- piccoli momenti.

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Mi girai di scatto verso quella voce.
Era proprio lui. Thomas.
Davanti a me.
Sano e salvo.
Senza un graffio.
D'improvviso, guardandolo, un senso di sollievo prevaricò nel mio corpo su quello di ucciderlo.

«Fuori.» ordinai, indicando l'uscita.
I ragazzi se ne andarono lentamente.

Gally si fermò un po' di più.
Si avvicinò a Thomas e lo guardò negli occhi.

«Dopo io e te faremo i conti.» disse con tono serio.
Si girò verso di me, sorrise e uscì anche lui dalla capanna, chiudendola alle sue spalle.

Eravamo soli.
Di nuovo.

In silenzio.

Nel silenzio è difficile non pensare ai propri demoni.

Mi guardò e si avvicinò a me.

«Senti, so cosa stai pensando» iniziò Thomas, ma venne interrotto da me.

Mi girai verso di lui.
La mia espressione era un mix tra rabbia e tristezza.

Mi rigirai. Non ce la facevo nemmeno a guardarlo in faccia.

«Tu.. tu.. non sai un cacchio.» balbettai all'inizio per poi continuare sicuro, agitando la mano aperta davanti al mio viso.

«Guarda, Newt, io volevo solo fare la cosa giusta.. non credevo che una cosa come quella potesse scatenare così tanto scompiglio» spiegò.

Mi voltai verso di lui.
Aveva un'espressione afflitta, come se stesse per piangere.

"Be', siamo in due."

Pensai.

«Tu.. tu.. non.. allora non hai capito niente?!» dissi, avvicinandomi a lui, arrabbiato.
Lo guardai negli occhi. Avevo una voglia matta di tirargli un pugno dritto in faccia.
Di nuovo.

«Tu mi hai lasciato lì da solo. Ti rendi conto? Non hai solo creato scompiglio. Tu mi hai lasciato qui. Da solo.» dissi, avvicinandomi ancora di più a lui, facendo in modo che ci trovassimo faccia a faccia.

«E sentiamo un po', come sei uscito da lì? Ti ha tirato fuori Minho vero?» risi, prendendomi gioco di lui.

Ero consapevole che non era stato cacciato dal labirinto da Minho. Non avrebbe potuto.

«In realtà, è il contrario.» mi corresse.

«Ah si?» ridacchiai.
Eravamo a un pelo di distanza. Lui stava tremando.

«Ti rendi conto che tu lì potevi morire? Ci potevi rimanere secco,» dissi mantenendo il sorriso e con tono calmo, mentre però stavo scoppiando.
Lui lo aveva capito.

«e mi hai lasciato qui con un cacchio di "Addio?"» gli ricordai, alzando la voce.

«Sai, magari non te ne sei accorto, ma io sono svenuto.» quasi urlavo di nuovo, indicando l'amaca dove poco prima ero steso, avvicinando il mio viso al suo, in modo da potergli incutere timore.

«E sai il perché del mio svenimento?» lo guardai di nuovo con quello sguardo tagliente.

«Io non credo proprio.
Be', piccolo pivellino del caspio, il motivo sei tu.» urlai, puntandogli il dito sul petto, spingendolo all'indietro.

«Tu. L'idea che probabilmente avrei dovuto cancellare il tuo caspio di nome da quel muro di merda. L'idea che magari non saresti mai tornato, che saresti stato mangiato dai Dolenti, o che tu avessi fatto la fine di Ben.» urlai, sbattendolo contro il muro, senza smettere di puntargli quel dito contro, e intanto gli avevo anche bloccato l'altra mano.

«L'idea di...» esitai, e abbassai la voce.
«non rivederti più.» sussurrai, calmandomi.

Realizzai che lui era davanti a me.
Sano, salvo, e io lo stavo grattando da vera sploff.

Thomas mi guardò negli occhi, liberò la sua mano dalla mia presa, e la spostò dietro al mio collo.

Non sapevo perché, ma stava sorridendo.
Mi dava un senso di tranquillità.
Continuavo a chiedermi il perché di tutta questa rabbia per essersene andato.

Mi era bastato un giorno e mezzo per legarmi a Thomas quanto bastasse per non smettere un secondo di pensare a lui, svenire per la sua scomparsa e farsi avere una crisi nervosa.
Anzi, due.

«Thomas! Capisci lo spavento che mi hai fatto prendere? capisci si o no? Non entrare mai più in quel cacchio di-»

con la velocità di un serpente, mi strinse forte in un abbraccio.

A quel banale contatto, la rabbia, la tristezza e il dolore si placarono. tutte quelle emozioni negative, si misero a tacere.

Rimasi sbigottito.
sentii le mani di Thomas stringermi i fianchi.
Avevo una strana sensazione.
Lasciai perdere e lo abbracciai.
probabilmente Tommy mi conosceva più di chiunque altro. Sapeva che avevo bisogno di un abbraccio.
Lo strinsi forte a me.

Sentii come una vera e propria connessione, come se qualcosa ci avesse legato a nostra insaputa.

Il moro si staccò, senza muoversi, rimanendo sempre ad una certa distanza. Ma a Thomas non piaceva tenere le distanze.

Mi guardò negli occhi, e accennò un sorriso da ebete, come suo solito.
Spostò le mani dai miei fianchi e le posizionò sul collo, a cui si avvicinò lentamente.
Stava per baciarmi.
Sentii il suo fiato sulla pelle.
Era abbastanza imbarazzante.
«Wow.» dissi, spostando il capo.
Thomas ne rimase spiazzato.
«Cioè, vacci piano. E intendo piano. Andiamo troppo di fretta, e a me le storie rapide non piacciono.» non capii nemmeno il perché di quel mio intervento, dato che avevo bisogno più di quel bacio che di ossigeno, ma dentro di me suonava come "la cosa giusta".

Thomas mi guardò e mise le mani dietro la schiena.
«Si, certo. Hai ragione.»
Poi sorrise.
«Scusami.»

quanti di voi prendono a mazzate Thomas insieme a me?

angel // newtmasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora