Extra Chapter
La giornata non è cominciata nel migliore dei modi: non ho sentito la sveglia, perciò ho dovuto fare tutto di corsa, ho dovuto chiedere un passaggio di fortuna a Mario perché non mi partiva la macchina e non sento Ilaria dalla sera prima. Ho provato a chiamarla mentre andavamo alla Continassa, ma non mi ha risposto: forse è ancora addormentata, visto che il martedì non ha lezione e alla riabilitazione va nel tardo pomeriggio. In più, in tutto questo, ho un brutto presentimento.
L’allenamento prosegue regolare, l’umore è alto dopo la rimonta con l’Atletico; Ilaria, quando siamo tornati negli spogliatoi, quasi si metteva a piangere dalla felicità. Mi ha abbracciato con tanto amore che la lacrima stava scappando anche a me; era la prima volta dall’infortunio che la vedevo così felice, così allegra. Quando andiamo alle docce, a fine seduta, la prima cosa che faccio è controllare il telefono caso mai avesse chiamato; infatti, trovo un suo messaggio “Posso venire a pranzo da voi? Mi accompagna Davide, non prendo né macchina né mezzi, I promise” mi scrive.
Sorrido, perché so quanto le pesi fare certe cose e che sta raggiungendo dei compromessi con sé stessa per non farmi preoccupare “Certo piccola, noi rimaniamo qua intanto” le rispondo e poi mi infilo in doccia.
<<Ila! Sei venuta a trovarci!>> l’esclamazione di João mi fa velocizzare i movimenti.
Sento la sua debole risata <<Mi annoiavo a casa, non ho la testa per studiare oggi>> risponde tranquilla.
Li raggiungo e la abbraccio da dietro <<Ciao piccola>> sussurro sul suo collo.
Il numero venti fa un verso schifato <<Sei dolce da far schifo, Berna>> mi riprende scherzosamente.
Gli facciamo un dito medio in contemporanea, scoppiando a ridere subito dopo; si gira un poco e mi bacia a stampo <<Ciao Fede>> sorride piano.
Sto per baciarla ancora, che vengo spostato malamente e la mia ragazza viene travolta dall’abbraccio di Paulo <<Sono impazzito stamattina quando non mi hai aperto>> mormora, poi le prende il viso tra le mani <<Stai bene, vero?>> le chiede preoccupato.
Ilaria sospira <<Non ho sentito il campanello, mi sono addormentata tardi stanotte e ho dormito sino alle dieci. Mi ha svegliato Jack, aveva voglia di uscire>> gli spiega.
Ecco, risolto il mistero della chiamata non risposta. Il brutto presentimento, però, rimane.
<<Potevi usare le chiavi>> gli fa notare, subito dopo.
Il mio compagno ridacchia imbarazzato <<Le avevo dimenticate, ero passato a salutarti prima di venire qua, di solito sei sveglia>> si giustifica, mettendo un broncio che la mia ragazza –o forse tutte le ragazze- definirebbe adorabile.
Lei ride e scuote la testa, baciandogli dolcemente la guancia <<Sei il solito>> lo riprende bonariamente <<Tienile sempre in tasca, almeno non impazzisci di preoccupazione se non dovessi aprirti>> gli consiglia sorridendo.
Lui annuisce convinto <<Lo farò>> assicura e poi l’abbraccia di nuovo <<Vi tengo i posti vicino a me e João>> ci avverte andando verso la sala pranzo.
Ridacchio e torno da lei, attirandola a me per i fianchi <<Tutto a posto, amore?>> le chiedo, vedendola strana.
Mi guarda un attimo confusa e poi annuisce <<Sono solo un po’ stanca, sono stati giorni pieni>> mi risponde, poi si allunga per baciarmi e, per quanto non mi convinca, lo ricambio.
Andrea si accerta che stia bene, appena entriamo nella sala, chiedendole come vada la riabilitazione e come procedano gli studi; non ha smesso un attimo di studiare, forse solo nella settimana in cui è stata operata non ha toccato libro, poi però ha ripreso alla grande, sostenendo che non sarebbe stato un crociato rotto a impedirle di laurearsi in tempo.
Quel presentimento rimane anche durante il pranzo, alimentato dal comportamento strano di Ilaria che segue distrattamente –troppo per i suoi standard- le conversazioni: le ho dovuto fare gomito per far sì che rispondesse a una domanda di Cristiano riguardo delle ripetizioni di italiano per lui e per un aiuto per il figlio. Anche Mario l’ha notato, infatti mi fa occhio ma posso solo alzare le spalle, non sapendo cos’abbia oggi; non è la prima volta che il suo umore non è dei migliori, ma le altre volte ci ignorava e se chiedevamo ci rispondeva nervosa.
Approfitto della domanda che Paulo rivolge a João, per avvicinarmi all’orecchio della mia pallavolista <<Vieni da me, stasera? Mi sei mancata in questi giorni>> le chiedo in un sussurro.
Si gira a guardarmi e mi bacia a stampo <<Va bene, posso portare Jack?>> sa che non ci sono problemi, ma chiede sempre.
Sorrido <<Lo sai che puoi portarlo quando vuoi, c’è spazio>> le ricordo bonario, accarezzandole la guancia con la punta delle dita <<Possiamo prendere qualcosa in quel ristorante marocchino>> propongo.
Annuisce contenta <<Passiamo dopo che finisco la seduta, così non usciamo due volte>> dice accoccolandosi al mio petto, una delle pochissime effusioni che ci concediamo in pubblico.
La sera, di ritorno dalla sua seduta di riabilitazione, passiamo prima a prendere Jack a casa sua e altre cose che le servivano, poi ci fermiamo al ristorante marocchino per la cena e infine andiamo a casa. Mentre si fa una doccia, sistemo Jack in giardino assieme a Wendy e Spike: saremo anche fidanzati, ma Ilaria ancora va poco d’accordo con i miei cuccioli ed essendo oggi il suo umore strano, preferisco che non si innervosisca di più con loro in giro.
Ci mettiamo comodi sul divano a gustarci la cena e a seguire distrattamente una vecchia puntata di NCIS, che lei adora e capisco anche perché, anche se oggi non la segue più di tanto e non anticipa le battute, cosa molto strana.
Quella sensazione non accenna a diminuire, così dopo cena, vedendo che comunque non spiccica mezza parola se non interpellata, deciso di intervenire <<Amore, che hai oggi?>> le chiedo cauto.
Mi guarda e si stringe nelle spalle <<Te l’ho detto, sono solo un po’ stanca oggi>> mi risponde, ma mente perché abbassa lo sguardo, ormai la conosco.
<<Ilaria…>> la richiamo.
Sbuffa <<Oh, Federì, basta. Ho detto che sono stanca, fine della discussione>> sbotta e si alza <<Me ne vado a letto>> aggiunge andando verso la camera.
Mi alzo e la blocco <<No>> dico deciso <<Prima mi dici che ti passa per la testa, poi potrai andare a letto>> continuo duro.
Assottiglia lo sguardo <<Spostati>> sibila.
Di tutta risposta incrocio le braccia al petto e mi pianto lì davanti a lei, che non si scoraggia e prova a sorpassarmi da sé <<O parli o stiamo qua tutta la notte, Ilaria>> la avverto.
Sospira e, stupendomi, mi da un colpo al petto beccando le braccia <<Ma vi costa tanto lasciarmi in pace, Cristo santo?! È un periodo di merda e voi non fate che starmi addosso! “Stai bene Ila” “Tutto a posto Ila” “Come va Ila” come credete che stia, eh?! Sono andata in palestra ieri sera, perché sabato hanno una partita importante e Gianni ha preferito fare allenamento anche nel giorno libero. Mi è quasi venuto un attacco di panico da quanto stavo male vedendo loro allenarsi! Ho bisogno dei miei tempi per riprendermi mentalmente, perché fisicamente sto andando alla grande, ma voi sembrate non capirlo. Stamattina ero sveglia, se proprio vuoi saperlo, ho sentito la tua chiamata e Paulo alla porta, ma avevo bisogno di un po’ di tempo per me! Poi però mi sono sentita in colpa, perché so che voi lo fate per me perché non mi avete ancora visto reagire a questo cazzo di infortunio, lo so!>> si blocca, gli occhi lucidi e il respiro affannoso, come avesse corso per novanta minuti.
Sciolgo le braccia <<Potevi parlarmene o con Paulo, con Mario, con chiunque. Perché devi sempre fare la testarda e affrontare tutto da sola?!>> ora inizio a innervosirmi <<Perché non vuoi capire che siamo qui per aiutarti, eh?! Perché?! Sono il tuo ragazzo, cazzo, e dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per arrivare qua tu continui a tenerti tutto dentro. L’hai fatto con la storia di tuo fratello, lo stavi facendo con la paura di aver sbagliato a trasferirti e l’hai fatto con la paura che avevi di esserti innamorata di me>> elenco contando sulle dita, i toni che si alzano <<Perché devi escludermi, perché?!>> continuo esasperato.
<<Perché l’ho sempre fatto>> risponde secca, fredda quasi.
Mi passo una mano tra i capelli sospirando <<Ma ora non sei sola, lo vuoi capire?!>> sbotto, non riuscendo più a controllarmi <<Io ti amo, ok?! Ti amo e vorrei solo che lo capissi, che non ti sto vicino perché devo ricambiare quello che hai fatto tu a febbraio scorso o pochi mesi fa, ma perché voglio, perché sei la mia ragazza e certe cose le si affrontano assieme, perché ci siamo fatti delle promesse!>> continuo ormai urlando.
Lei mi guarda, in silenzio, con gli occhi lucidi; sospira e poi sgancia la bomba <<Domenica mattina parto>> e giurerei di avermelo sognato da quanto l’ha detto piano.
Alzo un sopracciglio <<Scusa?!>> chiedo non avendo ben capito.
<<Domenica mattina parto>> ripete chiaramente.
Alzo una mano, come a fermarla <<Mi avevi detto>> stringo le labbra, cercando di trattenermi <<Mi avevi promesso>> mi correggo <<Che saresti venuta a Genova e poi a Firenze con me, per la nazionale>> le ricordo.
Annuisce <<Lo so>> dice soltanto.
Addio autocontrollo <<Lo sai?! Lo sai?!>> chiedo retorico <<Ma si può sapere che ti prende?! Pensavo di contare qualcosa per te, di essere almeno importante la metà di quanto tu lo sia per me!>> le urlo contro, piegandomi per arrivare alla sua altezza.
Si alza di colpo e non mi sfugge la smorfia di dolore che le ha provocato quel gesto <<Lo sei, dannazione! Ti amo più della mia stessa vita, ma ho bisogno di ritrovarmi Federì, questa situazione mi sta logorando! Pensavo che lo capissi, evidentemente mi sbagliavo!>> urla anche lei, poi la vedo andare a prendere Jack.
La seguo <<Dove vai? È notte fonda>> le chiedo preoccupato.
<<A casa, è meglio per tutti e due>> risponde secca, senza nemmeno guardarmi.
Sospiro <<Ti accompagno>> mormoro andando a mettermi un paio di pantaloni della tuta.
<<No>> mi blocca e il suo tono freddo mi spaventa <<Chiamo un taxi, hai allenamento domani, vai a letto>> e nonostante tutto si preoccupa per me.
Mi avvicino <<Non sono venti minuti che mi cambiano la nottata>> le faccio notare.
Sospira <<Dannazione, una volta tanto vuoi darmi ascolto?!>> sbotta girandosi <<Vai a letto, io prendo un taxi>> ripete ed esce sbattendo la porta.
Do un calcio al puff che ho messo di fronte al divano e caccio un urlo nervoso: che situazione di merda.
------
L’aria calda di Los Angeles mi costringe a levarmi la felpa che indosso e che ho preso quasi inconsciamente, essendo di Federico; tolgo la modalità aereo dal telefono e subito si riempie di notifiche, alcuni suoi messaggi da stamattina, le sue chiamate e quelle di Paulo, il risultato della partita con il Genoa, e delle reazioni alle mie storie di poco fa. Sospiro e sblocco lo schermo, chiamando mio padre per sapere dove mi aspetta.
<<Sono proprio dietro di te>> mi risponde subito e io mi giro, affondando immediatamente nel suo abbraccio.
Sento che ricambia la stretta e mi lascia un bacio sui capelli <<Mi sei mancato, papà>> mormoro e potrei scoppiare a piangere da un momento all’altro.
<<Anche tu, honey>> sospira <<Forza, sarai distrutta dal viaggio>> sorride e prende la mia valigia.
Per gran parte del viaggio in macchina mi godo il calore del sole, il vento tra i capelli e la musica che risuona dagli auto-parlanti; dopo un po’ sento il volume abbassarsi <<Come va con Federico, honey?>> mi chiede sinceramente interessato.
Mi tiro su di colpo <<Come mai lo chiedi?>> cerco di sviare il discorso.
Si stringe nelle spalle <<E’ il tuo ragazzo e state molto bene insieme, ho visto che ti è stato sempre vicino dall’infortunio e non è una cosa che fanno in molti>> risponde semplicemente.
Sospiro <<Abbiamo discusso, martedì>> rivelo alla fine <<Non lo sento da quella notte>> aggiungo in un sussurro.
Intanto siamo arrivati a casa; spegne la macchina e si gira a guardarmi <<Oh God, honey!>> mormora e mi avvicina al suo petto, per quanto lo permetta il freno a mano e il cambio <<E come mai?>> si informa.
Tiro su col naso <<Ho un carattere del cazzo, papà, lo sai meglio di me>> rispondo soltanto.
Mi bacia la tempia, significa che per ora se lo farà bastare <<Vieni, avrai voglia di una doccia>> mi sorride, allungandomi la mano dalla portiera che mi ha aperto.
La stringo e lo seguo dentro casa; è strano come io consideri tale sia questa villetta sulle Hills, sia Torino, che sia il mio appartamento o la villa di Fede. Probabilmente perché è vero il detto che dice che casa è dove sta il cuore e il mio sta sia qua con mio padre, sia nel capoluogo piemontese con Federico e i ragazzi.
Dopo una doccia rinfrescante e una cena all’ingrasso con papà, mi ritiro nella mia camera lasciandolo sul divano a guardarsi un film; riprendo il telefono, abbandonato sul comodino da quando sono arrivata e mi impegno a spulciare le notifiche. Salto i messaggi di Federico, rispondo a quelli di Paulo tranquillizzandolo ed elimino le chiamate perse di entrambi; passo poi a quelle di Instagram, quasi tutte reazioni alla mia storia che inquadra il Lax dall’aereo. Visualizzo quelle delle fan di Berna, evitando di rispondere al “Cosa è successo con Fede” che mi sta innervosendo sempre di più, rispondo a quella di Claudio e di Oriana e sorrido leggendo quella di Shannon, che mi chiede se ci possiamo vedere uno di questi giorni che sto qua.
Non è la prima volta che lo fa, dalla prima volta che ci siamo incontrati ha spesso messo un like alle mie foto o una reazione alle mie storie; è capitato, un paio di volte, che lui e il fratello si infilassero in una video con mio padre, sorprendendomi e facendomi ridere di cuore.
Infine, mando un messaggio all’unica persone che sa tutto quello che è successo: Mario si è presentato alla mia porta il mercoledì pomeriggio, deciso a sapere cosa mi passasse per la testa. Mi ha detto che Federico aveva un diavolo per capello e che, da quanto era incazzato, ha quasi rotto una mano a Tek durante un esercizio. Non avendo altre possibilità, ho preparato un caffè e gli ho spiegato tutto, ricevendo una bella ramanzina e la promessa che nessuno verrà a sapere niente; gli ho anche promesso che avrei parlato con Paulo, visto che era preoccupato per me dal momento che non gli rispondevo alle chiamate.
Non riuscendo a dormire, decido di prepararmi uno degli infusi che colleziona papà; mentre aspetto che l’acqua bolla, controllo che il croato mi abbia risposto e vedendo la sua notifica gli scrivo che entro dieci minuti saremo in video. Vedo papà addormentato sul divano, così poggio la tazza sul tavolinetto e mi avvicino a lui <<Dad, ehi>> sussurro.
Lui apre gli occhi confuso <<Go to bed, dad, you’re tired*>> gli consiglio accarezzandogli i capelli brizzolati.
Si mette a sedere <<Is everything ok, honey?*>> si assicura.
Annuisco <<I talk with Mario a little, then I sleep, I promise*>> gli dico sincera.
Mi lascia un bacio sulla guancia <<Goodnight, honey>> sussurra e sparisce nella sua stanza.
Spengo la televisione, recupero la mia tazza e poi vado nella mia; prendo il computer, avviando la video con Mario, che risponde subito <<Andato bene il viaggio?>> chiede preoccupato.
<<Sì, lungo come sempre>> rispondo tranquilla <<Ho visto il risultato della partita, mi spiace>> aggiungo poi.
Sbuffa <<Una partita proprio del cazzo, guarda>> sbotta nervoso <<Ma il mister ha ragione, abbiamo scelto la partita giusta per fare i cretini. C’è la pausa, possiamo riprenderci con calma>> concorda con ciò che ha detto Max in zona mista.
<<Cosa farai in questi giorni?>> gli chiedo curiosa, prendendo un sorso dell'infuso.
Il suo sguardo si illumina <<Vado in Croazia, hanno organizzato una cerimonia molto carina in mio onore e starò qualche giorno con la mia famiglia>> e dallo sguardo innamorato che ha so che non si riferisce solo ai suoi genitori <<Tu, che farai?>> si informa.
Sospiro <<Passerò del tempo con papà, parlerò con lui, andrò in spiaggia e medito di andare a trovare degli amici in questi giorni>> elenco stringendomi nelle spalle <<Sicuramente prenderò un po' di sole in piscina, ci sono tipo venticinque gradi qua, sì sta benissimo>> aggiungo felice come una bimba.
Lui ride <<Non aspettavi altro, vero?>> chiede retorico <<Senti, potremo fare un’altra vacanza assieme quest’anno, che dici? Mi sono divertito con Marcolino in estate>> propone.
Sorrido <<Non ti prometto niente, anche perché non so se le cose si sistemeranno con Fede e se abbia progetti per quel poco di vacanza che gli rimane dopo le partite con la nazionale>> gli dico <<Però prometto di pensarci e, se dovessimo risolvere, di proporgli l’idea>> aggiungo facendo la croce sul cuore.
Mi guarda severo <<Ila, risolverete, è solo una discussione dettata più dallo stress di entrambi che altro. Lui è preoccupato per te, tu reagisci in difesa perché hai sempre fatto così è normale che vi scontriate. In questi giorni pensa anche a questo, vi amate veramente tanto e venirvi in contro per cose di questo genere fa parte del pacchetto. Trova un compromesso con te stessa e lui lo troverà per venire in contro a te, ma dovete parlarne>> mi spiega come fossi una bambina.
Annuisco <<Non merito tutta questa comprensione, Mario>> mormoro giocando con il bordo della tazza ormai vuota.
<<Ila, avere un carattere particolare non è un motivo per essere attaccati. Ti sei accorta da sola di aver esagerato, che forse dovevi mediare un po' o parlarne con qualcuno, perché dovrei darti la colpa a prescindere? Avete entrambi le vostre colpe, forse tu un po' di più, ma non è niente che non si possa rimediare>> continua tranquillo <<Rilassati qualche giorno, passa del tempo con tuo padre che sono sicuro che sia anche la sua lontananza che ti ha buttato giù e poi prova a chiamarlo, gli farà piacere sapere che hai pensato a fare il primo passo orgogliosa come sei>> sorride, ma gli occhi non sono rivolti a me, ma a qualcuno dietro lo schermo.
Sorrido anch’io, felice di vedermi così realizzato <<Sei una persona straordinaria, Mario, è fortunata ad averti>> glielo ripeto forse per l’ennesima volta.
<<Sono io il fortunato qua, circondato da donne meravigliose>> gli occhi luminosi che guardano oltre il computer <<Dormi Ila, domani avrai le idee più chiare>> mi consiglia.
Gli mando un bacio <<Mi spiace averti disturbato>> ammetto sincera.
Scuote la testa <<Sei la mia bimba, Ila, sarò sempre qua per aiutarti>> mi fa l'occhiolino e chiude la video.
Metto il computer sul comodino e sospiro, decidendo di andare in camera da papà; al rumore degli occhiali poggiati sulla superficie in legno, si sveglia di colpo <<Ilaria, tutto a posto?>> mi chiede spaventato.
Mi metto vicino a lui, baciandogli la guancia <<Volevo solo dormire con te, non svegliarti>> gli rispondo con voce rotta.
Mi stringe per le spalle e mi bacia la tempia <<Tutto quello che vuoi, amore mio>> sussurra e mi fa mette comoda, per poi abbracciarmi forte al suo petto.
Qualche giorno dopo, verso metà mattina, sto suonando alla porta di casa Leto o, per meglio dire, del loro laboratorio; papà mi ha detto che sarebbe stato quasi tutto il giorno con loro, per delle questioni che dovevano risolvere e ho pensato di raggiungerlo.
Ad aprirmi è il maggiore dei fratelli, che subito mi abbraccia forte <<Finally!*>> esclama felice <<Come here, your dad is with Jay, they're will finish in a moment*>> mi avverte facendomi passare.
Mi siedo sul divano dove mi ha medicato questa primavera <<Shan, can I have some water? I took a walk to come here*>> gli chiedo gentile.
Annuisce <<Sure!*>> pochi secondi dopo torna con un bicchiere d’acqua fresca.
Lo poggio sul tavolino davanti a noi <<Uhm, don't say it to my dad>> gli dico in un sussurro.
<<Cosa non dovrebbe dirmi, signorina?>> la voce profonda di mio padre blocca la domanda del batterista.
Sorrido innocente <<Niente>> rispondo dissimulando.
Si mette le mani sui fianchi <<Come sei arrivata qua?>> continua e ha lo sguardo che riservava a me e Daniele quando apparivano i dolcetti al cioccolato che faceva quando eravamo piccoli.
Shannon ridacchia e si becca una mia occhiata <<A piedi>> cedo allo sguardo di papà.
<<Ilaria! Lo sai che non puoi ancora camminare così tanto!>> mi riprende.
I fratelli Leto ci guardano confusi, non sapendo cosa stia succedendo <<Ho fatto delle pause, non ho fatto una tirata>> mi difendo alzandomi, ma non riesco a smascherare una smorfia di dolore.
<<What's up with your knee?*>> mi chiede Jared.
Sospiro e mi risiedo <<I broke it, in February*>> rispondo.
Shannon da un colpo a papà <<Why didn't you tell us anything about her injury?!*>> gli chiede severo, facendomi ridacchiare.
<<Shan, calm down*>> lo rassicuro <<It's ok, I'm good*>> gli sorrido tranquilla.
Si risiede vicino a me e mi abbraccia <<How about a lunch together?*>> propone poi.
Guardo papà che annuisce, così passiamo un bel pranzo assieme parlando del mio infortunio e della mia relazione con Federico, tralasciando il fatto che siamo in piena discussione.
Il sabato pomeriggio, più ora di pranzo, ma sono dettagli, li invitiamo da noi per vedere la partita dell’Italia con la Finlandia viste le otto ore di fuso che ci sono; stamattina, leggendo le notizie, ho scoperto che lo spogliatoio ha dato la dieci a Fede e non ho potuto fare a meno di sorridere felice.
