10. Fratellanza

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ATTENZIONE: PRESENZA DI SCENE ESPLICITE, SE SENSIBILI PASSATE OLTRE. GRAZIE E ARRIVEDERCI.


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Paulo ha notato qualcosa.

Settembre sta per finire ed io inizio ad essere un po' malinconica, come da due anni a questa parte: il compleanno di Daniele si avvicina ed io divento sempre più triste.

Federico anche deve aver percepito qualcosa, ma credo sia combattuto tra il chiedermelo e il non farlo; credo voglia capire cosa mi passa per la testa e da un lato mi fa piacere, dall'altro mi confonde per il rapporto essenzialmente fisico che abbiamo.

Monica mi ha chiamato stamattina chiedendomi se potessi scendere per passare questi giorni con lei e Marcolino, così da non stare sola in preda alla malinconia; hanno fatto lo stesso Carletto e Alessandra, ma purtroppo non posso muovermi: dopodomani ho un'amichevole importante e non posso mancare anche perché Gianni pensa di farmi partire titolare.

Abbiamo appena finito la seduta di pesi settimanale e sto tornando alla macchina: voglio solo andare a casa a strimpellare un po' la chitarra che mi aveva regalato per il mio diciottesimo compleanno. Ormai passiamo veramente poco tempo qua al centro: due o tre giorni, dipende dal piano del coach; la palestra dove ci alleniamo, però, è poco distante, perciò a volte molliamo le macchine qua anche perché se abbiamo due sedute mangiamo con i ragazzi.

<<Ila! Ti va un giro con noi, stasera?>> mi propone Mattia, quando passo davanti a loro.

Scuoto la testa <<No, ragazzi, ma grazie dell'invito>> sorrido debolmente e vado verso la macchina.

Sento qualcuno scusarsi e venirmi dietro <<Vuoi che venga con te?>> mi chiede preoccupato.

Mi mordo il labbro ma rifiuto, voglio star sola <<Meglio di no>> gli rispondo e salgo in macchina.

Dallo specchietto retrovisore vedo che Paulo gli si avvicina e gli dice qualcosa, io intanto ingrano la marcia e torno a casa; ho rifiutato anche le prove con i ragazzi per sabato, ma non ci sarei stata con la testa.

Un'oretta dopo il campanello suona ed io so già chi sia <<Sali Paulo, non voglio vedere nessuno>> dico a voce alta così che mi senta.

<<Voglio solo sapere come stai>> ribatte.

Ed io sono così scema da crederci?!

<<Bene, ora puoi salire>> rispondo secca.

Quale parte della frase "voglio star sola" non ha capito?! Mi fa piacere che si stia preoccupando per me, ma non ho bisogno di nessuno adesso e colui di cui avrei bisogno non può venire.

Lo sento sbuffare e salire le scale, meglio per me.

O così credevo, perché la serratura della porta scatta e il numero dieci fa la sua comparsa in salotto con uno sguardo preoccupato e un sorriso soddisfatto malcelato.

<<Hai sul serio chiesto le mie chiavi al portiere?!>> gli chiedo sconvolta.

Lui annuisce <<Sembra adorarti e ha bevuto la storia delle chiavi dimenticate dentro>> spiega alzando le spalle, poi si siede vicino a me e sposta una ciocca di capelli dal mio viso <<Perché rifiuti qualsiasi tipo di compagnia?>> indaga preoccupato.

Sospiro e scuoto la testa <<Ila, voglio solo capire e cercare di aiutarti, hai anche evitato Federico poco fa e non è normale per voi due>> continua concitato.

Mi metto seduta a gambe incrociate e lo guardo: è sinceramente preoccupato per me, si vede, ed io ho bisogno di qualcuno che capisca e che non mi compatisca.

She said if you dare come a little closer// Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora