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-Attento a ciò che fai.

Lascia Melissa. Ora.-

Ci fu un gioco di sguardi tra i due che durarono diversi minuti, finché Alan decise di lasciarmi guardandomi con la promessa negli occhi che non era ancora finito il discorso tra noi due, e si allontanò.

-Ehi, tranquilla. Non ti toccherà, te l'assicuro.-mi disse Brad mentre mi toccava leggermente il braccio per attirare la mia attenzione.

-Grazie Brad.

A mezzogiorno ci fermammo per mangiare un panino e ripartimmo dopo un'ora.

C'erano splendide cittadine che sorgevano vicino al lago e davano un tocco ancora piú artistico al paesaggio.

-Ho saputo di Alan, mi scuso da parte sua.-Manuel

-Tranquillo, va tutto bene.

-Non va tutto bene! Fa vedere il braccio!

Si avvicinò e mi tirò su la manica della maglietta. Avevo un livido bluastro, non era grande ma visibile.

Non ci avevo fatto neanche caso.

-Oddio...io..-si passò le mani sui capelli preso dalla disperazione.

-Non é colpa tua!. Dai é passato..io non portò rancore...-

Lui non mi stava ad ascoltare cosí gli misi la mano sul braccio.

Mi guardò e subito dopo mise la sua mano sopra la mia.

Mi prese il braccio e iniziò a baciarmi il livido.

Io ero immobile.

Fece un passo indietro e mi prese la mano.

-Andiamo dai...-disse.

Il pomeriggio passò veloce e arrivó la sera, il giorno dopo sarebbe stato l'ultimo lí e mi dispiaceva un pó.

Uscii fuori all'aria aperta, avevo un golfino e lo strinsi forte a me.

Vidi una panchina poco distante e mi avviai verso quella direzione.

Prima che potessi sedermi, qualcuno mi tappó  la bocca da dietro e con l'altro braccio mi teneva immobile.

-Non fiatare. Non sai cosa sono capace di fare.-

Non sapevo chi fosse, aveva la voce roca e bassa.

Mi spinse contro un albero, mi giró in modo che potessi vederlo in faccia, ma indossava una mascherina.

Si avvicinava sempre di più a me, avevo ancora la bocca tappata e le mani imprigionate.

Si avvicinò al mio orecchio e sussurró:

-Ti avrò.

Le gambe mi cedettero e lui mi lasció cadere. Scomparve come era arrivato, lasciandomi con l'illusione di essermelo sognato.

Non dissi nulla a Nate quando lo sentii più tardi al telefono e neanche a Manuel.

Ero a casa appena arrivata dal viaggio di ritorno e stavo pensando ad Alan.

In corriera mi aveva sempre guardato con sdegno e con rabbia, se almeno avessi saputo cosa gli avevo fatto forse avrei potuto capire il suo comportamento.

Manuel mi diceva di non farci caso ma io volevo sapere.

Il giorno dopo a scuola lo cercai in ogni angolo della scuola.

-Mi cercavi?-Era appoggiato allo stipite della porta che portava in biblioteca.

-Sí. Cosa ti ho fatto Alan?

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