Dopo qualche ripensamento, ho deciso di mandargli un messaggio; certo, non è molto, ma almeno è un inizio “Sono fiera di te, lo sarò sempre. Mi dispiace, ti amo" semplice e senza fronzoli. Purtroppo non mi ha risposto, ma dovevo immaginarmelo; sono stata veramente una stronza a dirgli quelle cose, rimedierò quando tornerò a Torino.
<<I will miss you, Ila, really*>> le parole di Shannon mi fanno commuovere.
Anche Jared mi abbraccia, stupendomi <<He's right, we love you*>> mi sorride <<And we love your cooking, that's for sure!>> aggiunge strappandomi una risata.
<<I will miss you too*>> ammetto con gli occhi lucidi <<Thanks dir everything, guys, for the guitar lessons and for the chat*>> dico sincera.
Il batterista mi abbraccia di nuovo, sa che la cosa della chiacchierata è rivolta a lui: è di poche parole, un po' come Mario, ma è un gran ascoltatore <<I want to see one of your perfomances, we can think about a vacation in Italy*>> mi fa l'occhiolino l’attore.
Ridacchio <<I take it like a promise*>> scherzo e poi sento chiamare il mio volo <<I have to go*>> un ultimo abbraccio e poi mi avvio mano nella mano con papà, sin dove può arrivare.
Salutarlo è stata dura, ma mi ha promesso che entro aprile verrà a trovarmi e passare le vacanze di Pasqua con me e Monica, perché non vede l'ora di poter giocare con il suo nipotino.
Quando esco da Caselle, più di otto ore dopo, non mi immaginavo di ritrovarmi Federico appoggiato alla macchina che mi aspetta; si avvicina, guardandomi con quei suoi pozzi verdi <<Dobbiamo parlare, questo sicuramente, ma ti amo anch'io testone che non sei altra>> dice serio, ma non riesce a non sorridere alla fine.
Lo abbraccio <<Mi dispiace>> mormoro sul suo collo.
Stringe la presa attorno alla mia vita <<Lo so, ora però andiamo a casa, abbiamo tanto di cui parlare>> mi bacia a stampo e poi mi prende per mano, ritornando alla macchina.
Sospiro, intrecciando la mano con la sua sul cambio, sentendomi a casa.------------------
Allora, vi spiego. Ieri mi annoiavo, ho guardato non so quante foto di Shannon e Jared, ho riguardato Artifact (documentario sulla loro causa con la EMI) e sono in fissa con Remedy, che canta il nostro batterista. Questo è il risultato della noia e di una notte più o meno in bianco dove mi si sono palesati non so quanti scenari.
E poi, mi mancavano😭
Ditemi che ne pensate in un commentino carino carino e non disperate, Mida e Paulo torneranno nel weekend🤭Besitos💛
Traduzioni random:
-Vai a letto, papà, sei stanco
-È tutto ok, tesoro?
-Faccio una chiacchierata con Mario e poi vado a dormire, promesso
-Finalmente! Tuo padre è con Jay, finiranno in un momento
-Shan, posso avere dell'acqua? Ho fatto una camminata per arrivare
-Uhm, non dirlo a papà
-Che è successo al tuo ginocchio?
-L'ho rotto, a febbraio
-Perché non ci hai detto niente riguardo il suo infortunio?
-Shan, calmati, sto bene
-Che ne dite di un pranzo assieme?
-Ci mancherai, Ila, davvero
-Ha ragione, ti vogliamo bene. E adoriamo la tua cucina, questo sicuramente
- Mi mancherete anche voi. Grazie di tutto, per le lezioni di chitarra, per la chiacchierata.
-Voglio vedere una delle tue performance, possiamo pensare a una vacanza in Italia
-La prendo come una promessa. Devo andareScusate, non ho resistito🤭
STAI LEGGENDO
She said if you dare come a little closer// Federico Bernardeschi
Random[...] "Ma te sei..." [...] "Sì, sono io. Vuoi un autografo?" "...uno stronzo" finisco io e lo guardo di nuovo male. Autografo? Non so nemmeno chi sia. ---- "Se tipo lo rifacessimo?" [...] "Dormi Berna" ---- Ilaria McGee è una studentessa di Lettere...