occhiali erano appoggiati su un leggio mal messo.
"Erik ma non può essere qui quello che cerchiamo, non c'entra niente con quello che c' è scritto qua."


"Lo so, ma non sappiamo dove mettere le mani senza aiuto."
"Qui dice, "al comando dei lori sovrani", beh, per me dovremmo trovare la stanza del re in questo labirinto, è lui che ordina cosa fare alla fine."
"Hai detto bene, trovar, ma come?"
Non fece in tempo a rispondere che la porta cominciò ad aprisi.
"Leila, nascondiamoci."

Si misero dietro le tende rosso fuoco che compravano le finestre.
Una donna entrò, era bassa, minuta, i suoi cappelli biondi lucenti erano raccolti da un nastro nero.
Tolse il suo grembiule, versò un po' d'acqua sul catino e si lavò la faccia, notarono entrambi che era una ragazza giovane.
Poi, di colpo si girò verso le tende e le fissò per un attimo, alla fine si rigirò come se niente fosse verso il suo comodino.

Erik e Leila tirarono un sospiro di sollievo, l'adrenalina in loro scorreva a mille, ma non sapevano che fare, se non aspettare li.
La ragazza aprì un cassetto, e dopo un po' che rovistava al suo interno tirò fuori un lungo coltello affilato probabilmente, da caccia.
Poi ritornò davanti alle tende e disse:
"Chi siete? Cosa volte da me? Uscite prima che vi squarti!" La voce cercava di essere aggressiva, ma in quel momento aveva più paura lei di chiunque altro.

Leila era agitata, Erik lo vedeva, allora per rassicurarla gli prese la mano come per dire:
"Ci sono io, tranquilla."
Poi rispose uscendo insieme a Leila dalla tenda:
"Ti prego, siamo entrati qui per sbaglio, non farci del male, vogliamo solo il tuo aiuto."
"Chi siete voi!?"
"Siamo solo delle persone che vengono da molto lontano, e non sappiamo dove andare."
"E cosa volete da me?"

Leila intervenne attirando "l'attenzione" del coltello su di lei:
"Noi stiamo cercando un oggetto, che il tuo re ha e pensiamo sia nella sua stanza, ti prego aiutaci."
"Metti giù il coltello, non ti vogliamo far del male."
La ragazza titubò per un momento poi lentamente lo abbassò, porgendolo sul comodino.
Erik tirò un sospirò, poi chiese:
"Come ti chiami?"
"Isabel."
"Piacere Isabel, io sono Erik lei invece è la mia amica, Leila."

"Piacere Erik e Leila..avete fame?"
Non mangiavano da un giorno, quindi fecero entrambi un cenno affermativo con la testa.
Isabel si avvicinò al piccolo camino sempre tendendo un occhio su quei due, ancora non si fidava, poi prese un contenitore e versò tutto su dei bicchieri di legno.
Li pose ai due ragazzi, insieme a dei biscotti, rotondi e profumati di zenzero e cioccolata, sembrava il paradiso.
Cominciarono tutti assieme a bere, era una specie di tè, o infuso di erbe ma era molto buono.
"Grazie mille Isabel."

La ragazza non tenne conto di quello che dissero ma poi replicò:
"Allora, a cosa vi servirei di preciso io?"
"Ci dovresti aiutare a trovare la stanza del re, senza farci notare."
"E come pensate che faccia? È costantemente sorvegliata."
"Per favore senza di te siamo persi, ci sarà un modo per entrare...c'è sempre un modo!"
"Beh può darsi ma...facendo questo io rischierei di perdere il mio "lavoro"...nonché anche di finire in prigione, mentre voi non ci perdereste niente.

Voglio qualcosa da voi, so che venite da molto lontano, nessuno si veste così da queste parti.
"E cosa vorresti Isabel?"
"Beh, per prima cosa voglio che mi raccontiate veramente da dove venite."
Erik poggiò il bicchiere, e disse:
"Sicura?So già che non ci crederesti."
"Va bene, adoro le sfide...sentiamo!"

Erik e Leila : un mondo da salvareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora