15- novantasette

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Il pilota annuncia l'arrivo a Wembley e solo allora capisco di aver dormito per metà del viaggio, sulla spalla di Paulo.
-ben svegliata eh- mi dice sorridendo
-non ho mai dormito così bene in vita mia-
-mi hai addormentato una spalla, capisco che sei stata comoda-
-se ti davo fastidio potevi anche svegliarmi-
-no, sei così bella quando dormi-

Scendiamo dall'aereo e prendiamo il pullman che ci porterà in hotel.
Andiamo dalla receptionist a prendere le chiavi delle camere.
C'è stato un errore con la mia camera, posso scegliere tra il rimborso della camera oppure dormire con Paulo, visto che l'errore comprendeva anche la sua camera.
-lei viene con me- dice Paulo con tono sicuro, per poi trascinarmi nella camera.
-non ti sopporto!!- esclamo mentre gli punto un dito sul petto.
-e io invece ti sopporto!- mi risponde mentre prova ad abbracciarmi.
-non mi toccare!-

Esco dalla stanza e inizio a camminare per i corridoi in cerca di mio padre, se Paulo pensa che dormirò con lui si sbaglia di grosso.
Mentre giro nei corridoi del lussuosissimo hotel cerco di ricordare qual'è il numero della stanza di mio padre, se non sbaglio è la 97.
Mi precipito la davanti e trovo la porta socchiusa, entro e mi richiudo lo porta dietro, sbattendola.
-papà senti io, iiiih oddio-
La persona che mi trovo davanti non è per niente mio padre, bensì un ragazzo con solo un asciugamano in vita.
-Hei dove vai con questa fretta?- dice lui sorridendo.
-pensavo che questa fosse la stanza di mio padre, scusami tanto- dico indietreggiando.
-ti sei spaventata?-
-nono ci mancherebbe, solo che non mi aspettavo di trovare un ragazzo mezzo nudo-
-va bene, comunque questo ragazzo si chiama Mattia, Mattia del Favero-
-ho già sentito questo nome, sei per caso il portiere della primavera?-
-si, sono io. Tu invece sei Cleo, la figlia di Buffon-
-esattamente-
Rimaniamo qualche secondo a fissarci come due cretini e poi me me vado, spero di rivederlo presto, magari non mezzo nudo.

Non appena esco mi trovo davanti Paulo.
-cosa ci facevi dentro la camera di del Favero?- mi domanda incrociando le braccia e guardandomi male.
-che ti interessa?! Sei geloso?-
-no, vieni a fare un giro con me?-
-va bene, almeno smetti di rompermi le palle-

Io e Paulo siamo andati a fare un giro per Wembley prima degli allenamenti, quando è da solo con me è molto più tranquillo e gentile.
-ora ho gli allenamenti, vieni al campo anche te?- mi domanda prendendomi per i fianchi.
-si, non posso di certo perdermi la faticata immane che farete- gli rispondo staccando le sue mani dai miei fianchi.

Si fa sera e io non ho la minima voglia di dormire con Paulo, anche se è da stamattina che non litighiamo.
Visto che abbiamo la cena in camera mi metto il pigiama e aspetto le 20:30, ora di cena.
Paulo sta dormendo con la testa appoggiata sulle mie gambe mentre io gioco con i suoi capelli.
Quando arriva il cameriere mi metto subito a mangiare, lascio qualcosa a Paulo visto che ancora dorme.
Finito di mangiare mi sdraio vicino a lui e lo abbraccio da dietro. Devo essere sincera, anche se è un rompi coglioni patentato lo amo da morire.

La mattina mi sveglio con la faccia appiccicata al suo petto, mi sta stringendo a se come se dovessi scappare da un momento all'altro.
Non riuscendo a muovermi inizio a chiamarlo, cercando di svegliarlo.
-Hei Paulo, ti svegli?- gli sussurro, ma non ottengo risposta.
-Paulo non respiro! Svegliati!-
-nono non morire!- urla mettendosi a sedere sul letto.
-no scemo, non ti libererai di me così facilmente-
Ci mettiamo entrambi a ridere, poi iniziamo a prepararci.

Arrivati allo stadio allo Wembley Stadium i ragazzi fanno delle foto da pubblicare sul sito della Juve, io intanto gironzolo per lo stadio, è veramente bello.
Mentre sono ferma a guardarmi intorno sento due mani tapparmi gli occhi.
-chi sei?- domando mettendo le mie mani sopra quelle che mi coprono gli occhi.
-ti dico solo novantasette-
-novantasette...ah Mattia!!-
Eh, impossibile scordarsi quel numero.
-ah menomale, pensavo ti fossi dimenticata-
-eheh io non dimentico le cose da un giorno ad un altro-

Io e Mattia ci siamo messi a parlare del più e del meno, abbiamo parlato finché Paulo non è venuto a dirmi che mio padre voleva parlarmi.
Mi dirigo da lui preoccupata, in genere quando mi vuole parlare in privato ci possono essere due motivi, o mi deve dire qualcosa di serio oppure mi deve raccomandare qualcosa per la partita, mi dirigo da lui negli spogliatoi e aspetto che mi spieghi.
-volevo dirti che oggi durante la partita devi cercare di avere un comportamento professionale, non siamo a Torino e non puoi farti riconoscere anche qui- mi dice cercando di fare il serio.
-stai scherzando?! Quando mai io ho avuto un comportamento da matta durante le partite?!-
-quando abbiamo vinto lo scudetto ti sei messa a correre per tutto il campo di gioco e hai festeggiato insieme a tutti negli spogliatoi- mi spiega incrociando le braccia.
-ah, me ne ero completamente dimenticata di quel giorno. Farò il possibile per farti fare bella figura ma non posso prometterti niente-

La partita sta per iniziare, mio padre non mi ha fatto mettere in panchina con gli altri giocatori ma mi ha obbligato a mettermi a bordo campo con Allegri, pensa che Massimiliano possa riuscire a farmi stare zitta e calma. Si sbaglia di grosso ovviamente.

A tutta Joya•Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora